“L’Io questo sconosciuto” si dice; no, no, l’Io questo conosciuto, se ognuno di voi, ed anche di noi, quando eravamo incarnati, si osservasse un attimo…
Prendete il mio caso, miei cari; io prendo questa forma, questo modo di parlare per venire tra voi, semplicemente per distinguermi dagli altri, per avere un carattere ben preciso, per essere sempre riconoscibile nel tempo con tutte le caratteristiche che fanno parte di questa personalità; quindi parlo tanto, sono verboso, a volte cerco anche di confondermi quando parlo, per darmi un po’ di tono, e qualche volta cerco parole strane e via dicendo.
L’abbandono del corpo fisico e la vita che continua (IF24)
Insegnamento filosofico 24
Ecco, la vita si è compiuta e il corpo giace immobile, il petto non si solleva più nel suo respiro regolare che scandiva gli attimi di una esistenza fisica. Attorno alla spoglia vi è chi piange, chi non trova in sé lacrime, chi osserva quasi stupito perché, da un momento all’altro, quella persona che si credeva di conoscere così bene e così a fondo, è diventata irriconoscibile, non è più la stessa.
C’è chi osserva quel corpo e resta spaventato dal pensiero che un domani, presto o tardi, anch’egli diventerà uno sconosciuto.
Le fasi dello sviluppo dell’Io e la consapevolezza del suo agire
È bene ricordarvi, allo scopo di non farvi incorrere in errori di cattiva interpretazione e valutazione, che è sempre molto difficile riuscire a scorgere dove finisce l’“esaltazione” dell’Io e dove inizia l’“annullamento”.
Mi spiegherò meglio: qualcuno tra voi potrà pensare o affermare di compiere una determinata azione (fors’anche umile o “degradante”) non per l’Io, ma, anzi al contrario, a spese del proprio Io; il nostro consiglio è quello di non fare mai affermazioni di questo genere poiché riuscire a distinguere dove sta il confine tra “esaltazione” e “annullamento” non è poi una cosa così semplice;
Il ricordo delle vite precedenti: la legge dell’oblio (IF23)
Insegnamento filosofico 23
Molto spesso ci si chiede perché il ricordo delle vite precedenti non accompagna l’individuo nel corso delle sue incarnazioni, e questo, potrebbe in un primo momento anche apparire non giusto, in quanto il fatto di avere dei ricordi degli errori compiuti potrebbe aiutare a far sì che quegli stessi errori non vengano più compiuti.
Ma, in realtà, non è così, esiste la legge dell’oblio che fa dimenticare, al momento della nuova incarnazione, tutto ciò che si è stati, e questo è molto giusto:
Aggressività, durezza, lassismo nei genitori
Voglio riprendere un attimo un discorso che avevo iniziato tempo fa, a proposito dei bambini più o meno piccoli e del loro rapporto con gli adulti, o meglio ancora sarebbe dire del rapporto che gli adulti hanno con i bambini più o meno piccoli.
Avevo così, molto frettolosamente e genericamente, analizzato quali erano i rapporti piuttosto strani che gli adulti hanno nei confronti dei bambini piccoli, prendendo come adulti tutte le persone di una certa età, le persone cosiddette mature che in qualche modo avvicinano e abbordano i bambini; vorrei questa sera analizzare il problema sotto un altro punto di vista, prendendo degli adulti molto ma molto particolari, quelli che per il bambino sono i genitori: la madre e il padre.
Favola: affrontare le situazioni senza paura e rassegnazione
C’era una volta in un paese – e non vi dico qual era – un uomo che si chiamava Binda. Una mattina quest’uomo si svegliò e non riusciva più ad alzare la testa, ma continuava a restare con il capo completamente piegato in avanti e pesante.
Era un uomo abbastanza anziano che viveva solo in casa; era povero, non aveva amici e non aveva parenti, così non si curò di andare dal dottore perché «Ormai sono vecchio, cosa posso farci? Sono destinato, si vede, a finire i miei giorni in questo modo!» si diceva.
La dedizione al cammino determina la natura di ciò che si riceve
Nel compiere la ricerca nella sua vita, fatta per comprendere le varie domande che di volta in volta gli si presentano, l’individuo si dibatte nei perché che non riesce a sciogliere, a dipanare, cadendo fra reti tortuose dalle quali l’uscita sembra allontanarsi sempre più; ed ecco allora nascere domande sulla ragione del dolore, sul perché della vita, sulla realtà o meno di un Dio, sulla casualità di tutto ciò che si vive, e via dicendo.