L’origine del karma e la sua propagazione [A129-karma3]

Da quello che abbiamo detto in precedenza si evince, mi sembra in maniera chiara, che il karma non è da considerarsi come un meccanismo punitivo (o premiante) nei confronti dell’essere incarnato.

Si tratta di un meccanismo per aiutare la comprensione dell’individuo mettendogli a disposizione dei binari di esperienza, conseguenti ai suoi comportamenti sbagliati a causa delle comprensioni non ancora raggiunte, lungo i quali sperimentare sulla sua pelle gli effetti che quei comportamenti hanno provocato e, da questa sperimentazione, trarre un allargamento del suo sentire.

In conseguenza di questa considerazione mi sembra che risulti evidente il fatto che attribuire la connotazione di “positivo” o “negativo” a un karma non rientri in un ragionamento obiettivo e correttamente logico dell’argomento, a meno che tali connotazioni non vengano attribuite dal punto di osservazione della dualità, ovvero dell’individuo incarnato e che, comunque, tali attribuzioni in realtà riguardano – come avevamo sottolineato in precedenza – non il karma in se stesso, bensì la valutazione degli effetti che esso provoca nella vita dell’individuo su cui agisce.

Dal momento che non è nostro principale interesse approfondire un eventuale aspetto etico/morale del concetto di karma, cosa già fatta abbondantemente in precedenza, nei primi anni del Cerchio, quando l’insegnamento etico/morale era il nostro intento principale, bensì quello di cercare di comprendere le sue meccaniche e quali conseguenze la sua attività abbia sulla Realtà.
Ma quali sono i punti fissi imprescindibili da cui partire nella nostra analisi?

Il karma è vibrazione

Il primo punto è che il karma, come, d’altra parte, ogni elemento del Cosmo, può essere osservato come una vibrazione: il sistema causa/effetto o, se preferite azione/reazione, sta alla base dello sviluppo del karma e indica chiaramente che esso si propaga nella Realtà con un andamento che investe gli elementi con cui entra in contatto, trasmettendo a essi la sua vibrazione naturale e influendo, conseguentemente, sul loro assetto vibratorio, dando vita al processo che voi potete individuare, nelle sue conseguenze, come causa/effetto o azione/reazione.

Quello che potrebbe non essere ben chiaro a tutti voi è il modo in cui il karma nasce, cos’è che lo mette in moto e che gli infonde la vibrazione di partenza con le sue particolari caratteristiche che portano a trasmettersi in azione e reazione sul piano fisico, dando il via a quello che può essere definito il percorso che compie il karma nel suo viaggio circolare.

L’attivazione della vibrazione karmica

Il karma è uno strumento evolutivo e, di conseguenza, ha un unico scopo da cui non può deviare: quello di aiutare l’individuo incarnato ad ampliare la propria comprensione e, contemporaneamente, la propria evoluzione. Ecco che, allora, mi sembra risulti lampante che ciò che mette in moto il processo karmico è la presenza di una o molteplici incomprensioni all’interno del corpo akasico dell’individuo: è da esso che parte la richiesta di dati che, decodificata nel passare attraverso le materie dei vari corpi, porta alla manifestazione concreta all’interno del piano fisico dell’azione che smuove le energie e dà il via alla sequenza karmica, alimentata dai continui aggiustamenti e modifiche che il sentire dell’individuo subisce grazie al continuo e ininterrotto flusso di richieste akasiche che percorrono il percorso circolare delle energie che attraversano il piccolo ciclo akasico/fisico e ritorno.

Si può dire, con una certa ragione, che da questa immagine scaturisce una visione dell’individuo incarnato con la doppia funzione di attore e regista di quello che si trova a vivere, anche se inconsapevole di quanto accade al suo interno al punto di riuscire difficilmente ad accettare di essere lui stesso – e non gli altri e ciò che a lui è esterno – la principale ragione della sua sofferenza.

