Domanda – Volevo sapere se è possibile smuovere una causa in una esistenza e subirne l’effetto nel corso della stessa esistenza.
Allora incominciamo con qualche cosa di veramente complesso anche perché non è stata fatta dalle Guide una classificazione vera e propria dei vari tipi di karma: loro hanno parlato in generale senza poi addentrarsi in tutti i casi particolari che esistono nel karma perché, vedete, quando le Guide vengono a parlare dell’insegnamento vero e proprio, chiaramente sono costrette a generalizzare il più possibile, mentre voi dovete ricordare che il discorso generale è un conto, però poi vi sono sempre i casi particolari. E sono talmente tanti che, in realtà, come dicono le Guide, si può parlare di un caso particolare per ogni esistenza, per ogni individualità.
Purtroppo per un fattore di comprensione, di logicità, per portare avanti l’insegnamento è necessario, invece, creare una teoria generale a cui tutti poter fare riferimento, altrimenti, particolarizzando troppo, si finirebbe per creare una confusione ancora maggiore di quella che già si crea con l’insegnamento così generalizzato.
Capite, questo?
Allora tornando al nostro discorso, si può – in linea di massima – parlare di due tipi primari di karma.
– Il karma che si accumula e che non vi è possibilità di comprendere velocemente, per cui c’è bisogno di passare alla comprensione attraverso la riflessione del dopo morte,
– e il karma che invece può essere compreso abbastanza immediatamente attraverso la consapevolezza dell’individualità già all’interno del piano fisico, quindi con l’ausilio di un corpo astrale, di un corpo mentale, di un corpo akasico ben strutturati e ben pronti a comprendere.
Ora, chiaramente, quando l’individualità non ha questa possibilità immediata di comprendere un errore fatto, ecco che il karma smosso viene certamente a riproporsi nelle vite successive; non è necessario che sia immediatamente nella vita successiva, ma si ripresenta allorché l’individualità ha la possibilità di comprendere, e questa possibilità può manifestarsi dopo diverse vite, non nella vita successiva, questo tenetelo bene a mente.
Quindi i karma che avete accumulato nelle vite precedenti e che adesso state vivendo, non è detto che risalgano alla vostra incarnazione immediatamente precedente quella che vivete.
Vi sono poi quei karma che di solito sono più spiccioli e che necessitano di una comprensione più piccola: questo tipo di karma si può comprendere così già nel corso della vita, possono essere risolti immediatamente, insomma.
È difficile anche fare un esempio, perché si tratta di cose molto comuni; per esempio l’avere già compreso in buona parte cosa può essere l’altruismo, l’aiutare gli altri ad esempio, e, in una situazione specifica, non aiutare una persona che chiede aiuto; bene, qua si accumula un karma non grosso perché la comprensione, in massima parte c’è già stata, si tratta di un approfondimento leggero di questa comprensione, di un caso particolare che dimostra un addentellato che evidentemente non è stato compreso a fondo, allora cosa accade?
Accade che l’esistenza, nel corso della vita stessa, ripropone più e più volte la stessa esperienza, quindi lo stesso tipo di possibilità di comprensione, fino a quando l’individuo, con buona probabilità, comprende quello che c’era da comprendere.
Ecco che allora questo karma scaturito nella stessa vita, viene risolto dopo qualche tempo, nel corso dell’incarnazione stessa.
Facciamo un esempio sulla vostra pelle, anzi sulla pelle degli strumenti: agli strumenti in questi anni si ripresenta sempre, si è ripresentata sempre a più riprese una certa situazione, ovvero il fatto che molte persone, ad un certo punto, per un motivo o per l’altro, si sono “approfittati” di loro, o hanno cercato di farlo.
Ora qui, chiaramente, si tratta di un karma, un karma che è stato accumulato in più riprese. Ora supponiamo – ad esempio, cosa che non è vera nel loro caso – che abbiano accumulato questo karma nel corso di questa vita; ecco che a un certo punto se loro, come sembra che stia accadendo, comprendono cos’è che sbagliano nei confronti delle persone, certamente il karma non si presenterà più.
Per spiegare tutto questo, in realtà, non è neanche poi tanto necessario parlare di karma, vero? Basta conoscere un pochino di psicologia spicciola e comprendere che, anche senza conoscere le teorie dei maestri, il karma piccolo può essere compreso proprio dal punto di vista semplicemente psicologico.
Nell’individuo, allorché interiormente comprende che certe azioni possono provocare dei danni a se stesso e agli altri, vi è una reazione, un processo, uno evolvere di certi complessi interni, per cui il suo comportamento si modificherà e, quindi, di fronte alle stesse situazioni agirà diversamente; e, quindi, non vi sarà più un’azione che provocherà un karma.
In questo caso il karma, psicologicamente, può essere interpretato semplicemente come una sorta di “complesso” da parte dell’individuo, una specie di freno interiore.
In questo senso si può interpretare il karma semplice accumulato nel corso di una vita: come una limitazione interiore dell’individuo che non riesce a travalicare certi suoi limiti (che la psicologia dice psicologici ma che, in realtà, risalgono ad un susseguirsi di cause ed effetti dovuti alla sua coscienza, alla sua consapevolezza, alla sua comprensione e quindi al suo sentire).
