NERO
Diversamente da quello che si può pensare comunemente, il nero non è assenza di colore anzi, tutt’altro: questo colore scaturisce dalla percezione dell’occhio dell’osservatore che non riesce a percepire la distinzione tra i colori che lo compongono perché vi è poca riflessione delle vibrazioni dei vari colori, portando la loro percezione oltre la soglia di percettibilità da parte degli organi sensori preposti a recepire le vibrazioni che accompagnano ogni colore, col risultato che le diverse vibrazioni si assommano oscurandosi vicendevolmente a causa della difficoltà di codifica percettiva dei recettori visibili che sono sensibili alle vibrazioni tipiche di ogni colore.
Quanto descritto conduce a due definizioni del nero che sembrano apparentemente in contrapposizione tra di loro ma che, in realtà, risultano essere complementari: il nero come sovrapposizione dei vari colori (provate a sovrapporre materialmente su un foglio di carta i vari colori e il risultato sarà, appunto, un colore nero più o meno intenso) o come mancanza di luce nei vari colori (spegnete ogni fonte di luce in una stanza chiusa e sigillata perché non entri luce dall’esterno e otterrete il nero più profondo).
Simbolicamente il nero ha assunto via via connotazioni diverse, specialmente in relazione alla sua caratteristica principale, ovvero l’assenza di luce.
Ecco così che è stato spesso assunto come simbolo di ciò che spaventa perché indistinguibile e non identificabile con certezza nei suoi elementi e, di conseguenza, associato alle paure più grandi dell’essere umano come, ad esempio il dopo-morte. Da qui in molte culture l’associazione del nero alla manifestazione del lutto per la perdita di una persona cara.
Psicologicamente il nero può essere interpretato come la personificazione della paura nei vari ambiti: dalla paura della morte alla paura per tutto ciò che è ignoto e che sfugge a ogni possibilità di controllo da parte dell’individuo.
In quest’ottica viene spontaneo pensare che il nero sia un colore che porta in sé elementi solamente negativi, ma non è proprio così: sappiamo che la legge dell’ambivalenza permea ogni elemento presente nella realtà e anche per quello che riguarda il nero si possono trovare degli aspetti positivi che ne riequilibrano le possibilità interpretative.
Se da una parte, infatti, il nero è percepibile come il colore della paura e della disperazione derivante dall’impotenza nei confronti della realtà, dall’altra può offrire, invece, la protezione del buio nelle situazioni destabilizzanti e paurose in cui l’individuo cerca e talvolta trova conforto nella sensazione di non essere visibile rispetto a ciò che lo spaventa.
Anche in questo caso ci troviamo davanti a un’interpretazione difficoltosa, risolvibile, ancora una volta, solamente parametrando l’interpretazione del nero con la presenza e l’influenza degli altri colori che influiscono all’interno dell’ambiente interpretativo totale.
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