Come certamente sapete il karma può essere definito come un insieme di due fattori, costituito da un’azione e da quello che è il suo effetto per l’individuo e, in senso più ampio, per la società in cui esso vive.
Infatti, abbiamo sempre detto che ogni azione che compite all’interno del vostro essere incarnati sul piano fisico, provoca una reazione di qualche tipo, che si ripercuoterà, poi, nel corso del cammino evolutivo che ogni individualità compie nell’arco di quei famosi 50.000 anni che costituiscono il parametro di evoluzione di un intero scaglione di anime.
Una domanda, però, può sorgere spontanea a chi non è abituato a considerare l’insegnamento nella sua totalità, ovvero questa: “Il karma – quindi l’azione e la reazione, gli effetti karmici sull’individualità che è incarnata – incomincia fin dal primo incarnarsi dell’individualità stessa oppure inizia, invece, ad avere luogo soltanto ad un certo punto del suo cammino evolutivo?”.
Sentiamo prima di tutto qual è l’idea che voi stessi potreste esservi fatti di quest’argomento… coraggio, chi ha un’idea su questo argomento mi aiuti partecipando alla discussione… tutti privi di idee! E forse questo dà la misura di quanto tutti avete letto tanto ma dal leggere al comprendere forse c’è un passo veramente grosso che non sempre è facile fare. Allora, nessuno ha un’idea da esporre?
D – Non so se è sbagliato, ma penso che sia fin dall’inizio perché come uno inizia a vivere, comporta un’azione e di conseguenza…
Partiamo da questo contributo e usiamolo come punto di partenza per esaminare il cammino dell’entità nel corso della sua evoluzione in relazione al karma.
Voi sapete, perché l’abbiamo ripetuto ormai tantissime volte, che questo cammino evolutivo incomincia con l’incarnazione all’interno del regno minerale. Ecco quindi un pezzo di minerale che fa parte di un’individualità. Se è vero ed accettabile quanto ha detto l’amica, questo minerale, nel corso della sua esistenza, muove delle cause…
Il minerale, in realtà, non smuove nessun karma. Voi vorrete sapere perché, e io ve lo spiegherò, ma più avanti, anche perché finché non si arriva ad un certo punto non posso farvi comprendere veramente, come consequenzialità logica, il perché della mia affermazione.
Passiamo, quindi, al regno vegetale.
Anche questo lo sapete già: l’entità, l’individualità – allorché ha finito il suo ciclo all’interno del regno minerale – cosa fa? Passa a quello vegetale. E allora si può ripetere la stessa trafila e chiedervi: il vegetale, l’individualità incarnata all’interno del regno vegetale, è soggetto alla legge del karma, smuove delle cause, o no?
Anche all’interno del regno vegetale non si può parlare di vero e proprio karma, così come lo stiamo esaminando noi questa sera.
Arriviamo, come passo successivo, al regno animale.
Diciamo che per quanto riguarda il regno animale – del quale, fra l’altro, voi non ve ne rendete conto ma in realtà non siete altro, in un certo senso, che l’ultimo stadio – l’individualità non muove karma, finché non arriva all’incarnazione immediatamente precedente a quella all’interno del genere umano.
Perché? Ecco, a questo punto forse si può arrivare al perché.
Si può dire che l’individualità incomincia a provocare del karma allorché si costituisce quello che è il suo corpo akasico. Questo per quale motivo?
Perché ciò che sta alla base del creare del karma positivo o negativo non è l’azione, come voi potete pensare, ma è l’intenzione con cui l’azione viene compiuta. L’intenzione: questo è un argomento di cui abbiamo parlato anni e anni fa, che abbiamo sottolineato essere un fattore importante e che è importante proprio per far comprendere questo, ovvero che in realtà non è l’azione compiuta dall’individuo, ma è l’intenzione che la muove a provocare gli effetti karmici.
Vi sembra più chiaro adesso il discorso, anche se non precisato al massimo?
Facciamo comunque degli esempi per spiegare questo punto: supponiamo, per estremi come si fa di solito per comprendere meglio le situazioni, di trovarci davanti ad una persona che ha ammazzato un’altra persona. Senza dubbio, voi penserete che questa persona ha mosso una grande quantità di karma negativo, vero?
Bene, non sempre è così e certamente non sempre può essere così, perché la persona può essere stata uccisa per un insieme di fattori che vanno al di là delle intenzioni dell’assassino e, certamente, per quello che riguarda la coscienza dell’assassino – che è quella che poi fornisce le intenzioni, che è quella che poi subisce le intenzioni delle azioni commesse – è ben differente commettere un omicidio intenzionale e commettere un omicidio senza volerlo. Questo, lo sapete, è compreso e riconosciuto da qualsiasi legge che si rispetti, delle vostre società attuali.