Il viaggio circolare della vibrazione karmica

Ovviamente, non ho parlato a caso di “viaggio circolare” o ho citato il piccolo ciclo akasico/fisico del microcosmo individuo incarnato.
Infatti, mi sembra possa risultare piuttosto chiaro che, per sua stessa natura e definizione, il karma, nell’esplicare le sue funzioni, non possa che compiere un percorso circolare, un ciclo: la vibrazione messa in atto nell’azione si propaga nella Realtà (come i cerchi sulla superficie del lago dell’amico Hiawatha) provocando una catena di effetti che investono la materia circostante di chi compie l’azione, e questi effetti trovano solitamente il loro normale riequilibrio vibrazionale nel momento in cui essi si riflettono come conseguenza dell’azione di partenza dell’individuo sull’individuo stesso.

Sembra una cosa complicata da capire, ma in realtà è semplicissima, direi quasi banale e, inoltre, facilmente individuabile anche dal punto di vista della vostra osservazione quotidiana. Proviamo, comunque, a chiarircela con un esempio estremo.

Esempio dell’assassino

Supponiamo di osservare un individuo che non ha ancora compreso che non si deve uccidere un’altra creatura e che, per questo motivo e quale sia la concatenazione di avvenimenti che l’ha portato fino a quel punto, spara a un’altra persona, uccidendola.

L’azione che ha compiuto mette in moto una vibrazione karmica che si allarga all’intorno, provocando delle reazioni conseguenti. A mano a mano che gli effetti si evidenziano (ricordiamoci che anche gli effetti sono riconducibili, alla fin fine, a movimenti vibratori) si propagano a loro volta, arrivando a riflettersi anche sull’individuo che ha dato il via al processo karmico. Questi subirà, allora, il ritorno su se stesso della sua azione: dall’osservazione del sangue della vittima e del suo cadere a terra priva di vita, alle reazioni delle persone che, magari, hanno assistito al fatto e, allontanandoci dal ristretto ambito della scena del delitto, al suo comparire sui mezzi di comunicazione, alle reazioni della famiglia della vittima e a quella della società in cui si trova inserito.

Ecco, quindi, che è possibile individuare la circolarità del percorso karmico, circolarità che fa capo a una mancanza di comprensione adeguata nel suo corpo akasico per ritornare a esso portando nuovi elementi che aiuteranno l’individuo a comprendere, quanto meno parzialmente se non totalmente, che togliere la vita a un’altra creatura non è in armonia con i dettami della Vibrazione Prima (e, come vedete, sono riuscito a evitare bellamente di dare un’attribuzione di “giusto” o sbagliato” all’azione commessa dato che, come avevo detto in precedenza, non stiamo facendo le nostre osservazioni preoccupandoci del punto di vista etico/morale).

Certo, il discorso che ho fatto fino a questo punto è limitato alla visione del karma strettamente riferito alle azioni di un individuo, lasciando volutamente da parte la visione più ampia che può essere costituita dal concetto di karma collettivo; ed è limitato anche al microcosmo umano, ma ci sarà il tempo, anche, per osservare il karma in ambiente macrocosmico: abbiate pazienza.

Il riequilibrio energetico

Un altro punto imprescindibile è costituito dal concetto di equilibrio. Sappiamo che l’intera Realtà tende, in presenza di scompensi vibratori più o meno ampi, a cercare di ripristinare – adeguandosi ai dettami generatori della Vibrazione Prima – l’equilibrio vibratorio presente al suo interno. E questo è valido e vero su molti livelli.

Pensate a quello che accade nel vostro corpo fisico: nel momento stesso in cui, per fare ancora una volta un esempio, vi fate un piccolo taglio su un dito, immediatamente si mettono in moto le difese del vostro corpo fisico attivandone, per esempio, le varie reazioni immunitarie e cercando di compensare il più velocemente possibile lo squilibrio che avete subito nella vostra materia in seguito al taglio che ha leso i tessuti. E non solo: contemporaneamente il propagarsi delle vibrazioni inerenti l’accadimento porta, inevitabilmente a ripercussioni anche sugli altri corpi dell’individuo provocando uno scompenso, anche se di lieve entità, sul corpo delle emozioni e su quello del pensiero.

