Ma ritorniamo all’esame che vi abbiamo suggerito di compiere sugli elementi che compongono la vostra interiorità, alla ricerca degli agganci che tale esame può fornire a chi vuole cercare di arrivare a definire le incomprensioni presenti all’interno del proprio corpo della coscienza.
Su quali elementi può, dunque, cercare di lavorare fattivamente l’Io di buona volontà che tenta di conoscere più approfonditamente la sua interiorità dall’interno del piano fisico?
Chiaramente, ciò può essere fatto osservando il riflesso dei sensi di colpa derivanti dall’inadeguatezza del corpo akasico che si manifestano all’interno del piano fisico sotto forma di somatismi e comportamenti reattivi nei confronti delle esperienze che si trova a dover affrontare nel corso dell’incarnazione.
Il somatismo, come abbiamo visto, si presenta nell’individuo attraverso la sintomatologia che si manifesta nel corso della vita, sintomatologia che può portare sia a degli effetti fisiologici sia a degli effetti di tipo reattivo nei confronti delle esperienze vissute, ovvero a manifestazioni di tipo comportamentale ripetitivo e costante.
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Inoltre, abbiamo osservato, ogni forma di somatismo è accompagnata da un senso di colpa, la cui provenienza akasica, pur esistendo sempre e comunque come fattore che accompagna il processo somatico, non fornisce dati utili all’Io per l’esame di ciò che sta affrontando mentre reagisce agli stimoli che gli offre l’esperienza di vita.
Non vi è ombra di dubbio – poiché nulla succede a caso e tutto è interrelato nella continuità del ciclo vibrazionale Io/akasico – che si possano trovare elementi osservabili utili all’autoanalisi dell’Io anche nel campo di osservazione accessibile all’Io, ovvero la costituzione dei corpi inferiori dell’individuo e le reazioni che essi mettono in atto rapportandosi con l’esperienza.
Una domanda che, se non vado errato, non ci siamo mai posti in maniera articolata riguarda il motivo per cui il somatismo di tipo fisico si manifesta in un organo bersaglio invece che in un altro.
Comprendere questo punto non è, in fondo molto difficile, se facciamo ricorso, per esempio, a quello che sappiamo della costituzione dei corpi transitori dell’individuo incarnato; infatti, sappiamo che essi non sono strutturati casualmente, ma che le loro caratteristiche vengono stabilite tramite l’attivazione di particolari segmenti genetici all’interno del Dna dell’individuo in maniera tale che, grazie alla predisposizione caratteriale (da quella strettamente fisica a quella emotiva e razionale) così avviata egli possa trarre il maggiore utile possibile dall’incarnazione in corso.
Dal punto di vista fisiologico, per esempio, nella costituzione fisica di ogni individuo esistono particolari percorsi vibrazionali “obbligati” che indirizzano la manifestazione del sintomo verso una scelta di possibili organi bersaglio, costituendo dei cammini preferenziali delle reazioni fisiologiche e fornendo dei punti di facilitazione di estrinsecazione della manifestazione del sintomo. E, ovviamente, tali cammini preferenziali sono quelli che offrono all’individuo la maggiore possibilità di osservazione delle sue reazioni, dal momento che sono correlate a un preferenziale percorso emotivo e, anche, a un preferenziale percorso razionale. Essi sono, in definitiva, i percorsi interiori dell’individuo che risultano più completi per l’osservazione, in quanto gli offrono la maggior gamma possibile di elementi su cui poter compiere la propria analisi.
Ho parlato di “cammini preferenziali” sottintendendo che non vi è un solo percorso preferenziale per ogni sintomo ma che vi è una gamma, anche se limitata, di possibilità di scelta di quelli che possono risultare essere gli organi bersaglio della sintomatologia somatica.
Abbiamo, così, ristretto la gamma di possibilità di manifestazione del sintomo somatico anche se, a ben vedere, la risposta alla nostra domanda non risulta ancora essere precisamente individuata e il perché il sintomo somatico si manifesti, che so io… nell’apparato digerente invece che nel muscolo cardiaco sembra ancora sfuggire a una ben definita soluzione: è evidente che debba esserci qualche altro elemento che induca la manifestazione somatica in un particolare sintomo bersaglio tra quelli a disposizione dell’individuo piuttosto che in un altro il quale fa parte, comunque, di un diverso percorso preferenziale possibile.
Non dimentichiamo che il ciclo akasico/Io è stato definito anche come ciclo interno/esterno significando con tale definizione che l’Io è sottoposto anche all’influenza e ai condizionamenti che possono provenire dall’esterno di se stesso.
Quello che abbiamo esaminato fino a questo punto è stato il percorso della manifestazione somatica attraverso l’Io e le componenti transitorie che lo originano (corpo fisico, astrale, mentale e, potremmo aggiungere, a questo punto anche costituzione genetica di tali corpi e quindi – in definitiva e in accordo con quanto abbiamo discusso in messaggi precedenti – il carattere tipico e personale che definisce ogni individuo incarnato) ma non abbiamo ragionato sul fatto che l’Io è sottoposto non solo a influenze interne ma anche a influenze esterne, le quali non possono, evidentemente, venire ignorate dato che sono quelle che finiscono con il mettere l’individuo incarnato in relazione con le esperienze che gli sono utili per accrescere la sua comprensione.
Restiamo, per il momento, agganciati all’esame del somatismo di tipo fisico: come abbiamo detto esso si può manifestare preferenzialmente in alcuni diversi organi bersaglio.
