Volere e potere: i miracoli [A176]

[Segue da A174 e A175] Tutto quanto abbiamo detto fin qua potrebbe anche apparire esaustivo ma non è così, in quanto è un’osservazione centrata sull’individuo, senza tenere conto che egli non è chiuso in un suo Cosmo personale a stante e a suo specifico uso e consumo.

Egli è, invece, inserito in un Cosmo dove una molteplicità di altri individui interagiscono di continuo con lui e tra di loro, intessendo una fitta rete di relazioni e di reazioni, necessarie all’individuo per confrontarsi con gli effetti dell’applicazione della sua volontà e, di conseguenza, per comprendere le sfumature di sentire che non aveva ancora compreso grazie all’ausilio fornito dall’esperienza diretta.

Resta, fino a questo punto, in gran parte irrisolta la questione della giustezza o meno della frase che è stato il punto di partenza di tutto il nostro ragionare, cioè “volere è potere”.

Nell’osservazione di tale questione dal punto di vista dell’individuo viene spontaneo pensare che quella frase possa essere corretta: se è vero che l’individuo esercita il suo libero arbitrio e che, di conseguenza, mette in atto la sua volontà, niente gli è impossibile ottenere, se veramente vuole ottenerlo.

Questo, almeno, in teoria e se non vi fossero i famosi paletti di cui abbiamo parlato in precedenza (comprensione e sentire, ndr), intorno ai quali cerca di barcamenarsi la volontà dell’individuo nel portare a buon fine i suoi “desiderata”.

D’altra parte mi sembra sia facile immaginare, per fare un esempio assurdo, che, per quanto uno abbia un forte desiderio e, di conseguenza, una ferrea volontà di diventare un tenore lirico, la sua ferrea volontà resterà sempre e comunque soltanto un pio desiderio se la struttura delle sue corde vocali non gli possono consentire di raggiungere e riprodurre le scale di tonalità vocali che tale tipo di canto comporta.

Il “volere e potere” è, già in prima istanza, dunque, dipendente per la sua attuazione dalle caratteristiche fisiche del corpo posseduto nel corso dell’incarnazione: nessuna forza di volontà può ottenere la sua realizzazione se non si posseggono gli strumenti pratici (i corpi inferiori che l’individuo possiede nel corso dell’incarnazione) per poterlo fare, e a questo punto sarebbe possibile avventurarsi in una discussione sui desideri dell’individuo, su quanti di essi siano veramente esaudibili e su quanti, invece, restino soltanto illusioni di potere dell’Io, al di fuori di ogni concreta possibilità di realizzazione, ma andremmo decisamente troppo fuori tema, quindi mi limiterò ad affermare l’ovvietà, ovvero che la volontà dell’individuo non può realizzarsi se non vi sono, all’interno della sua sfera esperienziale, le condizioni perché ciò possa avvenire. 

In parole più semplici: è inutile che si voglia fare indigestione di bistecche di stegosauro, dal momento che i grandi dinosauri non sono più presenti sull’intero pianeta! Lascio a voi il semplice compito di divertirvi a trovare altri esempi in cui la forza di volontà dell’individuo non è sufficiente per fargli ottenere ciò che vuole. E allora i miracoli?

Qua entriamo in una sfera d’osservazione più complessa. A parte il fatto che i cosiddetti miracoli molto spesso accadono senza che vi sia la volontà da parte dell’individuo di essere miracolato (vedi il caso della persona che precipita del sesto piano di un palazzo e gli accade solo di schiacciarsi un brufolo che aveva su una natica), anche allorché, invece, sono conseguenza di un forte atto di volontà da parte dell’individuo si possono realizzare soltanto se si verificano particolari condizioni, ovvero se l’individuo ha necessità – per i suoi bisogni evolutivi – di vivere o di non vivere una particolare esperienza. Questo perché, ovviamente, altrimenti vi sarebbe una falla evolutiva nella struttura interna del Cosmo che vedrebbe così la sua integrità, coesione e coerenza venire meno e ciò, come potete ben immaginare, non è certamente possibile.

Senza tirarla troppo per le lunghe – perché immagino che ormai le vostre testoline saranno surriscaldate – direi che risulta decisamente evidente che la frase “volere è potere” non possa essere altro che fortemente aleatoria.

Fortunatamente ognuno di voi, comunque, desidera e cerca di esercitare la volontà all’interno della vostra vita, altrimenti le mie parole potrebbero indurvi alla rassegnazione e all’abulia, finendo col ritenere inutile esercitare la vostra volontà, viste le tante “costrizioni” a cui essa è sottoposta.

Esercitare la propria volontà è comunque sempre utile per l’individuo, sia che essa venga appagata o meno, quanto meno perché vi mette di fronte alla vostra realtà e ai vostri limiti. E poi, in fondo, perché “non volere”? Per la delusione che la volontà frustrata può portare con sé? Certo, come abbiamo visto i miracoli raramente trovano le condizioni adatte per avvenire, ma come potete essere sicuri che tali condizioni non siano presenti nel vostro percorso evolutivo? In fondo, esercitare la vostra volontà, quale che sia il risultato effettivo raggiunto, fa parte del vostro processo di crescita perché mette a confronto ciò che siete, che desiderate, che sperate, che volete con ciò che è possibile, e questo sarà comunque per voi una preziosa fonte di insegnamento e di comprensione!

Infine, anche se il problema del libero arbitrio è – almeno secondo me –  in gran parte risolto (per lo meno osservandolo dal punto di vista dell’individuo che lo esercita) da quanto ho cercato di spiegarvi in precedenza, considerando l’individuo non come singola entità ma come parte di un sistema di più persone in interazione tra di loro si presenta, inevitabilmente, il pensiero che avevamo cercato di focalizzare con le ultime due domande che vi avevamo posto:

Come fa la volontà del singolo a esprimersi nella Realtà senza entrare in un dannoso conflitto con la volontà degli altri individui che compiono lo stesso viaggio assieme a lui?

Come possono la volontà e il potere venire espressi manifestando il  libero arbitrio di un individuo senza che ne risulti annullato il libero arbitrio altrui?

In fondo le risposte si possono trovare abbastanza facilmente (perdonate il mio inguaribile ottimismo!), ma vedremo, comunque, di occuparcene la prossima volta. Scifo

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Natascia

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