Medianità col piattino e scrittura automatica 3 [A142]

Fin qua abbiamo esaminato, insieme, in maniera secondo me interessante, quello che riguarda l’esperienza comune del far muovere il piattino. Vi è, poi, l’esperienza più singola, più personale, che può essere quella di provare la cosiddetta “scrittura automatica”.

Chiunque si avvicina a questo tipo di cose grazie ai film o alle letture, sa che più o meno vi è un certo percorso da fare nel seguire la sperimentazione dello “spiritismo”: si parte dal piattino, si passa alla scrittura automatica, se si va avanti ancora si arriva alla trance e finalmente si arriva ai grandi fenomeni, alle cose meravigliose e via e via.

Questa è l’utopia, la realtà è che la maggior parte delle persone solitamente si ferma al piattino; però chi è già dentro all’argomento non può non cedere al fascino di quella che viene definita “scrittura automatica”; fascino che se ci pensate bene è anche un po’ perverso, pensateci: praticamente la persona che fa o cerca di fare la scrittura automatica dà a priori il suo benestare per essere posseduta, fisicamente, da una forza sconosciuta. Detta così non vi spaventa un pochino?

Non vorrei spaventarvi con quello che ho appena detto: in realtà ogni individuo possiede dei meccanismi di difesa che impediscono che accadano veramente queste cose e la possessione così, come viene paventata in particolare dalle varie religioni, non esiste, e quella che così viene denominata è nella quasi totalità dei casi, la manifestazione di problemi interiori dell’individuo. E anche nel caso della scrittura automatica vi sono queste possibilità vibrazionali dell’individuo che mette in atto le proprie censure in modo tale da far sì che la persona non possa venire “invasa” da altre entità; voi capite bene che ci sono anche dei motivi logici perché ciò non possa accadere.

Per poterci essere davvero una possessione è necessario che l’entità che cerca di possedere, di impadronirsi del corpo di un’altra persona debba avere risonanza con lei, debba avere cioè le proprie vibrazioni molto simili a quelle della persona che vuole possedere, deve assomigliarle vibrazionalmente quasi come se essa fosse una sua seconda copia, ma se così fosse a quel punto non proverebbe neanche a possederla, perché avrebbe già se stessa.

La scrittura automatica come produzione del proprio inconscio

Eccoci, dunque, alla nostra persona che si trova di fronte alla possibilità di provare a fare la cosiddetta scrittura automatica. Prende il suo bel foglio, se lo mette davanti, si prende una sua bella penna a sfera che corre bene, che scivola bene, chiude gli occhi, cerca di fare vuoto mentale – magari concentrandosi sul terzo occhio perché gli hanno insegnato che è così che si fa – si concentra bene, cerca di rilassarsi e sente un fremito nel braccio, il braccio incomincia a muoversi prima con dei segni un po’ strani come se stesse cercando di abituare la mano a trovare la sua mobilità giusta poi, un poco alla volta, incomincia a tracciare, prima con fatica poi un po’ più velocemente, in maniera un po’ più accurata, poi in maniera più comprensibile e fluida delle frasi che di volta in volta vengono riportate sulla carta.

Ora, diciamolo chiaramente, la maggior parte di questo tipo di cose deriva direttamente da una produzione dell’inconscio dell’individuo il quale attraverso questo mezzo, attraverso questa semi-trance autoindotta, permette a quello che è interno a lui, di fuoriuscire più liberamente e quindi di mettere in moto quegli automatismi che possono tradurre in una forma reale, tangibile sul piano fisico, ciò che sta alla base di tali spinte.

Questo significa che la scrittura automatica potrebbe essere un ottimo metodo per cercare di conoscere meglio se stessi. Adesso è pressoché passato di moda, ma tenere il diario, cosa che era di moda per lunghi anni se non secoli all’interno della vostra cultura, in qualche maniera era una versione edulcorata della scrittura automatica, in quanto nel diario veniva messo di getto tutto quello che passava per la testa su quello che era accaduto nel corso della giornata; cosicché da una parte si fissavano i ricordi e dall’altra parte c’era la possibilità di esprimere, lasciar uscire, fluire i propri sentimenti, le proprie emozioni e i propri pensieri, specialmente in un’epoca in cui vi era molta più costrizione a mantenere le emozioni e i pensieri riservati dentro di .

