Le parole associate nell’indagare l’origine di un somatismo [A120-soma11]

2) Allora, il mio mal di pancia è passato dalla parte media alla parte alta, poi è andato alla parte bassa. Poi mi è venuto in mente che poteva essere legato al fatto che in realtà mi sentivo minacciata; a quel punto mi è venuto il mal di testa.

Quindi il tuo Io si sente minacciato e ha paura.

2) Sì.

Mi sembra molto evidente.

2) Ma gli sto dicendo che stiamo lavorando insieme.

Allora cercheremo di tranquillizzarlo, dicendo che non faremo niente di molto importante, molto forte, molto profondo. Così si calma un pochino. Tu ti calmi di conseguenza e le reazioni probabilmente sa­ranno meno forti. Allora io direi per prima cosa…

2) Non possiamo fare una cosa un pochino più sostanziosa?

No. Perché, vista la tua reazione così forte, potrebbe essere desta­bilizzante per te.

2) È passato tutto!

No! Avevamo preannunciato che avremmo detto se, quando e come andare avanti e agire. Certamente a noi interessa che voi seguiate, se vo­lete, questa strada e cerchiate di capire voi stessi, però non vogliamo ne­anche che un domani possiate dire “per colpa vostra, noi…”. Perché, senza dubbio, noi desideriamo per voi il vostro bene maggiore, quindi, non vogliamo turbarvi quando non siete in grado di risolvere il vostro turbamento e finire col procurarvi degli squilibri che possano rendere la vostra vita magari più difficoltosa di come è.

Quindi rilassati, sta calma e passiamo alle parole associate, che è una tecnica veramente semplice, piccola, ma nel suo insieme geniale. Infatti, da una tecnica così piccola si può arrivare a costruire vera­mente il mondo, volendo. Ora, come diceva il mio amico Ombra, non è questa la sede adatta per cercare di andare in profondità con l’uso di questa tecnica, ma può aiutare a mettere in luce alcuni tasselli della vostra interiorità. Limitiamoci a operare semplicemente, in modo da rendere tran­quillo, sicuro l’Io che non verrà né spazzato via, né destabilizzato nel cor­so di questo incontro.

La tecnica delle parole associate

Ti spiego un attimo (a te e anche a tutti gli altri) come applicare questa tecnica. Io adesso ti dirò tre parole. Non c’è bisogno, per i nostri scopi di scriverne venti, trenta o più, anche se per una pratica più complessa ne servirebbero di più, ma per il nostro fine ne bastano tre.

Io ti dirò queste parole una alla volta e tu dovrai rispondere il più velocemente possibile con quello che ti passa nella testa, immediata­mente, in quel momento. Sia questa un’altra parola, una frase, un’imma­gine o un discorso: qualunque cosa ti passi per la testa.
Allora, prima parola: freccia

2) Gatto.

Seconda parola: bersaglio

2) Io…ops…

Vuoi fermarti un attimo?

2) No, bello, bello…

E invece fermiamoci un attimo. Come vedete la nostra amica ci sta mettendo tutta la sua buona volontà e riesce a rispondere il più velocemente possibile. È riuscita con la prima risposta a fornire una parola razionalmen­te, logicamente, apparentemente senza senso, anche se senza dubbio, andando a scavare – cosa che non abbiamo intenzione di fare – un acco­stamento fra la freccia e il gatto, senza dubbio si può trovare.

Terza parola: prete

2) …nero

Avete notato la lunga pausa prima della risposta? Questo è un elemento indicatore importante in questa tecnica: pri­ma ancora di esaminare, quando si vuol farlo, il nesso fra le parole che vengono proposte come stimolo e la parola di risposta, ha una fonda­mentale importanza, specialmente per il lavoro che stiamo facendo, la presenza di pause. Ovverosia la risposta non immediata. Infatti una ri­sposta con un tempo di latenza al di fuori della norma indica il fatto che l’Io ha opposto una resistenza e attuato una censura.

Quindi significa che in realtà la parola “prete” ha provocato una rea­zione all’interiorità del nostro caso 2. Senza dubbio c’è stata una immediata censura da parte dell’Io e un tentativo poi di mascherare la censura. E il tentativo di mascherare la censura ha portato all’uso della parola “nero” che per l’Io sembra più, co­me si può dire, apparentemente neutra rispetto a quella che sarebbe sta­ta la risposta senza l’effetto della censura.

