Fratelli, sorelle, fermatevi un attimo soltanto, fermate i vostri passi e i vostri gesti, voltatevi indietro e guardate ciò che siete.
Non è facile, provoca dolore, eppure nella vita è così necessario voltarsi anche solo un attimo indietro per non nascondersi ciò che si è lasciato alle spalle e che non è poi così lontano ma è sempre lì, ad un passo, ed incombe su di voi, e sembra minacciarvi di continuo, sembra alitare su di voi lasciandovi quell’impressione di tormento che non riuscite a decifrare e che, per questo, vi fa ancora più paura.
Non lasciate niente di sepolto dentro di voi, perché tutto ciò che è sepolto nell’intimo prima o poi deve fiorire, deve tornare alla luce; fa parte della logica naturale dell’evoluzione; ogni seme, per quanto poco fertile esso sia, prima o poi germoglierà, prima o poi assaporerà il Sole, prima o poi ha bisogno di venire alla luce e di apparire ai vostri occhi.
Ma perché? Come mai lasciate che sia sempre poi, poi, poi, quando non è il “poi” che vi serve ma è innaffiare “adesso” quel seme, è lasciare “adesso” che si imbeva d’acqua e germogli, lentamente ma con costanza?
Perché vedete, fratelli, rendetevene conto, sorelle: il seme che rimane troppo a lungo dentro di voi finisce con il marcire ed allora, anche se germoglierà, non darà più gli stessi fiori, non darà più gli stessi frutti. Ed un seme sprecato è un’offesa fatta a Dio e a voi stessi, è un delitto contro Dio ma più che altro contro di voi, poiché Dio non può avere giudici, ma voi avete un giudice severo e rigoroso che non perdona nulla: e quel giudice siete voi stessi.
Non fate in modo da dover giudicare voi stessi, da dover essere severi con voi stessi per ciò che siete stati:
risolvete adesso ciò che fate fatica a superare, senza timore;
risolvete adesso i vostri problemi perché, se li lasciate ammassare dentro di voi, allora sì che soffrirete sempre di più;
allora sì che sarà difficile risolverli;
allora sì che si complicheranno;
allora sì che soffrirete maggiormente ed allungherete ancora le vostre strade che, pure, sono così lunghe, fratelli e sorelle…
Fermatevi un attimo, e guardatevi dentro con occhi ben aperti – con occhi che vedono, non con occhi che fissano senza vedere – e amate voi stessi come, certe volte, tentate di amare gli altri. Viola
Come la candela ha bisogno di sciogliere lentamente la cera intorno a sé
per svelare a poco a poco la fiamma che contiene,
cosi l’uomo ha bisogno di svelare a poco a poco la sua vera essenza
togliendo uno per uno i veli di cui si ammanta. Labrys
Grazie.
Un richiamo accalorato a guardarsi dentro, che con la delicatezza di Viola tocca il cuore… Grazie!
Così sia
Presente! il tempo presente, e presente nel senso di eccomi qua! Ci sono, non io, qualcosa c’è. Ed è proprio con voi che posso e voglio risolvere adesso ciò che faccio fatica a superare. Per me, è sostanzialmente l’idea di gruppo, la relazione. Perché sono un’individualista. Ma no, non penso affatto di esser sola o da sola. So però che il mio movimento naturale è quello di fare da sola, di esser “battitrice libera” e riuscire meglio nell’azione verso “l’altro” così piuttosto che in gruppo. Ho ben presente che c’è un altro. Anzi, ho proprio chiaro che “altro” non è. Insieme, Uno. Per questo porto a voi, a noi, tutti i miei errori, del passato e anche futuri, ma con la consapevolezza di sempre: questo è il Sentiero.
Un invito alla sollecitudine, all’essere pronti. L’appello è chiaro. Tergiversare sulle cose, rimandare un onesto sguardo interiore può portare alla cristallizzazione e questa a una sofferenza maggiore di quella che si vuole sfuggire, nascondendosi.
Grazie.
Bene
Condivido ogni parola di questo post.
Il traguardo dei cinquant’anni mi costringe a guardare indietro e dentro di me per vivere con consapevolezza il presente e accogliere le cose che sono. Per accogliere me, innanzitutto, per autorizzarmi ad essere quella che sono, senza paure e reticenze, per accogliere pienamente il dono della vita, per accogliere l’altro così come esso è.
Non sempre riesco a mettere a fuoco quel che c’è dentro di me. Tanti sono stati i condizionamenti, tanta la paura. So che la vita mi darà occasione per far emergere anche il più intimo anelito, ma non è un atto di volontà. Posso predispormi all’apertura, ma solo quando avrò acquisito sufficiente comprensione potrò accogliere quell’aspetto di me che ora non riesco neanche a intravedere. La Vita è un processo di liberazione, dai condizionamenti, dalle paure, dall’illusione del duale. Siamo concepiti per procedere verso un processo di unificazione, non saprei dire a che punto sono, forse questo non è neanche un problema. Sento il bisogno ed il dovere di perseguire il cammino intrapreso, farlo insieme, mi è di grande aiuto.
P.S. Sono felicissima di sentirti Sanzia. Spero di poterci incontrare presto.
<3
Lento lavoro di lima , di rinuncia al superfluo e di attenzione al centro per meglio aprirsi agli altri . La direzione centripeta ( non egoica ) è il volano per la comprensione di sè e degli altri .
Illuminante questo post……condivido pienamente…grazie
Grazie