Adesso invece tendete tutti, almeno a parole, a manifestare quello che sentite, quello che provate o quello che pensate e, teoricamente, del diario non vi è più bisogno. Però, per chiunque voglia seguire la strada del conoscere se stesso, io credo che il buon metodo del taccuino con la penna e lo scrivere tutto quello che viene da scrivere possa essere un modo molto interessante, molto utile per arrivare a comprendere meglio se stessi.

Che dire allora della scrittura automatica? E’ una bellissima cosa, facciamo un monumento alla scrittura automatica nella piazza più grande della città, in modo che tutti arrivino a questa panacea universale che possa aiutare l’umanità a uscire dalle pieghe nelle quali sta andando ad infilarsi ultimamente.

Eh, purtroppo la cosa non è così bella e semplice perché, insieme alle spinte che ci sono al vostro interno e che portano il vostro braccio a muoversi e a scrivere, vi sono anche le spinte contrarie che tendono a fermare, a bloccare l’espressione della vostra interiorità per colpa del vostro Io che, rendendosi conto che sta facendo scappare delle parti di se stesso, cerca di fare resistenza. Ecco, quindi, che anche nel caso della scrittura automatica, quello che viene scritto quando lo si fa con l’intenzione di osservare se stessi, va comunque vagliato, osservato e, entro i propri limiti e le proprie capacità, razionalizzato o, ancor meglio, “sentito”.

La scrittura automatica con connessione a una entità

Ma cosa possiamo dire nel caso che quello che viene prodotto con la scrittura automatica non sia qualcosa che riguarda se stessi, ma si tratti, che so io, di pensieri di defunti o di supposti sguardi su un futuro più o meno prossimo e quindi siano cose che presuppongano la concorrenza della manifestazione di qualche entità più elevata della persona che sta scrivendo?

Purtroppo, la facilità con cui la scrittura automatica può venire messa in atto (che coincide con la facilità con cui viene messo in atto il movimento del piattino), fa sì che le persone tendano a usare questo metodo per ottenere molteplici effetti; prima di tutto una gratificazione dell’Io, perché in qualche modo ciò le distingue dagli altri e fornisce loro, apparentemente, delle qualità (nel senso di “poteri”), delle possibilità che le rendono più importanti e più grandi, senza contare che trovano gratificazione e giustificazione nel loro possibile aiuto ad altre persone che, attraverso le ipotetiche parole di un congiunto trapassato, possono trovare serenità, tranquillità, fiducia, rassegnazione per la perdita che hanno subito.

Potete immaginare che le possibilità sono molteplici. Però io vi dico che per gli stessi motivi per cui parlavo prima a proposito della possessione, è veramente difficile che nel caso della scrittura automatica vi sia veramente l’intervento di un’altra entità. Quantomeno l’intervento diretto. Infatti, perché ciò possa avvenire, come ho detto, valgono le stesse regole che ho citato per la possessione: ci si deve trovare in presenza di una notevole, non indifferente concomitanza tra le vibrazioni di chi scrive e le vibrazioni di chi viene a parlare. E voi potete immaginare che se ciò può anche risultare possibile per un parente molto prossimo, diventa molto difficile per qualcuno che magari ha fatto tutt’altra vita, tutt’altre esperienze, tutt’altro percorso evolutivo e non vi è nessun punto di contatto né di vita né di esperienza con lo strumento che cerca di usare.

E allora direte voi, allora tutte quelle persone che si mettono a scrivere parlando con chiunque gli venga chiesto di parlare e che vengono a portare per iscritto notizie di una qualunque di tutti i miliardi di persone che hanno abbandonato il piano fisico sono tutte degli imbroglioni? Sono tutte persone in malafede? Sono tutti illusi?

Certamente no, e non siamo qui, comunque sia, anche nei casi in cui vi sia un supposto imbroglio da parte di queste persone, per occuparci dell’intenzione di queste persone (dato che è proprio l’intenzione ciò che più conta) perché potrebbe essere un imbroglio fatto per ottenere vantaggi personali ma anche per cercare di pacificare, di dare serenità e tranquillità a una persona che ha perso un proprio caro scomparso.

In effetti talvolta, anche se non proprio sempre, queste persone che dicono di poter far da tramite per la comunicazione dei trapassati, pur dicendo un’inesattezza, non dicono una falsità; infatti, molto spesso queste persone possiedono una sensibilità particolare per cui possono effettivamente riuscire a mettersi in contatto con la persona trapassata, attraverso il supporto fornito dalla persona stessa che fa la richiesta del contatto. Quello che accade però non è l’entità che interviene, bensì è la persona che fa da tramite che riesce a percepire questa entità e da questa entità porta le informazioni alla conoscenza della persona che ha fatto la richiesta.

