Insegnamento filosofico 2
Certamente avrete pensato che, in tutto il periodo in cui vi abbiamo fatto pervenire le nostre parole, non vi fosse tra i vari discorsi un vero nesso logico, un discorso unitario, come se le comunicazioni seguissero un andamento caotico e disordinato; infatti, accanto a qualche accenno – peraltro molto saltuario – a concetti filosofici, vi è stato accennato anche alla Realtà, affermando che essa non è quella che i vostri sensi normalmente percepiscono; vi abbiamo parlato di epoche lontane; vi abbiamo parlato di fatti pratici inerenti la quotidianità della vostra vita ma, soprattutto, abbiamo dato rilevanza ai concetti di Io, di Autoconoscenza e di Amore.
Tutto ciò – invece di essere un’accozzaglia caotica di elementi, come a qualcuno può essere sembrato – aveva la funzione di stimolare il vostro intimo, di far sì che incominciaste prima di tutto a ricercare voi stessi, in quanto – e non ci stancheremo mai di ripeterlo, anche se alcuni di voi saranno invece già stanchi di sentircelo dire di continuo – il primo passo verso la comprensione del Tutto muove proprio dalla comprensione di voi stessi.
È per questo motivo – ad esempio – che abbiamo sempre evitato di parlare in modo diretto a lungo di Dio: come potete, infatti, aspirare a conoscere prima e a comprendere poi anche la più elementare questione che riguarda Dio, se non riuscite neppure non solo a capire gli altri uomini e la fratellanza di fatto e non di parole che vi lega ad essi, ma addirittura a comprendere che cos’è che volete veramente in realtà?
Abbiamo affrontato più volte – anche indirettamente – il concetto che la Realtà non è quella che a voi appare, anzi, la vostra percezione del reale è non soltanto frammentaria e incompleta, ma spesso addirittura illusoria a causa di fattori inerenti il vostro più profondo sentire e, in particolare, a causa dell’Io che si serve della mente – punto di passaggio delle percezioni della realtà esterna – per modificare, a mano a mano che entra in voi, la percezione di ciò che è reale all’esterno di voi.
Ma esiste davvero una realtà all’interno del mondo fisico, oppure il mondo dei fenomeni in cui vivete è tutto un sogno, plasmato dalle vostre percezioni limitate e dai vostri desideri che – come spesso abbiamo visto – hanno la tendenza ad indurvi a vedere solo ciò che più vi appaga ed a cercare di modificare in questa prospettiva tutto ciò che va contro il vostro Io?
Per questa volta lasciamo per un poco da parte l’influenza che ha l’Io nel modificare la realtà percepita tramite i vostri sensi, ed esaminiamo invece la realtà esterna alla vostra mente e – quindi – al di fuori delle alterazioni soggettive che l’Io produce sulla realtà allorché essa viene a scontrarsi con i suoi impulsi; facciamo – o cerchiamo di fare – cioè un discorso inerente la realtà oggettiva esterna, effettiva, del mondo fisico.
Avevamo già affermato che solo una porzione limitata della realtà esterna è riconosciuta e abbracciata dalle vostre percezioni e che – malgrado questo – siete in grado di conoscere l’esistenza di cose che, pure non riuscite a vedere, a sentire, a gustare, a toccare o ad odorare, cioè a percepire, per via normale; così, ad esempio, sapete che esiste ossigeno intorno a voi e che esso è un elemento necessario alla sopravvivenza del vostro corpo fisico, anche se dell’ossigeno non avete alcuna percezione diretta, riconoscibile tramite i vostri sensi.
Avevamo anche detto che se possedeste un organo della vista molto più acuto – così acuto da essere in grado di scorgere gli atomi, uno per uno – il mondo che siete abituati a vedere non esisterebbe più sotto quell’aspetto: le forme sparirebbero e tutto ciò che ora vedete intorno a voi – e perfino il vostro corpo – non vi apparirebbe altro che un vorticare di piccolissime particelle – più o meno compatte e uniformi – così numerose che non riuscireste più a fare distinzione tra forma e forma perché anche gli spazi che ai vostri occhi appaiono, in condizioni normali, completamente vuoti, sono in realtà pieni di materia.
Se poi voi riusciste a vedere ad un livello percettivo ancora più acuto, le differenze che avreste potuto osservare nel caso precedente, riguardo alla costituzione della materia del mondo fisico – ovvero la grandezza e la composizione dei vari atomi – si trasformerebbero a loro volta e vedreste che, ad un certo punto, l’unica differenza nella materia che vi circonda risiede nella densità delle particelle e che tutte queste particelle sono identiche le une alle altre.
A questo punto avreste scorto la realtà prima del piano fisico, la reale forma della sua materia, cioè ciò che, in ultima analisi, costituisce tutto il piano fisico, tanto che è possibile affermare che ogni cosa che vedete intorno a voi non è altro che una ripetizione di queste particelle di base dalle quali, per loro maggiore o minore aggregazione, proviene tutto ciò che vi circonda.