La tendenza al riequilibrio energetico porta, alla fine, a una compensazione delle varie vibrazioni dissonanti che si sono create con la messa in atto di altre vibrazioni compensative che indicano la presenza in tutti i corpi transitori, e non solo in quello fisico, di difese immunitarie: la percezione del dolore viene diminuita e le reazioni emotive che l’incidente può aver indotto vengono calmierate dalla costituzione di un nuovo equilibrio astrale; allo stesso modo i pensieri malevoli che magari avrete fatto sulla vostra imperizia […] troveranno il loro compenso attraverso l’emissione di vibrazioni mentali, quali, ad esempio, la razionalizzazione e la constatazione che quanto vi è successo è veramente, in fondo, proprio una cosa di poco conto.

Una domanda interessante e legittima che ci si può porre è la seguente: “Ma che cosa accade se le energie messe in moto sono tali per cui le risorse presenti nel corpo fisico che tendono all’equilibrio non riescono a ristabilirlo completamente?”.

Non è una domanda sciocca, anzi, è una domanda la cui risposta riveste molta importanza per gli argomenti che stiamo trattando. Vediamo di chiarire meno superficialmente come avviene il riequilibrio in questo caso, cercando di semplificare al massimo questo processo, in maniera che vi possa risultare più abbordabile.

Vedete, la Realtà è strutturata in maniera tale da cercare di mettere in atto i suoi meccanismi sempre nel modo più diretto possibile, seguendo il concetto di economia delle cause. Questo non avviene per un capriccio o per un vezzo dell’Assoluto, ma ha una sua necessità logica: più immediata, diretta e semplice è l’azione che viene attuata, meno energie vengono messe in moto, minori sono i fattori in gioco e, di conseguenza, il numero di compensazioni che c’è necessità che vengano messe in atto risulta meno ampio.

Così, esaminando quanto accade durante uno squilibrio che colpisce un essere incarnato in qualche sua componente, il modo per compensare lo squilibrio presente viene cercato per prima cosa tra le vibrazioni che appartengono ai corpi dell’individuo portando a un nuovo equilibro vibrazionale tra i corpi dell’individuo e, come avevamo visto in passato, questo nuovo equilibrio si va a costituire grazie al processo akasico/esperienza (quindi al processo evolutivo e di comprensione) che porta modifiche energetiche in ognuno dei corpi costituenti l’incarnato, ricreando la situazione di equilibrio.

Se vi sono vibrazioni che non trovano un’adeguata compensazione, ecco che il raggio di ricerca della compensazione si allarga arrivando a comprendere l’individualità nella sua interezza. Questo significa che il primo riequilibrio delle energie trova, nella maggior parte delle situazioni, una sua soluzione già nel piccolo ciclo dell’uomo incarnato che va dal suo corpo akasico all’azione sul piano fisico per ritornare all’akasico, e questo avviene grazie ai nuovi elementi di comprensione raggiunti con l’esperienza.

Questo tipo di karma, che potremmo definire “immediato” o “istantaneo” accompagna la vostra intera esistenza e, per essere risolto, quasi sempre basta la vostra osservazione degli effetti che, con le vostre azioni, avete provocato su voi stessi o sugli altri e delle reazioni che scaturiscono intorno a voi a seguito di ciò che avete compiuto (o che avete evitato di compiere, naturalmente).

Per riuscire a comprendere la domanda che ci eravamo posti, ovvero cosa succede quando le energie messe in moto eccedono le possibilità di riequilibrio all’interno del ciclo individuale corpo akasico/esperienza sono necessarie alcune ulteriori considerazioni, senza le quali sarebbe impossibile, per voi, vedere un percorso logico e consequenziale in quanto vi sto cercando di spiegare.