D’altra parte, ci si può ricollegare proprio al discorso delle intenzioni che facevamo anni e anni fa allorché precisavamo che è sbagliato dire “il fine giustifica i mezzi” in quanto è molto più giusto dire “l’intenzione giustifica l’azione”. Anche se queste due frasi possono sembrare apparentemente la stessa cosa, in realtà vi sono delle sottigliezze tali per cui si differenziano enormemente.
Ma per non divagare troppo facciamo un breve riassunto di quanto abbiamo detto fino a questo punto.
L’individualità non muove karma nel regno minerale, non lo muove nel regno vegetale ma incomincia a muoverlo soltanto verso la fine del suo essere nel regno animale, allorché sta per incarnarsi nella forma umana.
Allorché si incarna nella forma umana, infatti, la sua coscienza che si sta costituendo è quella che fa un po’ da termometro sul suo modo d’essere, quella che dà le spinte e le reazioni per fargli comprendere dov’è che sbaglia. E, affinché comprenda dove sta l’errore, ecco che lascia che l’individuo agisca e reagisca alle azioni e alle situazioni che sta vivendo; è poi attraverso l’esame delle intenzioni che han mosso le sue azioni, che l’individuo può comprendere.
È attraverso le reazioni alle azioni compiute, frutto di non comprensioni – attraverso queste reazioni che sono, poi, il karma – che l’individuo avrà altri strumenti per comprendere dov’è che ha sbagliato.
Da questo risulta evidente che il karma non è una punizione ma, semplicemente, uno degli strumenti – forse il principale – messi a disposizione dell’individualità per comprendere se stesso ed acquisire evoluzione.
D – Ricordo di aver letto che la causa si può muoverla anche nell’ignoranza della legge, e cioè senza l’intenzione di infrangere la legge…
Questo è un dubbio legittimo. Riallacciandoci semplicemente a quelle che sono le vostre leggi civili e penali: si può vedere che esse distinguono nella punizione (e in questo caso si tratta proprio di punizione, non di metodo per insegnare) a seconda del fatto che un’azione sia intenzionale oppure soltanto “colposa”. Vero?
La stessa cosa si può applicare a quello che riguarda il karma: certamente, chi fa un’azione sapendo, intenzionalmente, avendo coscienza di sbagliare, provocherà una reazione di un certo tipo, una reazione molto forte; chi, invece, agisce nell’ignoranza smuoverà una reazione più debole, più facilmente superabile in seguito.
Perché, direte voi? Perché questa reazione diversa? Tutto sommato, poi, il male che si può aver fatto ad altri fratelli può essere lo stesso, allora la quantità di karma smosso dovrebbe essere più o meno identica.
Oppure: se questa persona non aveva l’intenzione di fare del male, all’estremo, non dovrebbe proprio esserci nessuna forma di karma, visto che è un’azione che va al di là dell’intenzione dell’individuo.
Invece, in realtà, vi è un fattore che fa sì che l’effetto karmico agisca lo stesso. Infatti, per quanto l’individuo non abbia l’intenzione di provocare qualche danno agli altri, tuttavia come minimo ha avuto l’intenzione (ha commesso l’errore, se vi aiuta a comprendere meglio) di non valutare più onestamente quanto poteva essere fatto, e siccome un errore di valutazione o l’indisponibilità alla valutazione – il non voler valutare o il non saper accettare la valutazione – tutto sommato presuppongono un’intenzione egoistica, ecco che allora, proprio a seguito di questo, si smuove un effetto karmico. Scifo
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Più volte si è parlato di questi aspetti e la lettura è importante per consolidare i concetti.
E’ tutto chiaro tranne il fatto che già si muove Karma nella forma animale, proprio prima dell’incarnazione umana. Cosa può esserci di intenzionale o colposo in un animale che non ha ancora del tutto sviluppato il corpo mentale e ha appena un abbozzo di corpo akasico? Mi sfugge la comprensione.
x Catia
Mi sembra che la riposta sia già nel messaggio: nell’ultima incarnazione animale c’è già un abbozzo di corpo akasico e che questo significa che l’intenzione che muove l’animale non è più solo istintiva ma vi è un inizio di intenzione e, di conseguenza, una prima possibilità, anche se appena abbozzata, di smuovere karma.