Non vi è, quindi, un intervento diretto dell’entità bensì vi è la raccolta di informazioni sull’entità da parte di chi sta facendo la scrittura automatica che poi trasmette sulla carta queste informazioni che ha raccolto. Non si tratta di medianità, intesa come intervento diretto di un’entità esterna, bensì di sensitività di chi pratica la scrittura automatica, una capacità che le permette di recepire alcune vibrazioni provenienti da quell’entità particolare.

D – Potremmo dire che in realtà la comunicazione avviene in direzione inversa a come comunemente si penserebbe…

Sì, esattamente. Ovviamente le cose percepite o lo sono a caso, e allora la scrittura risulta frammentaria e il più delle volte incomprensibile – voi sapete che un’entità dopo il trapasso è un ribollire di sensazioni, di emozioni, di rivisitazioni della sua vita e via dicendo no? – oppure, da parte del sensitivo, vi è la ricezione soltanto di particolari aspetti vibratori dell’altra entità.

Se per esempio si ha il desiderio di cercare di comprendere che so io, come sta quell’entità, che via sta percorrendo, se è tranquilla e via discorrendo, ecco che la persona sensitiva riesce a percepire questo stato e a trasmetterlo quindi attraverso la scrittura automatica. Molte volte, tenete presente, che passando attraverso l’inconscio della persona che scrive le percezioni che sono recepite, le informazioni raccolte vengono modificate, trasformate dall’Io dello scrivente in modo tale da cercare di accontentare il più possibile la persona che riceve il messaggio, tentando nel contempo di non provocare dei danni, delle emozioni troppo forti, di non dare delle notizie eccessivamente poco gratificanti per la persona che ha richiesto il messaggio.

D’altra parte voi sapete la complessità e le turbolenze che l’individuo che ha abbandonato il piano fisico attraversa prima di abbandonare i suoi corpi inferiori e andare avanti nel suo percorso. Immaginate la persona che muore e che ce l’aveva a morte con il figlio, per esempio: dopo la sua morte riesamina la sua vita e vede tutti gli sgarbi, le cattiverie, le ripicche che si sono fatti l’un l’altro e cerca di capire il perché, rivivendo emotivamente e razionalmente tutte le situazioni più spiacevoli.

Se il figlio nel frattempo andasse a chiedere a una persona che fa la scrittura automatica di mettersi in contatto con il padre e la persona che fa la scrittura automatica avesse una sensitività tale da poterla collegare con l’entità del padre cosa percepirebbe? Percepirebbe la furia, l’ira, la rabbia, il livore e tutte queste cose qua nei confronti del figlio. Ecco così che nel momento in cui percepisce queste sensazioni, queste percezioni, automaticamente il suo Io (anche come meccanismo di difesa suo) tende a modificare le cose in modo da poterle eventualmente presentare, se non in modo del tutto diverso, quantomeno in modo più edulcorato possibile infiorandole poi con “ti voglio bene”, “ti amo”, “sei sempre nei miei pensieri” e via dicendo, tutte cose che in qualche maniera la persona che ascolta trova gratificanti per se stesso.

Ecco, così, che si viene a instaurare questo triplice rapporto tra l’entità, lo scrivente e il ricevente dello scritto che forma una catena in cui tutte e tre le personalità in qualche modo interagiscono tra di loro e il risultato che esce fuori è qualche cosa che il più delle volte non è poi più di tanto attendibile.

Che non sia attendibile ed evidente anche per altri motivi collegati a quanto noi abbiamo detto in tutti questi anni, ovvero che quando una persona muore ha bisogno di tempo prima che possa venire eventualmente a comunicare sempre che abbia le intenzioni, la capacità e la possibilità di farlo! E invece accade, solitamente, che la persona morta dopo poche ore già si presenta, si manifesta, scrive dicendo frasi del tipo “sto bene”, “vi voglio bene” e tutte le belle cose molte volte consolatorie ma banali che queste entità vengono a dire. Questo potrebbe essere già un campanello d’allarme per suggerire che tutto sommato la persona che sta scrivendo sta mettendo molto del suo in quello che viene espresso. Quindi ci vuole molta cautela anche nell’osservare questo tipo di fenomeno.

