L’unità elementare di un piano è composta da due unità del piano precedente (r8)

Creature, serenità a voi! Questa sera lasciamo per un attimo da parte le pagine polverose della Bibbia e facciamo qualche discorso un pochino più leggero. Sono compiaciuto per gli sforzi che state facendo.

Vi ho ascoltato divertito allorché cercavate spiegazioni difficili per concetti che poi, in realtà, hanno delle spiegazioni abbastanza semplici, finendo veramente col complicarvi vieppiù le cose. E allora mi sono chiesto: perché questo? Quale può essere il motivo per cui queste creature, dopo anni ed anni di insegnamento non vedono le risposte alle loro domande lì, poste ai loro piedi, e partono (come dite voi) per la tangente, arrivando, che so io, addirittura agli Ufo? Secondo voi, quale può essere la risposta? Certo per rispondere dovete dare per buono il fatto che io dica che certe risposte a certe domande sono semplici e in realtà accessibili. Com’è possibile allora, vi chiedo, che fra tante menti intelligenti presenti per la discussione di oggi, e non solo di oggi, queste risposte non venissero quasi immediatamente alla luce?

In realtà io sono convinto che si tratta semplicemente di una cattiva assimilazione: gli elementi certamente li avete introiettati e ciò che vi sbilancia è il differente punto di partenza di questo nuovo ciclo. L’amica M.T. ha espresso in qualche modo questo stesso concetto allorché affermava prima che un messaggio sulla materia risultava comprensibile, o più facile, più semplice se si partiva dalla vostra realtà fisica e si andava a ritroso. Giusto?

Ovvero partire dalla materia fisica, fare tutto il cammino, e allora: materia fisica solida, materia fisica un po’ meno solida, sempre un po’ meno solida per arrivare a isolare questa benedetta unità elementare, ovvero l’elemento di materia costituente, con le sue varie aggregazioni, tutta la materia del piano fisico. Isolata finalmente l’unità elementare, questa unità elementare si spacca e non si ottengono più due parti di unità elementare della materia fisica (sentite come sono bravo, come l’ho imparata bene questa cosa) ma si ottengono, invece, due parti di materia del piano immediatamente precedente, ovvero il piano astrale: due parti di materia più densa del piano astrale.

Spezzando l’unità elementare del piano astrale, ecco che non si hanno più due metà unità elementari del piano astrale, ma si hanno due parti della materia più densa del piano mentale. D’accordo? A questo punto, praticamente ci eravamo fermati.
E io mi chiedo: forse sarebbe stato meglio, noiosamente, continuare a spezzare la materia del piano mentale fino ad arrivare all’unità elementare del piano mentale, spezzare l’unità del piano mentale e trovare non più materia del piano mentale ma due parti della materia più densa del piano akasico; andando ancora a ritroso, dalla densità del piano akasico arrivare ad isolare una unità elementare del piano akasico, spezzarla in due e non trovare due mezze unità elementari del piano akasico bensì due parti della materia più densa del piano successivo, d’accordo? Ma, ha senso? Ha qualche utilità o, tutto sommato, è logico presupporre che si può ritornare indietro in tutti vari piani di esistenza, isolare l’unità elementare di quel piano di esistenza, spezzarla in due e trovare una parte della materia del piano precedente?. Pensate: se i piani fossero, invece che sette, cinquantasei, ci vorrebbero alcuni cicli per fare il cammino a ritroso!

(Sintesi grafica non presente nell’originale)

Il problema, forse, si pone perché in questo ciclo l’insegnamento è partito dall’altro capo della realtà, ovvero da Dio e, quindi, da Dio un po’ alla volta si sta cercando affannosamente di risalire verso i piani spirituali, poi il piano mentale, poi il piano astrale, poi il piano fisico. E qua vi trovate in difficoltà.

Ma dove sta, creature, la difficoltà? Sta nel fatto che non riuscite a rispondervi ad una domanda… perché è impossibile che siate così sciocchi da non comprendere che arrivati sul penultimo piano si possa spezzare l’unità elementare tipica di quel piano in due e trovare qualche cosa che riguarda il piano precedente, l’ultimo piano di esistenza, giusto? Certamente, per analogia con quanto abbiamo fatto su tutti gli altri piani di esistenza, dovrete arrivare a comprendere facilmente anche questo. La domanda cui non riuscite a dare risposta è: che cosa si ottiene spezzando l’unità elementare dell’ultimo piano. Vero?

Cosa significa questo? Significa che il problema sta tutto in ciò che si trova in quest’ultimo piano. E che questo si cerchi di comprenderlo partendo dal penultimo piano verso il primo o dal primo verso il penultimo, è soltanto un cambiamento di prospettiva, ma la comprensione un po’ alla volta deve arrivare lo stesso perché il cammino può essere solo quello. Giusto, anche questo?

Quello che dobbiamo, insieme, cercare di comprendere, è come fare questo balzo da una materia di un piano molto rarefatto come può essere il penultimo piano di esistenza – però, per quanto rarefatto, comprensibile – per arrivare a ciò che sta sull’ultimo piano.
L’ultimo piano, voi lo sapete, è composto da cosa? Da chi? Scifo

D – Da Dio.

Da Dio. Giusto. Quindi significa che la difficoltà, in realtà, risiede nel fatto che non riuscite a darvi una spiegazione logica, e per quanto possibile razionale, di ciò che è Dio.

Siete d’accordo anche su questo? Ma per poter comprendere – per quanto possibile, ripeto – chi e che cosa e come “è” Dio, è necessario comprendere ciò che egli manifesta, ciò che voi conoscete più da vicino, perché altrimenti resterebbe tutto talmente nebuloso da risultare fatto di concetti astratti, incomprensibili.
Per far questo l’unica possibilità, a questo punto, è fare il cammino come stiamo cercando di fare, ovvero partire da un Dio che resterà ancora per qualche tempo molto difficile da comprendere e vedere poi dai suoi frutti, da ciò che egli provoca, dagli effetti che la sua presenza ha sulla realtà, ciò che Egli è.

Non so se avete compreso quanto sto dicendo. Per essere un pochino più sintetico e un po’ meno malizioso di come sono di solito, voglio semplicemente chiedervi di avere pazienza, di cercare di comprendere quanto diciamo, ma di ricordarvi che tutto quanto diciamo è un quadro complesso in cui tutti gli elementi, un po’ alla volta, si devono incastrare. E quando tutto ciò che abbiamo detto in tutti questi anni (che ricordatelo, erano mirati ad arrivare a questo punto) si fonderanno, allora certamente “questo Dio” comincerà ad essere di meno difficile comprensione. Scifo


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catia belacchi

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