D – Io volevo sapere se alcune esperienze sono anche per verificare il tipo di rapporto che magari uno ha con gli altri.
Beh, senza dubbio. Questo è un concetto che è implicito in tutto il discorso che facciamo. Ricordate che è stato detto – se non sbaglio, anche questa sera ad un certo punto – che le esperienze che un individuo fa non sono mai soltanto per se stesso, ma coinvolgono anche altre persone.
Al di là del fatto che l’esperienza – come quando si parlava di economia delle cause – serve per far comprendere più di una persona, questa esperienza serve però anche per mettere in discussione le relazioni interpersonali con gli altri individui.
Ricordate che gli altri sono un po’ gli specchi di voi stessi: ciò che voi odiate e amate negli altri è ciò che amate e odiate in voi stessi; quindi venire a contatto con le persone, avere esperienze con gli altri, significa in realtà, alla fin fine, avere esperienza con voi stessi, in modo particolare.
D – Quindi sulle altre persone noi proiettiamo noi stessi, anche se pensiamo poi che la cosa appartiene agli altri, mentre in realtà appartiene a noi?
Magari appartiene anche agli altri, ma in particolare voi notate “ciò che colpisce voi”, quindi è qualcosa che vibra al vostro interno.
Molte volte – che so io – camminate per strada e vedete un bellissimo uomo, tu vedi un bellissimo uomo, e noti di quest’uomo in particolare gli occhi. L’uomo ha un bellissimo naso, dei bellissimi capelli, un bellissimo viso, e via dicendo; come mai tu noti in particolare gli occhi di quest’uomo?
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Perché gli occhi di quest’uomo hanno qualche cosa che fa vibrare al “tuo” interno, quindi è qualcosa che riguarda te – in realtà – che stai vedendo.
Un’altra persona, di quest’uomo noterà magari il naso; ed è lo stesso discorso per le altre persone.
Quindi tutto ciò che notate negli altri, anche se magari appartiene veramente all’altra persona, lo notate perché è qualche cosa che vibra anche in voi stessi e quindi vi deve servire per comprendere qualcosa di voi.
D – Anche certe paure?
Ma certamente. Forse le persone più difficili su cui fare delle proiezioni siamo noi, no? Perché, intanto, non abbiamo ai vostri occhi – se non interiori, della mente – un aspetto fisico, e questo già vi impedisce di proiettare qualche cosa.
E allora cosa succede? Succede che su di noi proiettate molto più direttamente quelli che sono i vostri desideri, le vostre aspettative, le vostre emozioni, i vostri problemi, il vostro Io; ecco perché allora vi aspettate che noi reagiamo come “voi” vorreste che noi agissimo (questo per il nostro amico napoletano).
La differenza con la situazione di cui parlavamo prima è che con la proiezione nei nostri confronti non fate nessun danno perché noi non veniamo danneggiati da questo, mentre nell’altro caso invece è sempre la proiezione su un’altra persona, quindi l’interazione è molto diversa: vi sono dei problemi molto diversi da tenere in considerazione.
In poche parole, proiettate pure tutto quello che volete su di noi, che a noi fa piacere perché vuol dire che serviamo a qualche cosa. Georgei
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“L’altro ci fa da specchio”
Concetto più volte ribadito… verità di passaggio…
Senza l’altro non possiamo ne svillupare o evolvere…E’ essenziale l’altro come testimonio o specchio o muse…Momenti condivisi di tutti tipi sono santi. Vedo certi momenti della mia vita con le persone sconosciuti o conosciuti che mi hanno passati dei messaggi/consigli importanti proprio nei momenti PERFETTI. Come avevano un compito cosmico a seguire x forza. Le nostre vite sono fatti di un PERFEZIONE indimenticabile. La consapevolezza ci permette ha capire questi messaggi fluenti e incisivi…Se non siamo consapevoli delle nostre vite o doni, ci passano delle cose cosi care che rendono la vita meno di 50%… Io ho deciso di vivere 100%. Voi…?
Quando divento consapevole del meccanismo della proiezione, posso osservarlo e lavorarlo. Liberare l’Altro dalle proiezioni permette anche di vederlo, contemplarlo, rispettare il suo processo.
È in questa condizione che si può stabilire la forma possibile di relazione, una connessione magari fatta solo di momenti, ma con una portata esistenziale.
Questo ci ricorda anche quanto conosciamo dell’altro: più o meno niente.
La realtà è soggettiva, funzionale a ciò che dobbiamo apprendere. Non sapremo mai con certezza quale sia il processo dell”altro che viene in contatto con noi, come reagisce alla proiezione di noi su di lui.
Grazie.
Prima o poi, a furia di sentirlo ripetere, comprendero che quando vedo ciò che mi tocca dell altro è qualcosa che prima di tutto riguarda me.