D – Sul discorso che hai fatto del ricevente che edulcora in qualche maniera le sensazioni che l’entità sta provando per i suoi fini, in sostanza a questo punto vedo la malafede.

Stiamo parlando di azioni inconsce, mentre la malafede è sempre conscia.

D – Sì però è sottile la cosa…

Ti ricordo che è un meccanismo di difesa anche quello perché se il presunto sensitivo lasciasse uscire veramente tutto quello che percepisce avrebbe delle reazioni negative da parte dell’altro, e molto spesso potrebbe accadere che ci sarebbe come conseguenza un rifiuto di quanto viene detto e di quanto viene fatto, quindi l’Io si premunisce cercando di evitare questo tipo di reazione.

D – In effetti anche io avevo pensato all’utilizzo o comunque alla possibilità della scrittura automatica come mezzo per conoscere un altro aspetto di se stessi o comunque un aspetto di sé con cui si ha meno dimestichezza. Ma è una cosa che val la pena fare oppure è inutile star li a fare una cosa di questo tipo e tanto vale tenersi un normalissimo diario e cercare semplicemente di scrivere di getto le cose che ci capitano durante le giornate?

Ma vedi, val la pena come val la pena fare qualsiasi altra cosa: anche interpretare un sogno può essere inutile o può essere utile, può essere una strada da perseguire per esempio. E fare la scrittura automatica può essere un altro modo per entrare in contatto con quello che si è interiormente e che, solitamente, non si riesce a esprimere. Tutto dipende, in fondo, da quello che si vuol fare e dal perché si è lì a fare quella determinata cosa. Forse in confronto ad altri metodi c’è il vantaggio che vi sono altri elementi che filtrano oltre al senso delle parole che sono state scritte e se uno sta attento basta guardare il modo di scrittura, la calligrafia, per incominciare a capire anche cose che altrimenti in un altro modo non potrebbe esprimere.

D – Però lo stesso discorso lo si può fare anche per la scrittura automatica fatta a computer?

Beh forse un po’ meno perché viene a mancare l’apporto diretto nel modo di scrittura stilistica, come forma, non come contenuto

D – Però magari anziché osservare la forma si può osservare quali parole sbagli…

Si può fare un’analisi del contenuto anziché della forma sì. Però la scrittura diretta permette sia un’analisi del contenuto che un’analisi della forma. E non ha bisogno di intermediari, il che non è una cosa da poco tutto sommato.

D – Ritornando ad un quadro più generale, quando una persona afferma “ho visto la tal persona che è morta, mi sembra di averla percepita” non è altro che un suo desiderio di poter percepire questa persona, di potersi mettere in contatto con questa persona?

No, ferma tutto. Io non ho detto che il sensitivo che ha quella possibilità non possa percepire quella persona. Ho detto che quella persona non è detto che possa comunicare direttamente, volontariamente con il sensitivo. È diverso il discorso. Non c’è un’azione voluta da parte dell’entità, è una percezione da parte del sensitivo. L’entità potrebbe anche non accorgersi di quanto sta succedendo.

D – Io mi riferivo alla situazione in cui una persona nel piano fisico afferma “io ho visto la tal persona che è mancata, io l’ho proprio vista al mio fianco”…

Potrebbe essere vero. Il più delle volte non lo è, il più delle volte sono delle illusioni quando non addirittura dei tentativi di apparire nei confronti delle altre persone o magari, per essere più buoni, il tentativo di lenire la sofferenza di altre persone. Però può essere vero: ci sono persone che hanno la capacità sia di vedere le auree che di vedere una persona in una sua forma completa, forma che fra l’altro è il risultato di una proiezione sua.

D – Certo questo senz’altro, ma se questa persona ipoteticamente avesse questa possibilità di mettersi in contatto sarebbe una sua possibilità che non andrebbe persa, non sarebbe una tantum.

Senza dubbio è una capacità che appartiene alla persona, però il poter manifestare questa capacità non è detto che non possa essere soltanto un “una tantum”, dipende da cosa contempla il percorso che quella persona deve compiere nel corso della vita.

D – Sempre tornando alla domanda che ho fatto adesso sull’utilizzo della scrittura come un ulteriore metodo per conoscere meglio se stessi. Come qualsiasi tecnica che viene usata per conoscere se stessi, teoricamente il continuare ad applicarla dovrebbe…

… facilitarne l’espressione. Certamente. Infatti è quello che accade nella scrittura automatica: la scrittura diventa via via più fluida, e via via più comprensibile, le frasi sono meno smozzicate e molto più strutturate rispetto alle prime che venivano scritte.