Sono certo che, travolti dalle molte parole che vi abbiamo portato in questi ultimi tempi, avete un po’ perso di vista il vostro corpo akasico, magari finendo con il considerarlo in maniera difettosa, certamente anche in conseguenza del fatto che, in realtà, non ci siamo mai soffermati in maniera un po’ più dettagliata e organica su questo elemento vitale per lo sviluppo del vostro processo evolutivo, finendo con il tenere presente e citare principalmente un concetto, ovvero che il vostro corpo akasico è il punto di passaggio delle vostre comprensioni e incomprensioni e che la sua funzione è quella di raccogliere i dati al fine di permettervi di ampliare il vostro sentire.

Per carità, tutto questo è vero e giusto, ma è soltanto una frazione di quello che è il corpo akasico e di come esso è inserito nella realtà non soltanto dell’individuo con il suo percorso reincarnativo, ma nell’intera Realtà cosmica.

Senza entrare eccessivamente in dettaglio – non per tenervi all’oscuro di chissà quali segreti ma per non seppellire la vostra possibilità di comprensione sotto una massa di dati che, nello specifico, non hanno un’importanza precipua – riportiamo alla memoria quanto abbiamo detto in passato sui corpi dell’individuo e la loro composizione fatta di sette sottopiani.

Le funzioni nel corpo akasico

La funzione che riguarda il riequilibrio del karma “istantaneo” è espletata dai piani inferiori del corpo akasico, quelli più vicini ai corpi transitori come tipo di materia e con i quali sono a più immediato contatto e, di conseguenza, a più immediata comunicazione e decodifica.

Alcuni dei piani superiori, invece, sono quelli in cui vengono fissati gli elementi di comprensione via via raggiunti. È in essi che avviene quella fusione di sentire che avevamo definito scherzosamente “ciccioni” o, più seriamente, “isole akasiche”, ovvero quelle porzioni di sentire definitivamente raggiunto dai singoli individui che riescono, grazie alle vibrazioni analoghe conseguite dai corpi akasici dalle altre individualità con cui compiono il loro percorso evolutivo, a comunicare tra di loro, intrecciandosi in maniera compatta e via via più importante a mano a mano che un numero sempre più esteso di individui riesce a raggiungere le stesse comprensioni.

(Non so se questo discorso ha fatto scattare in voi un richiamo al famoso detto “così in alto, così in basso”; se così non fosse vi aiuto a riportarlo alla vostra memoria, suggerendovi che questo tipo di collegamento è, nelle sue meccaniche, molto vicino a quello che, come abbiamo visto in passato, porta alla costituzione degli archetipi transitori).

È proprio grazie a questi collegamenti di sentire tra gli appartenenti a un’isola akasica che il riequilibrio karmico, ove non venisse ristabilito nella maniera più semplice e diretta che abbiamo descritto in precedenza osservando il meccanismo di messa in atto del “karma istantaneo”, ha la possibilità di cercare altre vie per il riequilibrarsi dei meccanismi causa/effetto, azione/reazione e, quindi, delle energie messe in moto con l’effettuarsi dell’azione karmica.

Ovviamente questo discorso non può che stimolare nuovi argomenti e, di conseguenza, nuove domande ma ritengo che, a questo punto, le vostre individuali capacità di assorbimento siano arrivate al limite, quindi vedremo di affrontare più avanti le nuove possibilità di comprensione della propagazione del meccanismo karmico che si vanno prospettando e che ci porteranno a una maggiore chiarificazione di concetti magari appena accennati.

Così ci troveremo in particolare a parlare del cosiddetto “karma positivo” e della sua funzione, del karma collettivo e del suo rapporto con gli archetipi transitori, dei Maestri del karma e del loro compito di regolare l’equilibrio karmico e, infine, argomento a cui più ci interessava arrivare nel percorso che stiamo approfondendo in questo ciclo, il rapporto tra karma e somatismi (sempre che esista, anche se mi sembra evidente che debba esistere, dal momento che la leva di Archimede sia del karma che dei somatismi è  individuabile nell’elemento che li accomuna, ovvero la necessità di ampliare la comprensione e, di conseguenza, il sentire. Scifo

Annali 2008-2017

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