In effetti l’Io, in realtà, non è molto furbo e non si rende conto che l’impiego del termine nero, può comunque contemplare diversi signifi­cati a cui ricollegarsi e su cui ragionare. Ad esempio il nero può indicare paura. Il nero può indicar la notte, può indicare, quindi, diverse cose che, in realtà, forniscono un aggancio con quello che l’Io ha cercato di mascherare. Queste sono tutte associa­zioni che si possono fare, eventualmente: potete farle anche tra di voi – mi rendo conto che il farlo stimola la vostra curiosità, e questo è un bene – cercando di scoprire i collegamenti tra la risposta “mascherata” e la risposta “censurata”.

Perché ho scelto queste tre parole? Perché sulla scorta dei sogni che il nostro caso 2 aveva raccontato, ho avuto l’impressione che queste tre parole potessero essere riferite ai suoi corpi inferiori.

Il termine freccia riguarda il corpo fisico, in quanto è una cosa tan­gibile, è una cosa acuminata, per cui subito si accosta alla freccia l’idea della puntura.

Il termine bersaglio è accostabile al corpo astrale: uno si sente un bersaglio, o prende come bersaglio un altro, solitamente, quando deve esprimere qualcosa di sgradevole o quando è sottoposto a qualcosa di sgradevole.

Il prete è l’estrema razionalizzazione, in cui viene attribuita a una figura esterna l’autorità di poter essere al di sopra delle parti e che nel contempo in qualche modo governa la nostra capa­cità di razionalizzare attraverso quelli che sono gli influssi degli archetipi di appartenenza.

Ora direi che da questa piccola prova si può ricavare qualche ele­mento per aiutare la nostra amica a capire dov’è che è situato principal­mente il suo sintomo, in quale dei suoi corpi. Ma questo sei tu che devi dirlo.

Ndr: La discussione che segue è piuttosto inconcludente, se il lettore vuole può andare all’ultimo paragrafo che parla dell’interpretazione dei sogni.

2) Dopo una vita di mal di pancia, l’associazione l’avevo fatta, cioè l’avevo pensato che c’era qualcosa perché il cervello mi va in pappa, rimane lì tutto bloccato: ho detto, ci sarà qualcosa… Il blocco nel passaggio fra il mentale e l’astrale.

Quindi c’è in qualche modo una decodifica errata nel passaggio tra il corpo mentale e il corpo astrale.

2) È come se il mentale avesse capito male e l’astrale reagisse.

Giusto. Perfetto.

2) Per certi versi il dover osser­vare la parte fisica e la parte emotiva è più facile perché quello che li osserva è la tua testa. E ragioni con la testa. Il dover osservare, per la testa, la parte mentale è praticamente impossibile.

Non è impossibile. È impossibile se tu la metti in questo modo. Ma se tu osservi invece, contemporaneamente, le tue reazioni fisiche, astrali e mentali, ecco che ti si presenta un quadro più completo a cui puoi ricollegarti.

2) Ma quando ho provato a osservare la parte fisica, astrale e mentale contemporaneamente, mentre avevo mal di stomaco…

Non ci hai capito più niente.

2) Il cervello si spegne. Calma piatta. “Nero” dovessi dire.

Perché pensi che si spenga?

2) È come se non trovasse appigli. Non lo so. Non riesco a trovare…

Le tue frasi sono contrastanti: o si spegne o non trova appigli. Nel primo caso non agisce. Nel secondo non riesce ad agire.

2) Perché è come se ce ne fossero due. Uno che osserva, e quindi quando mi pongo a osservare la parte mentale vedo che è ferma. E quella che osserva dice “beh, cerco un appiglio da qualche parte”. E non lo trovo.

Non lo trovi perché il corpo mentale fa parte dell’Io e l’Io pone delle barriere, giusto?

2) Sì.

Allora gli appigli che vai cercando li devi cercare negli altri elemen­ti che hai a disposizione, ovvero nelle tue reazioni fisiche e nelle tue rea­zioni emotive e magari anche nelle tue reazioni comportamentali, in ultima analisi.

Quindi quello che non riesci a trovare con il tuo ragionamento, os­servando il tuo ragionamento, lo puoi trovare osservando i riflessi del tuo ragionamento sulle tue altre componenti.

So che non è un passaggio facile, questo, da capire e anche da far­vi capire da parte nostra. Ma se c’è qualche cosa che non riuscite a osservare non continuate a batter la testa cercando a tutti i costi di osserva­re quel particolare aspetto. Non è necessario far così. Ci sono mezzi col­laterali da poter usare. E questi mezzi collaterali sono l’osservare gli ef­fetti che quell’aspetto che non riuscite a delineare ha su di voi.

Quindi, dovete imparare, quando vi trovate davanti a un blocco che non riuscite in qualche modo a superare, a oltrepassare, a cercare di osservare gli altri effetti che questo blocco ha su di voi e di risalire da questi effetti al blocco. In realtà è quello che stiamo cercando di insegnarvi proponendovi questa tecnica: risalire dal vostro sintomo alla causa che lo ha generato, fino all’incomprensione stessa.