D – Non c’è la possibilità di distinguere se il karma che stiamo vivendo adesso sia stato smosso in questa esistenza o in una vita precedente?
Direi che, tranne casi eccezionali e rari in cui è necessario che l’individuo si renda conto di quella che è stata una delle prime origini del suo karma, questa consapevolezza, questa conoscenza dell’origine del karma non c’è, ed è anche giusto – tutto sommato – che non ci sia per il solito discorso che conoscere quanto si è mosso nelle vite precedenti può indurre l’individuo non pronto, non evoluto, a bloccarsi nelle sue azioni. Ricordate, però, che il punto importante resta sempre non l’azione, ma l’intenzione con cui viene fatto qualcosa.
D – Poi il fatto – per esempio – che il nostro aggancio con il corpo akasico avviene dai 20 ai 30 anni, questo lo avete sempre affermato…
Questo qui è un punto in cui molti cadono in errore. Noi abbiamo affermato che si completa l’aggancio, così come abbiamo affermato che il corpo astrale completa il proprio aggancio al corpo fisico entro i primi sette anni, il corpo mentale entro i quattordici anni… e via dicendo, tutta questa scaletta.
In realtà, l’aggancio c’è fin dall’inizio, non è che non ci sia, però sono i collegamenti che si finiscono di chiudere attraverso le esperienze che in quegli anni avvengono per l’individuo.
Prendiamo l’esempio dell’allacciamento del corpo astrale: chiaramente l’individuo quando nasce ha il suo corpo astrale, ha la sua materia astrale ancora disorganizzata, però è già unita in qualche modo al corpo fisico, su questo siamo d’accordo?
Ora cosa succede? Bisogna che questo corpo astrale diventi operante, un po’ come il corpo fisico che con il tempo bisogna che diventi in grado di esprimere l’individuo, no? Allora attraverso la vita istintiva e sentimentale, di desiderio del bambino piccolo arrivano delle esperienze: l’esperienza dell’amore materno o dell’amore paterno, dei giochi e via dicendo, dei colori, delle impressioni, dei rumori, dei suoni che agiscono a livello sensoriale e provocano delle ripercussioni all’interno del corpo astrale.
Queste ripercussioni fanno sì da strutturare questa materia, da organizzarla in modo tale che il corpo astrale si completi, si strutturi nel suo modo migliore.
Ed è proprio nel corso dei primi sette anni che avviene questa quasi completa strutturazione, dico quasi completa perché poi, chiaramente, col passare del tempo vi sono gli ultimi ritocchi, non è che sia mai completamente organizzato del tutto il corpo astrale, no?
È un po’ come il vostro corpo fisico, per continuare l’analogia, che certamente, dopo l’età dello sviluppo, della maturazione fisica, pur restando in linea di massima abbastanza simile, però si addolcisce, si modifica, un po’ alla volta ancora continua a evolversi ed a mutare; lo stesso avviene per il corpo astrale, per il corpo mentale ed il corpo akasico, sempre sotto la spinta delle esperienze.
Così come le materie assunte nel corpo fisico, gli incidenti, le malattie e via dicendo, modificano il corpo fisico, allo stesso modo le esperienze, i sentimenti, i desideri, le emozioni, modificano il corpo astrale, i pensieri modificano il corpo mentale e la comprensione modifica invece il corpo akasico.
Capisco le vostre difficoltà, perché vedere veramente il quadro completo di tutte queste cose non è facile, ma se vi abituate ad osservare le cose secondo i vari punti di vista, riuscirete anche a creare quei collegamenti tra i concetti che poi vi renderanno più facile la comprensione.
[…] Nel corso dei primi 7 anni cosa succede? Succede che il corpo astrale si organizza, si struttura, si forma completamente, si unisce completamente attraverso a tutti quei vari punti di contatto con il corpo fisico in modo da strutturarsi, unirsi al corpo fisico. D’accordo? Ma contemporaneamente però che cosa accade?
Accade che anche il corpo mentale continua il suo allacciamento, non è che incomincia dal settimo anno in poi. Come contemporaneamente si struttura e si aggancia il corpo akasico.
Certamente è una cosa molto più complessa, e richiederà più tempo, a seconda di quanto è più sottile il corpo che si va organizzando e riunendo al corpo fisico.
Quindi lavorano contemporaneamente, solo che il 90% dell’allacciamento avviene per il primo corpo entro i sette anni e per il corpo mentale entro i quattordici e via dicendo.
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Una domanda circa l’intenzione e l’azione: mi capita ad esempio, di non avere voglia quel tal giorno, di andare a trovare mia madre, però ci vado. Non solo ci vado, ma rientrando sono felice di esserci andata… in questo caso l’intenzione iniziale prevale comunque su tutto il resto?
Mi sembra che sia un chiaro esempio del prevalere della spinta dell’akasico sull’Io.
Certo, all’inizio l’Io sembra più forte ma basta un piccolo sforzo di volontà per prevaricarlo e, in questo caso, credo che sia utile l’influenza degli archetipi sociali che invitano un figlio a prendersi cura dei genitori (magari anche sotto la spinta del timore del giudizio altrui!).
Grazie, interessante!
Chiarissimo il post.