Questa particella che – per intenderci – chiamerò “unità elementare”, è insomma l’elemento costituente, la base, che forma tutta la materia del vostro piano di esistenza e che, quindi, struttura e organizza la realtà concreta intorno a voi.
Quest’unità elementare può essere assimilata al concetto di atomo, così come lo avevano postulato Democrito e, in seguito, Platone, quale fondamento ed elemento unico costituente il divenire della realtà oggettiva della materia, anche se l’indivisibilità è una caratteristica valida – per l’unità elementare – solo finché si resta, appunto, all’interno del piano fisico.
Il piano fisico è costituito dunque – in tutte le sue parti, e in ogni suo punto – dallo stesso identico elemento, l’unità elementare che aggregandosi, cioè associandosi ad altre unità elementari del tutto simili, forma via via le particelle, gli atomi, le molecole, i gas, i liquidi e i solidi; forma cioè tutta la realtà del piano fisico.
Ciò vuol dire che, scomponendo al massimo un solido o un liquido o un gas o una molecola o un atomo o una particella, alla fine si arriverebbe sempre ad avere una certa quantità dello stesso elemento, cioè dell’unità elementare. Possiamo così affermare che nella costituzione della materia non vi è alcuna differenza di partenza, ma che ogni porzione di materia è costituita dalla somma di più unità elementari perfettamente identiche tra loro.
È come dire in matematica che, scomponendo il 100 e il 10 in unità, alla fine si hanno cento 1 e dieci 1, cosicché si può affermare che fra il 100 e il 10 l’unica differenza stia nel numero di elementi identici che li compongono.
Analogamente è per la materia, vista dal punto di osservazione della sua costituzione fisica: la differenza tra acciaio e vapore acqueo – in apparenza così diversi tra loro – in realtà sta tutta e soltanto nel diverso numero di unità elementari che ne costituiscono la struttura.
La realtà che voi percepite non è quindi altro che uno strutturarsi diverso come densità di queste unità elementari le quali, attraverso a questo gioco di aggregazione più o meno densa, arrivano ad essere percepite dai vostri sensi sotto l’aspetto di molteplici e differenti forme.
A questo punto sorge spontanea la domanda se quest’unità elementare sia dunque l’elemento ultimo della realtà, l’ultima cosa da conoscere, conosciuta la quale l’uomo avrà finito il suo processo di apprendimento e terminerà il suo ciclo evolutivo.
No, creature care: essa è l’elemento ultimo che potete scoprire nel piano in cui vivete, cioè nel piano fisico, attraverso i sensi ed i mezzi che il piano fisico vi concede ma, al di là di essa, esistono ancora una materia e una realtà; e l’unità elementare non è altro che l’anello di congiunzione tra ciò che voi chiamate mondo visibile e ciò che definite mondo invisibile.
L’unità elementare del piano fisico è dunque una realtà oggettiva, anche se a voi – per ora – sconosciuta, ed è quella che fornisce il materiale alla vostra mente attraverso la mediazione delle percezioni che ad essa arrivano, per costruire le immagini della realtà soggettiva, spesso illusoria non solo nei contenuti ma anche nelle stesse forme.
L’unità elementare è l’umile ancella che presta la sua opera alla regina affinché costei possa essere ammirata e presa a esempio dai suoi sudditi; è l’anonima tela che fa da supporto alla grandiosa opera d’arte; è lo sconosciuto muratore senza il quale nessun grattacielo svetterebbe mai verso il Sole; è ciò che ci fa affermare:
“Nel mondo fisico non vi è in realtà distinzione tra bello e brutto, tra grande e piccolo, tra bianco e nero, ma tutto – nell’uomo e intorno all’uomo – è Uno, unito e uniforme, e ciò che all’uomo appare diverso da lui stesso, separato, inferiore, non è altro che un’illusione, una visione soggettiva, frutto della sua limitatezza sensoriale che gli fa percepire e concepire la realtà in modo parziale”.
Pensate dunque – creature care – che il vostro bel corpo così amato orgogliosamente, così accontentato egoisticamente, così adulato, ostentato, messo a confronto con disprezzo o con senso d’inferiorità, nella realtà costitutiva del vostro piano di esistenza non è né più né meno che una manciata della stessa identica sostanza che costituisce sia l’oro sia lo sterco. E allora meditate se vale la pena di identificarsi con esso, ma state attenti alla vostra risposta, perché essa sottintende delle conseguenze logiche che – forse – vanno al di là di quanto pensavate di affermare. Scifo
Sento grande fascinazione, quando si parla di materia indifferenziata o di unità in termini “scientifici”. Un giorno, forse non lontano, i concetti espressi dall’ambito scientifico e quelli più prettamente spirituali, convergeranno. Credo che questo, permetterà all’umanità intera, di fare un grande passo in avanti.