Questo accade anche per quanto riguarda le eventuali resistenze interne dell’individuo, anche perché ciò che l’individuo sta sperimentando in quel momento diventa a poco a poco una cosa che l’Io conosce e a cui pone meno resistenze nel momento in cui ritiene che non sia poi così pericolosa per la sua integrità.

Una variante di scrittura automatica

Ci sarebbero tante altre cose da vedere su questo discorso della scrittura automatica. Ad esempio se voi avete visto qualche volta le persone che fanno la scrittura automatica, vi rendereste conto che molte di costoro in realtà non scrivono nulla, fanno soltanto ghirigori o fanno delle lettere sproporzionate ma principalmente è quello che loro dicono che conta, non quello che scrivono.

Dicendo questo sembra che io stesso mandi a carte quarantotto tutto quello che ho detto fino a questo punto, vero? In realtà questo accade perché ci si trova davanti a un tipo diverso di scrittura automatica in cui la scrittura automatica diventa semplicemente l’appoggio su cui mettere la propria concentrazione per far sì che l’individuo riesca a mantenere la mente libera e a riuscire eventualmente a mettersi in contatto con queste forze, con queste vibrazioni esterne a lui.

Ecco, quindi, che la parte importante non è più il movimento della mano che sta producendo scrittura automatica, ma la scrittura automatica diventa soltanto un appiglio su cui concentrare la propria attenzione e far sì che possa succedere l’eventuale fenomeno di percezione di immagini, di frasi provenienti da altre forze esterne a lui e che vengono riportate a voce da chi sta effettuando la scrittura.

D – Questo nei casi in cui c’è veramente questa possibilità…

Certamente. Nei casi in cui, invece, si tratti solo di una manovra dell’Io, i ghirigori sono tutta scena messa in campo per rendere la cosa più misteriosa possibile e, quindi, acquisire interesse o importanza o sembrare veramente in balia di chissà quale entità che muove la mano in questo modo così strano e che gli fa scrivere queste cose strane, quindi un’affermazione indiretta, quasi simbolica, che c’è senz’altro qualcosa di esterno che influisce sulla persona che scrive e che la rende diversa da tutti gli altri. Se ci pensate sono quasi tutte donne quelle che scrivono, vi siete mai chiesti perché?

D – Forse sono più frustrate?

Sono più frustrate e hanno più bisogno di acquistare attenzione, importanza, sia agli occhi delle altre persone che ai propri occhi.

D – Nell’ipotesi che ci sia veramente un contatto, la persona che sta facendo la scrittura automatica in qualche maniera mentre sta cercando la concentrazione prima con questi ghirigori in realtà non sta facendo altro che allineare i propri corpi

Qua stai andando un pochino sul difficile secondo me, non mi sembra che si possa vedere la cosa in questa direzione, perché non si tratta di un allineamento di corpi bensì di una percezione di corpi. Vediamola secondo l’insegnamento ultimo che abbiamo dato: la persona percepisce quello che Pinco Pallino, trapassato già da un po’ di tempo, sta pensando nei confronti di un qualsiasi avvenimento della sua vita. Percepisce quella vibrazione che è fatta di una parte mentale, una parte astrale (quella fisica, ricordiamolo, non c’è più, e, magari, ha l’intenzione o il desiderio di comunicarla sul piano fisico alla persona a cui questa comunicazione dovrebbe andare).

Perché ciò sia possibile, è necessario che il sensitivo prenda questa vibrazione, la faccia passare attraverso i propri corpi, per farla manifestare sul piano fisico, giusto? Ma per far questo è necessario che i suoi corpi la decodifichino, e se il corpo di ognuno di voi ha la necessità di modificare le sue vibrazioni per far scorrere le informazioni tra i vostri corpi, figuratevi di che decodifica c’è bisogno per decodificare le vibrazioni di un’altra entità.

Ecco così che passano attraverso la sua interiorità e passando attraverso la sua interiorità vengono decodificate attraverso le sue possibilità e capacità di decodifica e vengono, alla fine, portate sul piano fisico attraverso la scrittura. Ma quello che arriva sul piano fisico in molti casi è, comunque sia, in tanta o piccola parte, sempre inquinata da quella che è stata la decodifica effettuata dal supposto scrivente automatico.   Quindi più che un allineamento di corpi forse si può parlare di un percorso attraverso i corpi. Scifo

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