Questo vale nel ciclo più grande che contempla anche l’akasico. Ma nel ciclo più piccolo che riguarda soltanto uno dei corpi inferiori, un blocco in uno dei corpi ha la possibilità di essere risolto, osservato e compreso in gran parte osservando gli effetti che questo blocco ha sugli altri due corpi.

2) Quindi io traduco questo blocco nell’osservare…

Intanto tu hai già notato autonomamente che anche se ti blocchi per quel che riguarda la tua parte mentale, il tuo corpo astrale reagisce diversamente: infatti ha provato a spostare il sintomo allo stomaco, poi alla testa, poi un po’ a tutto il corpo con tremore e magari anche un po’ di sudore e via dicendo…

2) Con irritazione, perché la rabbia è un’altra cosa. Ho notato insofferenza e irritazione.

Ecco, vedi.

2) E una gran voglia di mandare tutto all’aria.

Immagino. Però renditi conto che chi vuole mandare tutto all’aria non sei tu. Perché, in realtà, tu sai benissimo che non vuoi farlo, altri­menti non saresti qua.

2) Ho capito, però, questo che cosa mi dice? Lo osservo, lo vedo, ma non riesco ad andare un po’ più in là!

Intanto hai precisato che è qualche cosa che riguarda il mentale, cosa che non avevi precisato bene prima, ma eri più proiettata sull’attri­buzione del tuo sintomo alla parte astrale di te stessa.

2) Ti faccio una domanda.

No, rispondi, prima, a quello che ti ho chiesto.

2) È per questo che ti faccio la domanda. Se il mio mal di pancia mi accompagna da quando ero bambina, quello che vor­rei sapere, se puoi, per favore, è se il blocco nel livello mentale è sempre stato fin da sempre lì.

Forse dovresti, intanto, esaminare quanto il blocco mentale faccia parte del tuo carattere. Tu potresti avere una costituzione tale per cui a un certo punto il tuo cervello si surriscalda e questo surriscaldamento porta a uno scompiglio delle sinapsi per cui la tua capacità raziocinante si blocca.

2) Questa è una costante che ho notato in tante diverse occasioni.

E pensi che sia vera?

2) Ogni tanto. Però, non so quanto sia vera o quanto non sia condizionata dall’emotività e dall’ansia da prestazione. Quindi non so dirti se sia causa o se sia effetto.

Il problema: è come ho detto io e quindi si surriscal­dano le sinapsi che a quel punto non lasciano più passare le correnti elettriche che generano nel corpo fisico la manifestazione del tuo pen­siero, o in realtà il blocco fa proprio parte del tuo corpo mentale?

2) Non è possibile che abbia un blocco nel corpo mentale.

Perché?

2) Perché se siamo qui a discutere di questo, perché dovrei avere un blocco?

Perché no? Spiegati.

2) Perché non può fare parte del mio carattere. Se facesse parte del mio carattere in qualche modo non mi creerebbe così problemi. Cioè, c’è qualche cosa sopra, che non capisco. Magari può essere una limitazione dettata dal modo in cui io sono strutturata sul piano mentale. Ma questa limitazione non mi impedisce di confrontarmi su questo aspet­to. Quindi ho le capacità. Se io sono lì ferma vuol dire che ho le capaci­tà, dal punto di vista caratteriale, dal punto di vista della dotazione genetica che mi è stata data, per sciogliere questo nodo.

Certamente le possibilità le avrai senz’altro. Questo senza dubbio.

2) Quindi non è una cosa che posso dire “boh, è così, pace!” Mi sa che non ho capito

Mi sa che ci fermeremo qua e ne parleremo la prossima volta. Nel frattempo pensaci bene, parlane anche con gli altri, se vuoi, non c’è problema, e cerca di ammassare meno dati nella tua testa. Ascoltavo i tu­oi tentativi di interpretazione dei tuoi sogni e devo dire che ci sono spie­gazioni molto più semplici di quelle che sei andata a cercare, non dovete fare l’errore di andare a cercare ipotesi arzigogolate e difficili da dipanare quando ci sono ipotesi più semplici e immediate sulle quali potreste sof­fermarvi con minori difficoltà. Il problema consiste nel fatto che quello che è troppo semplice, a volte, lo scartate senza esaminarlo perché, ma­gari, non appaga il vostro desiderio di essere straordinari, o al centro dell’attenzione, oppure, perché tocca troppo scopertamente qualche nodo che non avete il coraggio di affrontare a viso aperto.

Annali 2008-2017

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