Possiamo comunicare grazie ai simboli e agli archetipi

Tutto quello che l’uomo percepisce è relativo.
Tutto quello che l’uomo percepisce è soggettivo.
La rappresentazione del mondo che l’individuo si fa è strettamente dipendente da quelle che sono le sue percezioni a livello fisico, emotivo e
mentale.
Tuttavia la percezione della realtà di un individuo è diversa dalla percezione di un altro individuo e si potrebbe affermare che la rappresentazione della realtà è completamente, o in buona parte, diversa da un individuo all’altro.

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Molte strade, un’unica destinazione

Non tutti quelli che sono incarnati si rendono pienamente conto di quanto la vita che stanno vivendo sia in realtà un viaggio; un viaggio di cui quasi sempre non si ha consapevolezza della destinazione, ma anche un viaggio che, lungo il percorso, dà la possibilità, di volta in volta, di raccogliere degli elementi per precisare i suoi contorni.
Certo, il fatto che manchi il concetto di destinazione, di punto d’arrivo, può essere destabilizzante, può far sembrare estremamente faticoso il viaggio, ma se si riesce a guardare attorno con attenzione, può essere consolante il fatto di rendersi conto che non è mai, comunque, un viaggio solitario, ma è compiuto in grandissima compagnia,

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Accettare, conoscere, imparare dai propri limiti

Quando si è incarnati sul piano fisico, voi lo sapete, si tende ad attribuire alle cose esterne il perché dei problemi che si incontrano; quindi, prendendo proprio come esempio quello fatto da G., ovvero della persona che ha il problema del naso, è giusto sottolineare – secondo me – che il problema non è il naso, esso è soltanto l’elemento procurato dall’esistenza per far sì che l’individuo vada incontro a un problema interiore; il naso è la manifestazione esterna del problema, è quello che punta dritto (non solo metaforicamente) indicando la direzione in cui l’individuo deve guardare il proprio limite.

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Chi compie la scelta delle condizioni di una nuova incarnazione?

Com’è che avviene l’incarnazione? Da molte parti, nel tempo, nei secoli addirittura, è stato supposto che l’individuo disincarnato avesse la facoltà di poter scegliere se incarnarsi in un posto o nell’altro.
Al di là di questo – evidentemente impossibile, perché allora sarebbero tutti ricchi, belli e intelligenti! – è ovvio che non è possibile che sia l’akasico (la coscienza, ndr), o l’entità disincarnata a scegliere la propria incarnazione.
Se cosi fosse, come potrebbe essere possibile strutturare la Realtà, così complessa com’è?

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Looking yourself in the face

It is very easy to get into the state of mind to discharge responsibility for your circumstances onto what happens or other people, thus avoiding finding even the tiniest piece of information concerning your rationale.
You are experts in this regard, as we were back in our days!
Yet here we are, we’ve come to make you conscious and aware that this attitude towards life and your experiences is wrong.
Essentially, you live to carry forward your understanding, your evolution, and make sure that your “perception” develops through your awareness so that you understand more and more until you eventually get out of the loop of reincarnation.

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Le scelte contano per l’insegnamento e le comprensioni che producono

L’argomento della “scelta” è qualcosa che riguarda tutti quanti, costantemente, nell’arco di tutte le vostre esistenze; è qualche cosa di importante che deve essere necessariamente sentito, avvertito da ogni individuo nel corso della sua esistenza.
Vorrei, quindi, brevemente mettere qualche punto fermo.
Uno dei punti principali da tener presente è che, comunque sia, qualsiasi scelta voi facciate, in realtà si tratta, in misura maggiore o minore, di una scelta egoistica.
Immagino che non tutti sarete d’accordo su questa mia affermazione; d’altra parte, però, tenete presente che quando voi vi trovate di fronte una possibilità di scelta, quali sono i criteri che usate per scegliere?

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Il senso di colpa sorge dalla comprensione negata

Mettiamo in chiaro una cosa ben precisa: il senso di colpa è qualcosa che riguarda l’individuo nei rapporti con stesso.
Abbiamo notato, nel corso della discussione, che i vostri Io si sono affannati a cercare di trovare mille modi diversi per spostare l’attenzione da voi stessi al vostro esterno, ed ecco così che siete riusciti a dire che sono le attese degli altri a provocare i vostri sensi di colpa.
Il senso di colpa dell’individuo nasce nel momento in cui vi era la possibilità di comportarsi in un certo modo, seguendo il proprio sentire e quindi una comprensione raggiunta, ed invece l’individuo si è comportato in maniera tale da non seguire questa comprensione.

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L’evoluzione di sé e del mondo è solo un punto di vista

Noi, fin dagli inizi dei nostri primi interventi, ormai decine d’anni fa – lasciatemelo dire con una certa soddisfazione perché non è stato facile portarvi avanti per tutti questi anni – abbiamo detto, nel presentarci, che non dovreste chiamarci “grandi Maestri”, o “Maestri”, ma chiamarci invece “grandi bugiardi”.
Molti di voi si ricordano questa frase che ha lasciato, magari, anche un po’ perplessi. Il problema è che quando noi vi presentiamo i concetti, anche quelli filosofici, dobbiamo ovviamente presentarveli in maniera che voi possiate capire, rivestendoli con parole che vi siano comprensibili; magari in cinese potevamo anche esprimerli meglio, ma forse non sarebbe stato molto utile per tutti voi, no?

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