La necessità di conoscere e gestire il proprio Io

L’immagine che si ha degli altri è più o meno precisa a seconda dei dati che si sono acquisiti sull’altra persona, ovviamente; dati che non riguardano soltanto il comportamento ma anche le reazioni, gli atteggiamenti, lo scambio che c’è tra le persone.
Ecco, quindi, che per poter veramente avere un’immagine e una certa conoscenza reale di com’è l’altro, è necessario che ci sia uno scambio sempre più forte, sempre più complesso e sempre più attento; quindi, magari, i piccoli particolari sono quelli che più aiutano a precisare com’è l’altra persona.

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Ogni essere torna all’origine, ogni vita ne è lo strumento

Forse, chissà, anche voi, come me, sarete riusciti a cogliere la meraviglia e lo stupore per quel Grande Disegno in cui sta scritta la storia di ognuno di voi.
Pensate: miliardi e miliardi di esseri umani che hanno attraversato le varie epoche dell’uomo su questo pianeta, ed ogni storia, ogni vita, è un piccolo miracolo di equilibri, di esperienze, di comprensioni, di dolori e di gioie e nessuna vita si può considerare identica a quella di un’altra persona perché, anche se magari gli avvenimenti possono in gran parte essere simili, c’è poi quel meraviglioso insieme di interiorità, di maniera in cui l’individuo vive ciò che gli capita e che rende il tracciato della sua vita, nella sua enorme complessità, qualcosa di unico, personalissimo e, oserei dire, persino irripetibile.

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La paura di fronte all’ignoto e all’impossibilità del controllo

Vi sono dei momenti in cui la vita, l’esistenza, vi mettono davanti ad esperienze traumatizzanti e spaventose di fronte alle quali quasi sempre siete impreparati e ognuno di voi reagisce secondo la modalità che gli è propria e possibile.
Come ho sentito dire da voi, è anche possibile percepirsi come all’interno di un buco nero e trovarsi su una sponda isolata, in una solitudine irriducibile in cui sembra che nulla possa servire a distogliere dal dramma che si sta vivendo.

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La terza età: incominciare un nuovo modo di vivere

Questa splendida terza età, questa nuova stagione della vita di ogni individuo che arriva a una certa età che sembra sconvolgere tutta la sua vita rendendola così diversa da com’era in precedenza; eppure, se ci pensate bene, cos’è che cambia nell’individuo che supera i sessant’anni?
C’è un cambiamento fisico, questo senza ombra di dubbio; ma il cambiamento fisico c’è anche tra il trentenne e il cinquantenne;
cambiano i diversi modi di porsi nei confronti della società – magari perché si è conclusa la carriera lavorativa – però questi cambiamenti sono avvenuti anche, ad esempio, nel momento in cui si è finito il liceo, o l’università e si è incominciata un’eventuale carriera lavorativa;

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I punti di contatto, gli allacciamenti, tra le persone

Molti di voi si sono interrogati su certe frasi che noi diciamo; ad esempio: “Non trovate i punti di contatto tra di voi, non riuscite a formare un gruppo omogeneo perché non riuscite a individuare i punti di contatto”; e allora, affannosamente, e anche talvolta caparbiamente, cercate con la vostra mente di individuare e trovare questi famosi “punti di contatto” come se fossero l’Eldorado e vi permettessero di scoprire una realtà meravigliosa che, altrimenti, non riuscireste mai a raggiungere.
E poi non vi accorgete che noi vi abbiamo già dato la risposta precisa su quali sono questi “punti di contatto”.

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L’Io e l’aggiornamento senza fine dell’immagine di sé

A cosa serve l’immagine di ? Serve all’Io per illudersi di esistere.
Se l’Io non creasse questa immagine con cui rappresentare se stesso, non avrebbe nessun elemento – secondo lui “palpabile” – per poter affermare che egli è reale, che egli appartiene al mondo della realtà fisica.
Ecco quindi che questa è la necessità prima dell’esistenza dell’immagine che l’individuo ha di se stesso.
Come abbiamo sempre detto, l’Io ha in se stesso le armi per la propria distruzione; ecco che, infatti, questa immagine, pur essendo necessaria all’Io per rafforzarsi e per convincersi di esistere, è anche quel fattore che induce l’individuo con un minimo di consapevolezza e di attenzione,

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La solitudine, la necessità e lo scopo della relazione

Che noia! E che silenzio! Posso quasi sentire i pensieri che mi si muovono in testa!
Che giornata lunga! Giro per la casa, mi trascino avanti e indietro e non c’è niente che mi interessi!
Mi sento solo! Senti che brutta questa parola: “sssolo”! Sembra il sibilo di un serpente: “Tu sei sssolo!”  Bleah…
Solo. Potrei anche non esserlo! Potrei? Sì, potrei anche non esserlo! Costerebbe fatica, ma potrei anche non esserlo! Però è un rischio, a un certo punto!
E chi mi dice che, quando riesco a non essere più solo, gli altri non mi ci crescano?! E quando poi l’hai fatto, li devi tenere, eh!

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I traumi del passato che operano nel presente

“Se vuoi cambiare la tua vita, allora cambiala” Com’è facile dire una frase ad effetto, a volte, ma tutti voi sapete – per aver magari provato a metterla in pratica – come sia poi difficile operarla.
E’ facile dire: “Voglio cambiare”, ma com’è facile trovare anche mille motivi per cui, dall’esterno solitamente, sorgono le scusanti per non cambiare e ci si cristallizza nei comportamenti!
Vedete, la persona che cristallizza nei propri comportamenti e disposizioni, nella maggior parte dei casi non si rende conto di essere cristallizzata;

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