Un genitore aiuta un figlio a manifestare la propria evoluzione

L’essere madre, così come d’altra parte l’essere padre, è un’esperienza importante.
In fondo, se il genitore ci pensa, ha nelle mani la possibilità di aiutare a plasmare quello che è il futuro non soltanto di un individuo, ma quello di tante altre persone che vengono a contatto con questo individuo.
Il genitore possiede una enorme responsabilità, ed è quindi necessario che egli venga aiutato in tutti i modi possibili affinché prenda coscienza delle sue responsabilità e trasmetta quei valori che ritiene giusti, quelle emozioni che ritiene importanti, quei pensieri che ritiene corretti, quelle sensazioni che ritiene fondanti alla creatura che ha il compito e il dovere di far crescere.
Tutto questo lo abbiamo già affrontato tante volte, però vorrei sottolineare alcuni punti importanti che sconfinano nell’insegnamento più ampio ma che, talvolta, vengono dimenticati o trascurati; perché, vedete, molte volte si considerano i figli, i bambini, come dei piccoli animaletti da compagnia. Noi vi diciamo spesso che gli altri vi fanno da specchio e che, facendo esperienza con le altre persone, potete – osservando la persona che vi sta davanti – capire non tanto la persona stessa, quanto una parte di voi.
Ora, siccome nella Realtà vi è sempre un equilibrio in tutti i fattori che andate incontrando nel corso della vita, anche nell’essere genitore non vi è soltanto la responsabilità che il genitore sente – o, almeno, dovrebbe sentire – nei confronti del figlio ma, insieme a questo “peso” – che poi in fondo è anche un aiuto, oltre che un peso – vi è, per equilibrio, quello che riceve dal figlio; perché se le altre persone sono degli “specchi”, pensate che specchio può essere un piccolo bambino per ogni genitore!
Osservando il bambino, il genitore può capire un’infinità di cose di stesso, preoccupandosi meno di quella che può essere la reazione del bambino, togliendosi un po’ di quelle maschere che, nei rapporti con gli adulti, talvolta si mette e permettendosi così di essere più sé stesso.
Ecco così che il figlio – specialmente quando è piccolo, quando non ha molte sovrastrutture ed è ancora una piccola “tabula rasa”, è uno specchio perfetto per riconoscere ciò che di noi stessi mettiamo nel rapporto con questa piccola creatura.
Senza dubbio il nostro comportamento ha delle conseguenze sul figlio, certamente crea degli indirizzi, crea delle basi sulle quali poi il figlio, un po’ alla volta, costruisce il proprio carattere e quindi la propria vita, il proprio modo di essere; delle basi che vanno di pari passo con quelle basi genetiche di cui avete accennato prima.
Tenete però presente che vi è un altro fattore sconosciuto, grandemente sconosciuto, su cui voi in realtà non potete interagire, come genitori, in nessuna piccola parte, ovvero l’evoluzione che il figlio ha alle spalle e che aspetta ancora di manifestarsi; quindi, ricordando questo, bisogna sottolineare che è giusto che il genitore cerchi sempre di dare il meglio al figlio, ma è giusto anche che cerchi di mostrarsi così com’è, in maniera tale che il figlio veda tutti gli aspetti dell’altra persona e incominci a smuovere al suo interno quelle energie che permetteranno poi, col tempo, all’evoluzione che ha alle spalle di trasparire dal suo comportamento e dalle sue azioni.
Un genitore, quindi, non è soltanto colui che dà materia affinché il corpo del figlio cresca; non è soltanto colui che dà una base culturale affinché il figlio impari conoscenze; non è neanche soltanto colui che dà una base affettiva affinché il figlio impari ad esprimere la sua affettività, ma è anche colui che fornisce un substrato ideale per far sì che il figlio possa esprimere la propria evoluzione e, quindi, evolvere ancora.
Forse questo, anche se è il meno compreso di tutti i fattori di cui abbiamo parlato, è uno dei fattori più importanti, perché per chiunque è molto importante riuscire ad esprimere ciò che veramente sente e trovare un ambiente in cui questo è possibile farlo.
Io mi auguro che tutti voi, tutti quelli che hanno figli o, se è per questo, che hanno anche nipoti, o siano vicino a dei bambini – perché il ruolo di genitore non si esaurisce coi propri figli, ma si può anche essere  “genitore” del bambino di un altro, quantomeno idealmente – vorrei che tutte queste persone, a contatto con dei bambini piccoli, si rendessero conto di quanto possono fare per loro, ma anche di quanto questi bambini piccoli possono dare loro in cambio. Moti

Mio padre è il sole, che con i suoi raggi accarezza il mio corpo.
Mia madre è la luna, che illumina anche i miei giorni più bui.
Mio padre è il mare, che circonda tutto il mio mondo.
Mia madre è la terra, che mi offre in continuazione i suoi frutti.
Mio padre è il vento, che porta le nubi e le allontana.
Mia madre è la pioggia, che ristora la mia sete e pulisce la mia anima.
E io, chi sono io?
Io sono mio padre, io sono mia madre, io sono mio figlio.
Io sono un uomo.

Pace a voi.
Anonimo


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Samuele

Ruminiamo

Alessandro B

Grazie!

Roberta I.

Grazie

Sandra Pistocchi

Grazie, davvero tutto molto chiaro.

nadia

È proprio vero che l’orizzonte è infinito!!
Grazie.

natascia belacchi

Grazie.

ADELE

E’ difficile ma possibile imparare a considerare un figlio da bambino come individuo a se stante e non come prolungamento di una madre che lo vorrebbe a sua immagine e somiglianza.Questo processo è possibile solo se la madre impara ad avere un IO forte..

Gianfranco

Non credo di aver capito quello che dici: mi sembra evidente che il vedere un figlio come prolungamento di se stessi è la visione di un Io forte e che affinché si arrivi a considerare un figlio come una persona diversa da sé è necessario avere invece un Io “debole”. E questo credo che sia vero tanto per la madre quanto per il padre.
Io penso che vedere il figlio come una persona a sé stante, con le sue caratteristiche e le sue necessità diverse dalle proprie, sia una fase estremamente necessaria per arrivare a rendere il figlio indipendente e capace di affrontare le esperienze della vita senza la “supervisione” dei genitori.

Adele

Credo che stiamo dicendo la stessa cosa.,forse non mi sono espressa bene,intendevo dire che un figlio non debba essere considerato “proprietà del genitore” ,e quindi è diverso da esso.Ma per vedere un figlio “altro” da se,occorre avere ,come genitore una buona maturità ,per non identificarsi col figlio e creargli dipendenza psicologica. Ciao

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