BIANCO
Se volessimo ragionare in termine di contrapposizione degli opposti potremmo arrivare ad affermare che il bianco è il colore opposto al nero.
Se, infatti, il nero è visto come assenza di luminosità, il bianco è invece definibile come estrema luminosità.
Entrambi, nero e bianco, hanno in sé le vibrazioni di tutti gli altri colori ma mentre il nero scaturisce dalla sovrapposizione delle vibrazioni dei vari colori con bassa o nulla luminosità interna, il bianco sboccia dal sovrapporsi della massima luminosità dei colori che lo compongono, arrivando a fondersi in una luminosità totale che li rende indistinguibili tra di loro alla percezione dell’occhio, formando un colore in cui la tinta di ogni singolo elemento colorimetrico viene sovrastata dall’intensa luminosità di ogni colore presente.
L’attribuzione simbolica del bianco (in forte associazione, date le sue caratteristiche, con il concetto simbolico di luce) è abbastanza facilmente determinabile anche semplicemente osservando l’uso del colore bianco nelle diverse culture e nelle diverse epoche.
Esso è stato associato alla purezza (da qui l’abito bianco della sposa o il vestire di bianco i bambini nel corso delle cerimonie religiose), anche al concetto di divinità o di entità benefiche, specialmente in conseguenza della sua stretta relazione con il concetto di luce (in ambito medianico, ad esempio, è frequentissimo incontrare riferimenti alle presunte entità che si manifestano come “esseri di luce”) o alla verità, sempre in relazione alla sua luminosità (come nella frase comune “la luce della verità”).
Se il nero sembrava a una prima analisi un colore dalle qualità totalmente negative, il bianco, all’opposto, sembra essere associabile soltanto con concetti positivi al punto che risulta poco agevole trovare il bilanciamento con possibili interpretazioni dalla valenza contraria. In realtà tali interpretazioni risultano possibili allorché l’individuo non ha ancora trovato il perfetto equilibrio interiore cosicché la sua “luce” può correre il rischio di divenire intransigenza nei confronti di altre verità per l’incompleta comprensione che “tutto è uno” e che ogni individuo segue il suo personale percorso nell’avvicinarsi alla Verità, fino ad arrivare a sfociare nel fanatismo che può portare all’applicazione esasperata del machiavellico “il fine giustifica i mezzi”, con la conseguente repressione di tutto ciò che è in contrasto con ciò che l’individuo “sente” assolutamente vero. Abn-el-tar
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