lo sono conscio, consapevole, sono a conoscenza perlomeno degli insegnamenti che tu mi porti, ma se mi guardo attorno mi sento desolato, mi sento intristire nell’osservare l’indifferenza di tutti gli altri figli che, come dici tu, dovrebbero essere miei fratelli.
A volte penso di essere io stesso a non sentirli miei fratelli, a comportarmi in modo tale da suscitare in loro una reazione di indifferenza nei miei confronti. Perché, nonostante sia passato tutto questo tempo da che io ascolto le tue parole, fratello mio, non riesco ancora a sentire tutti gli altri uguali a me e continuo, indiscriminatamente, a fare delle scelte: a sentirmi più disponibile con chi è disponibile nei miei confronti ed a sentirmi «freddo», totalmente refrattario, nei confronti di chi non mi rivolge uno sguardo e, tanto meno, una parola.
Fratello mio, tutto questo mi fa star male, poiché mi sembra di non aver compreso assolutamente nulla di quanto tu hai voluto significarmi nel corso di tutto questo tempo.
Chiariscimi questi dubbi, ti prego, fa’ qualcosa affinché io possa sorridere a tutti, andare incontro a tutti, per iniziare ad amare di quell’amore che tu – fratello mio – da sempre mi stai raccontando. Federico
Il fratello Federico non ha fatto altro che dare corpo e vestire di parole i dubbi che alcuni di voi esternavano. Infatti è sempre difficile riuscire a conciliare un insegnamento spirituale con quella che è la vita di tutti i giorni, fatta di problemi, fatta di momenti che portano mentalmente lontano da quella che è la comunione con gli altri esseri. Tuttavia questo amore, così spesso dimenticato dall’essere umano, nel corso delle sue giornate, alla fin fine riesce sempre a venire a galla.
Quello di cui c’è da essere felici è proprio il fatto che, malgrado vi siano la vita, le tensioni, le esperienze, le emozioni, di tutti i giorni – che tendono a portare verso un vivere egoistico – malgrado questo, all’interno di ognuno di voi, vi è questo desiderio, questo rendersi conto che non si riesce a dare agli altri ciò che, in realtà, si dovrebbe dare; e questo, creature, è già un punto evolutivo non indifferente.
Infatti coloro che posseggono una bassa evoluzione si riconoscono principalmente dal fatto che il loro egoismo è un’egoismo talmente istintivo, talmente radicato ed immediato, che per essi poca importanza ha il fatto che gli altri ricevano o meno, ma la cosa più importante, invece, è la possibilità di ricevere in prima persona.
Voi direte: «Certamente esistono queste domande, ma non abbiamo ancora la soluzione. Non riusciamo a comprendere com’è possibile non soltanto comportarsi esteriormente in modo fraterno, amichevole, pieno d’amore con gli altri ma anche essere altrettanto fraterni, amichevoli e pieni d’amore con gli altri nel proprio intimo».
Infatti, molto spesso questa dicotomia tra esterno ed interno lascia sorpresa la mente della persona che è abituata ad osservarsi, fino ad arrivare a spingere anche un certo pessimismo verso le proprie capacità d’esteriorizzazione dei propri sentimenti.
La via per annullare questa differenza tra interno ed esterno non è certamente, creature, una via facile; il fatto stesso che questa dicotomia vi possa provocare dei problemi, o delle domande ne è un chiaro indice: tuttavia, vi garantisco, che un modo per superare questo confine, questo momento evolutivo, esiste.
Quale può essere? Io vi potrei dire che questa via consiste principalmente nel superare il proprio Io, il proprio egoismo, ma mi rendo conto che, in fondo, anche queste non resterebbero altro che parole; per la vostra mente facili da accettare, ma sempre altrettanto difficili da mettere, poi, in atto interiormente.
Senza dubbio, ogni individuo prende dalle esperienze e dalla vita ciò che può prendere, ciò che, in base al proprio sentire, in base alla propria evoluzione è capace di recepire, è capace di raccogliere dalle briciole che vengono inviate dall’esistenza, o dalle parole che giungono a lui.
Sono proprio queste briciole, sono proprio queste parole, queste esperienze che un po’ alla volta hanno il compito di affondare nell’interno dell’individuo, spingendolo a meditare, a riflettere su se stesso, a comprendere le sfumature del proprio agire e quindi, lentamente, a modificarle.
Senza dubbio, inizialmente, questa modifica del comportamento sarà una modifica imposta, non sentita, ci saranno ancora le vecchie abitudini di comportamento che cercheranno di venire a galla, di far agire in determinati modi che si sentono sbagliati. Tuttavia, vi garantisco che, allorché la comprensione scatta nell’individuo, ecco che il comportamento giusto diventa acquisito, le sfumature mutano e si procede verso un nuovo passo evolutivo.
Vi auguro di riuscire a compiere quel passo che possa rendere fino in fondo, sempre, ogni ora delle vostra giornata degna di essere vissuta.
Non che nella vostra mente non vi rendiate conto che effettivamente, ogni giornata, anche con i suoi malumori, i suoi dolori, le sue tristezze, alla fin fine è veramente degna di essere vissuta. Ma io vi auguro anche di arrivare un passo più in là e di rendervi conto che dolori, tristezze ed affanni (e non soltanto gioia, serenità e felicità) sono poste sul vostro cammino essenzialmente per aiutarvi, per andare avanti nel modo più utile e più consono al vostro sentire e a voi stessi. Scifo
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Amen
La dicotomia tra l’interno e l’esterno mi è evidente, anche se a volte con accenti diversi. Ma mi è chiara anche la possibilità di trasformazione e cambiamento. Se mi penso 20 o 30 o anche a soli 10 anni fa, stento a riconoscermi. Questo mi rassicura sulla possibilità che la Vita offra le occasioni per un rinnovamento continuo.
E’ un post importante sul cui contenuto mi interrogo. Non so se i cambiamenti di sfumature avvengono con una modifica imposta; in me sono avvenuti per necessità e ancora, in situazioni per le quali non sono pronta, anche se vedo che dovrei cambiare atteggiamento non forzo perchè non rispetterei i miei tempi e nascerebbe un conflitto. Lascio aperto uno spiraglio che non chiude all’altro ma che preserva i miei confini.
E’ un post che invita alla fiducia, a riconoscere quei cambiamenti, grandi o piccoli che siano, che preparano l’orizzonte che sarà. Capisco l’inquietudine di Francesco ma Scifo ne dà una lettura in positivo, riconoscendola come qualcosa che è già indicativa di un procedere in avanti. Non si è ancora capaci di amare come si vorrebbe, ma questa consapevolezza significa che quell’egoismo istintivo di cui parla è ormai stato superato, altrimenti non ci porremmo neanche la domanda.
Quello che dice Scifo è profondamente vero. Ogni fase evolutiva in fondo è una transizione verso qualcos’altro e ha in sé elementi della fase successiva e strascichi di quella precedente. Li riconosco in me quando lavoro con gioia nella gratuità e nella disponibilità verso l’altro e quando invece penso al mio tornaconto.
Grazie