Questa volta voglio raccontarvi una storia, forse un po’ inconsueta – visti i protagonisti – ma vi sarete certamente accorti che i miei interventi sono sempre un poco sconcertanti, tanto da suscitare reazioni brusche e opposizioni varie, il che – ben lungi dal dispiacermi – mi sollecita invece ad andare avanti, perché significa che, malgrado il tono a volte indisponente che cerco di usare, in realtà ciò che dico – anche se non accettato e condiviso totalmente – per lo meno riesce a ottenere quello che è il mio scopo: aiutarvi a uscire dal vostro fermarvi in schemi di pensiero rigidi e, in quanto tali, più dannosi che utili all’avanzamento dell’individuo.
Un giovane ovulo innocente di nome Paola, se ne andava per la sua strada tranquillo e ignaro di ciò che il suo più prossimo futuro gli avrebbe riservato. Stava attraversando un angusto vicolo quando, un poco più innanzi, fece la sua comparsa una banda di spermatozoi baldanzosi e spregiudicati.
Atterrita dallo spavento, la povera Paola non seppe fare altro che continuare ad avanzare, incerta sul da farsi; nel frattempo, la frotta di teppisti aveva preso a mormorare e ad agitarsi alla sua vista finché, improvvisamente, il più mascalzone di loro – un tal Francesco – si mise a correre verso la giovane Paola, trascinando con il suo esempio gli altri suoi compagni, cosicché l’intero gruppo si precipitò in avanti compatto non senza, però, che ognuno di loro non cercasse di intralciare in qualche modo gli altri, per cercare di essere il primo e l’unico ad arrivarle accanto.
Fu questione di pochi attimi, tanto che Paola non fece neppure a tempo a riordinare le idee, che Francesco – dimostrandosi il più furbo e il più veloce degli assalitori – le piombò addosso e, con determinata violenza, la costrinse a cedere alla sua passione, proclamando nel contempo, il diritto del più forte nei confronti dei suoi degni compari i quali, infatti, ligi alle regole del gruppo, si limitarono a gironzolare intorno, mascherando la delusione patita dietro l’indifferenza.
Questa – un po’ ravvivata a modo mio, per rendere meno noiosa l’esposizione dei fatti – è l’idea che l’uomo in genere ha di ciò che avviene al momento della fecondazione, al momento cruciale di quel “fattaccio”senza il quale non solo non vi sarebbe più nessun motivo di stare a discutere sulla giustizia o l’ingiustizia dell’aborto, ma anche non vi sarebbe nessuno con cui discuterne.
Creature mie, è tutto sbagliato: non stiamo facendo della letteratura legata alla azienda di appartenenza e, quindi, facendo uso degli elementi che più possono fare acquistare il prodotto; stiamo invece parlando di un avvenimento naturale e concreto, che si ripete in tutte le civiltà di ogni tempo e di ogni luogo.
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Sono interessato anch’io a questo tema.