Un primo elemento che riduce il numero delle possibilità di manifestazione del sintomo sono senza dubbio le abitudini alimentari dell’individuo: gli eccessi, le disarmonie alimentari, gli squilibri nutrizionali facilitano i percorsi del sintomo attraverso a organi strettamente collegati alla nutrizione, quali lo stomaco, il fegato o l’intestino e costituiscono, di conseguenza, un primo vaglio di potenzialità esteriorizzanti del sintomo somatico.
Immagino che ognuno di voi possa citare il caso di persone che conducono una vita alimentare altamente sregolata eppure i sintomi somatici che possono presentarsi si presentano in organi bersaglio che appaiono, magari anche chiaramente, non collegati all’alimentazione, e questo potrebbe sembrare far cadere l’intero castello teorico di cui ci stiamo occupando.
In realtà è vero esattamente il contrario e tali casi sono da considerarsi, invece, una prova evidente di quanto siamo andati dicendo: ciò significa, infatti, che nel Dna di tali persone sono attivati segmenti genetici che tracciano altri percorsi preferenziali della sintomatologia, cosicché i loro squilibri alimentari non risultano portare a manifestazioni somatiche ma tuttalpiù, anche nei casi in cui vi sia una reazione fisiologica dell’individuo, a conseguenze fisiologiche temporanee e abbastanza agevolmente superate.
Parallelamente all’alimentazione, tra gli elementi esterni che possono condizionare la scelta di un particolare organo bersaglio possiamo considerare l’ambiente in cui l’individuo si trova ad essere incarnato.
Supponendo, per fare un esempio, che i percorsi preferenziali stabiliti dal Dna di un individuo portino alla manifestazione somatica possibile in polmoni, epidermide, cuore o struttura ossea, e che egli sia inserito in un ambiente estremamente e continuamente umido e piovoso, i percorsi preferenziali che il sintomo somatico più facilmente percorrerà saranno quelli che condurranno alla sua manifestazione a livello osseo o polmonare.
Ovviamente, tra i fattori di limitazione della scelta dei percorsi del somatismo, dotremmo considerare anche l’ambiente sociale, il tipo di attività lavorativa, le relazioni affettive e via dicendo, ovvero, se vogliamo compendiare tutti questi elementi in un unico elemento di cui già sapete molto, non va trascurato il collegamento che l’individuo ha con quelli che sono gli Archetipi Transitori che condizionano l’indirizzo delle esperienze che egli deve compiere per acquisire nuovi dati in funzione del suo accrescimento dal punto di vista evolutivo.
Gli Archetipi Transitori possono condizionare, come abbiamo osservato qualche tempo fa, la scelta di un particolare organo bersaglio invece che di un altro nel caso di sintomatologia fisica stabilendo una sorta di “moda” tra gli individui collegati tra loro nella sperimentazione di un particolare Archetipo Transitorio che porta ad una manifestazione somatica frequente e comune all’interno del gruppo.
Ma la loro influenza è ancora più determinante allorché si parla di sintomatologia non più fisica bensì comportamentale, dal momento che la vita sociale dell’individuo viene indirizzata dagli Archetipi Transitori verso determinate manifestazioni piuttosto che altre.
Per fare un esempio concreto, in un gruppo che sta sperimentando un archetipo transitorio che contempla come norma reattiva l’uso della violenza, il comportamento violento diventerà un percorso preferenziale per l’esternizzazione di un somatismo che includa la violenza tra le sue manifestazioni. Ombra
“Ma il senso di colpa – immagino che vi chiederete – che fine ha fatto, visto che avete finito col parlare quasi esclusivamente dei sintomi somatici?”.
Se nelle vostre adorabili testoline è frullato questo pensiero, significa che siete ancora lontani da aver introiettato veramente i milioni di parole con cui vi abbiamo sommerso nel corso di questo ponderoso e oneroso corso di approfondimento!
Suvvia, abbandonate la vostra semplicità che ricorda così spesso l’ingenuità di Urzuk (con la differenza che i suoi strumenti e le sue possibilità di comprensione sono ben altra cosa da quelli che avete a vostra disposizione) e fermatevi un attimo a ricordare una cosa semplice che avevamo detto, ovvero che ogni somatismo è collegato a un senso di colpa.
Questo significa che quanto detto per i sintomi somatici ha una stretta relazione col senso di colpa che li accompagna e che capire il percorso del sintomo significa anche trovare il collegamento tra somatismo e senso di colpa, e che esaminare ciò che condiziona la manifestazione del somatismo significa anche tracciare i collegamenti tra il senso di colpa e le influenze che esso subisce.
Somatismo e senso di colpa non sono disgiungibili, ma procedono di pari passo cosicché nell’unitarietà del processo akasico/Io, interno/esterno, è certamente possibile trovare dei collegamenti riconoscibili e, di conseguenza, arrivare a individuare a quale incomprensione il senso di colpa fa riferimento.
Di conseguenza, se, come abbiamo visto, gli Archetipi Transitori hanno una notevole importanza nella manifestazione di ogni sintomo somatico indubbiamente non possono non avere altrettanta importanza per ciò che attiene il senso di colpa ad esso collegato.
Ma sappiamo le vostre difficoltà (e le vostre resistenze) a recepire la gran mole di messaggi che vi facciamo pervenire, così per questa volta ci fermeremo a questo punto rimandando ad una prossima volta l’esame delle relazioni possibili tra senso di colpa e Archetipi Transitori e le deduzioni che se ne possono trarre. Scifo
Ciclo sul senso di colpa