Riepilogo genesi psicosomatismi e cristallizzazioni [A76]

Continua da A73, A74, A75. Giunti a questo punto è forse il caso di fare un’ulteriore ricapitolazione di quanto abbiamo detto fin qui nel nostro esame del sistema akasico/fisico dell’individuo incarnato, fornendo, nel contempo, ulteriori elementi che si possono dedurre dalle osservazioni che vi abbiamo fin qui proposto.

Genesi psicosomatismi

Se si vuole cercare la genesi dello psicosomatismo è ovvio, a questo punto del nostro ragionamento, che bisogna trovarla all’interno delle incomprensioni che l’individuo non ha risolto. Queste incomprensioni, modulate dalla costituzione del suo carattere, ricevono la spinta verso l’esperienza attraverso le vibrazioni di richiesta provenienti dall’akasico, arrivando a manifestarsi attraverso la personalità dell’individuo, e, cioè, alla manifestazione dell’individuo all’esterno di se stesso in rapporto alle esperienze che l’esistenza gli pone di volta in volta dinnanzi.

Qualsiasi incomprensione provoca un disagio vibratorio all’interno dei corpi dell’individuo, disagio che ha la funzione sia di attirare l’attenzione del corpo akasico, sia di fornire la spinta all’Io per cercare di trovare un equilibrio che non lo disturbi.

Da questa considerazione deriva la nostra affermazione che, in realtà, praticamente tutto quello che vi accade interiormente porta a delle somatizzazioni, ovviamente di grado diverso a seconda dell’ampiezza dell’incomprensione in gioco. Molti di questi psicosomatismi sono talmente leggeri che i loro effetti non ricadono sotto la vostra attenzione e si risolvono facilmente e in continuazione al vostro interno. Quando, invece, questi effetti sono più pesanti, essi disturbano (spesso anche pesantemente) la vostra vita ed è proprio a essi che la vostra attenzione deve essere rivolta per cercare di annullare la causa interiore che li mette in atto.

Quando, malgrado i vostri tentativi, le risposte che rimandate all’akasico diventano gradatamente più esigue e sempre meno funzionali al raggiungimento di una maggiore comprensione, lo psicosomatismo tende a diventare una costante ripetitiva e difficilmente risolvibile nel corso della vita, assumendo le caratteristiche tipiche della cristallizzazione.

Cristallizzazione fase abnorme dello psicosomatismo

Di conseguenza, se vogliamo, possiamo arrivare a considerare la cristallizzazione come una fase abnorme attraversata dallo psicosomatismo, ovvero una sua fase che ha trovato un equilibrio vibratorio interno che respinge al di fuori di se stesso qualsiasi sollecitazione esterna che tenti di spezzare quell’equilibrio.

Esaminando questo concetto dal punto di vista di quanto abbiamo detto in precedenza, si potrebbe assimilare lo psicosomatismo a un sistema aperto, in via di modifica, e la cristallizzazione a un sistema chiuso in cui le influenze esterne trovano difficoltà di penetrazione. Attenzione, però: questa è solo una concezione che non rappresenta veramente la situazione reale ma si tratta soltanto di un’idea, un parallelismo che vi forniamo per aiutarvi a comprendere meglio la differenza tra i due elementi.

In realtà, infatti, come abbiamo visto in precedenza, anche la cristallizzazione è un sistema aperto: quello che manca all’akasico per arrivare a penetrarla è soltanto la combinazione giusta di comprensioni che fornirà la vibrazione adatta a portare al disgregarsi della cristallizzazione. Di fronte a una cristallizzazione, né le richieste dell’akasico, né i tentativi da parte dell’Io di ritrovare un equilibrio complessivo dei corpi inferiori che gli danno vita hanno successo, portando, come conseguenza, a disfunzioni interne all’Io stesso, ovvero a squilibri energetici nel regime vibratorio dei corpi inferiori. La situazione si risolverà soltanto quando altre comprensioni andranno lentamente a intaccare il nucleo di incomprensione cristallizzato indebolendone, molto lentamente, la rigidità.

Diversi tra voi fanno, in parte giustamente, un collegamento diretto tra gli psicosomatismi, le cristallizzazioni e le vite precedenti. È evidente che il collegamento esiste: se la genesi deriva da un’incomprensione, è conseguenza logica arrivare a concludere che quest’incomprensione, se non risolta, si ripresenterà nella vita successiva, anche se in piccola o grande parte modificata nei suoi effetti a seconda delle sfumature di comprensione aggiunte dal percorso della vita precedente.

L’inutilità dell’indagine delle vite precedenti

Tuttavia, come abbiamo sempre detto, è inutile, al fine di risolvere le incomprensioni nella vita corrente, conoscere quanto riguarda le vite precedenti. Prima di tutto perché tutti gli elementi che possono aiutare a trovare le risposte alle richieste dell’akasico sono presenti sempre e comunque all’interno della vita corrente; secondariamente perché comprensioni, carattere, personalità ed esterno dell’individuo nella vita precedente sono tutti elementi in gran parte diversi dall’incarnazione corrente, di conseguenza osservereste e giudichereste questa vita su presupposti in gran parte diversi, col risultato di confondere maggiormente le vostre idee e rendervi ancora più nebulosa la situazione.

Per renderci conto meglio di questo concetto basta pensare che, nel sistema individuale akasico/fisico, entra in gioco una componente di non indifferente portata nell’estrinsecazione dello psicosomatismo, ovvero ciò che è esterno all’individuo, quindi, per esempio, l’influenza degli archetipi transitori a cui un individuo è collegato nel corso di una vita.

L’influenza degli archetipi transitori sugli psicosomatismi

Questi archetipi, viene perciò spontaneo chiedersi a questo punto, che influenza hanno sugli psicosomatismi? Senza dubbio sul meccanismo interiore che porta alla loro formazione non hanno un’influenza sulla quale valga la pena congetturare, ma ne hanno molta, invece, per esempio nella determinazione dell’organo bersaglio. Se ci pensate attentamente, col variare delle mode o delle conoscenze e credenze c’è sempre stato un variare degli organi bersaglio: in passato, per esempio, non era relativamente frequente come nei giorni vostri il presentarsi di quello psicosomatismo diffuso che è l’anoressia, stimolato e aiutato nel suo presentarsi dall’archetipo transitorio della bellezza fisica, così di moda attualmente, mentre era molto più frequente che si manifestasse in organi quali intestino o fegato e, di conseguenza, epidermide.

Ovviamente gli archetipi transitori hanno un certo peso anche in quella che è la manifestazione all’esterno dello psicosomatismo e dei comportamenti che l’individuo tiene nell’estrinsecarsi all’esterno di , e questo mi sembra talmente evidente che penso non sia necessario dilungarci fornendovi degli esempi. Scifo

Annali 2008-2017

0 0 votes
Valutazione dell'articolo
Subscribe
Notificami
guest

2 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
Vedi tutti commenti
Catia Belacchi

Post molto chiaro. Grazie alke Guide e all’amministratore.

Leonardo

Grazie

2
0
Vuoi commentare?x