«La migliore difesa è l’attacco» è uno dei tanti detti che la saggezza popolare ha creato per esprimere particolari situazioni, particolari momenti, in cui un individuo può venirsi a trovare nel corso della sua esistenza.
In realtà questo detto ha effettivamente in sé una certa saggezza, tanto che è stato preso – più o meno consapevolmente – e usato nelle più svariate occasioni. Questo accade ad esempio allorché – per restare nell’ambito che ci compete – i componenti del Cerchio leggono le parole che noi rivolgiamo loro.
Infatti, in quale altro modo si può definire la chiave di lettura che essi usano per interpretare le nostre parole, se non un attacco al fine di difendersi?
Certo, parlare di difesa nei confronti di un insegnamento spirituale può, a prima vista, apparire un non-senso o, addirittura, una cosa completamente stupida, ma vi sono poche cose che fanno altrettanta paura come l’insegnamento spirituale all’intimo di ogni uomo che vede, attraverso le parole dei Maestri, prospettarsi in se stesso un mutamento che non riesce a comprendere a fondo e che, proprio per questa non comprensione, spaventa.
Cosa accade allora? Accade che, piuttosto che rendersi conto ed affrontare le cose che i Maestri o le Guide possono dire personalmente uno per uno a coloro che leggono i messaggi, (cose che – come dicevo prima – fanno paura perché costringono ad osservare il proprio comportamento, a vedere i propri errori, a modificare il proprio modo di essere, ad ammettere di sbagliare e di avere torto e tutto ciò, a una persona comune, con un Io comune, provoca delle resistenze) l’Io reagisca nel tentativo di difendersi da ciò che avverte come un’aggressione, verbale e spirituale, alla sua incolumità.
Naturalmente, poiché chi legge questi messaggi, di solito, dichiara di voler seguire un insegnamento spirituale, non gli è possibile, il più delle volte, schierarsi apertamente contro ciò che nel messaggio viene detto, in quanto ciò andrebbe contro ogni buon senso, contro ogni logica e l’Io, per quanto possa essere capace delle cose più strane, è anche così furbo da riuscire sempre, o quasi, a comportarsi in modo apparentemente logico e a non commettere, quindi, errori pacchiani che lo tradirebbero palesemente.
La reazione di difesa non si manifesta attraverso un’ostilità diretta verso l’insegnamento spirituale, ma si manifesta in modo indiretto, ovvero recependo dal messaggio (o facendo finta di recepire da esso) non ciò che colpisce personalmente e direttamente il proprio intimo, ma ciò che con facilità (e volendo farlo) si può attribuire più comodamente all’intimo degli altri.
Ecco così che il più delle volte, leggendo i messaggi delle Guide del Cerchio, non viene notata una frase dicendo: «Qua mi riconosco, questa frase potrebbe essere stata detta per me e ha colto nel segno» ma, quasi sempre, viene rilevato: «Questa frase calza perfettamente per il tal componente del Cerchio, o per il tal altro, mostra in pieno gli errori che quella tal persona sta facendo, mostra ciò che quella persona non dovrebbe più fare» e via e via e via, riuscendo a trovare, con acume psicologico veramente invidiabile, i difetti di tutti gli altri nelle parole dei Maestri che sembrano renderli palesi, ottenendo in questo modo il risultato di non occuparsi di se stesso e di non riconoscere, quindi, i propri errori.
Questo, creature, è il comportamento tipico e normale di ogni persona che possiede un Io che agisce e che reagisce agli stimoli che provengono da varie parti e che sembrano assalirlo.
Prendetene coscienza! Prendetene coscienza e cercate di essere più proiettati verso voi stessi, non curatevi di ciò che gli altri fanno o non fanno, non prendetevi la briga di criticare gli errori degli altri, perché non potete farlo se prima non avete compreso e criticato i vostri errori.
Io, e con me tutti gli altri fratelli che vi seguono e vi guidano, vi prego veramente con intensità di cercare di fare questo se davvero vi interessa perseguire un lavoro interiore migliore per tutti voi, se vi interessa davvero mutare ciò che sentite che non va bene, se vi interessa ricevere da noi… perché vedete, creature, quasi tutti voi, siete qui al nostro cospetto per ricevere; questo è innegabile ed umanamente giusto.
Tuttavia cercate – come spesso vi diciamo – di seguire una certa logica, una certa razionalità, e la logica e la ragione dicono che, se voi siete qua per ricevere, allora dovete fare in modo da cercare di ricevere sempre più e meglio.
Questa ragione, questa logica, portano alla conseguenza che dovete trovare il modo per costruire un ottimo lavoro con le nostre parole, non tanto osservando ciò che gli altri fanno o dicono ma, principalmente, osservando ciò che voi fate e dite.
A questo discorso può essere allacciata un’altra tematica che non molto tempo fa era stata toccata, ovvero com’è possibile cambiare la società.
Se ad ogni uomo venisse posta questa domanda si otterrebbero migliaia di risposte diverse includenti mutamenti sociali, politici, ideologici e via e via; le più svariate teorie, le più svariate idee, le più svariate utopie.
Ma, anche in questa prospettiva, vale quanto abbiamo appena detto a proposito del Cerchio: se volete che il Cerchio sia migliore e possa dare di più, non dovete cercare di cambiare gli altri, ma dovete cambiare prima di tutto voi stessi.
Allo stesso modo, se desiderate che la società sia diversa, se desiderate che gli uomini non siano più pronti a combattersi, ad uccidersi, a depredarsi, a fare ogni cosa ignominiosa contro gli altri uomini, dovete prima di tutto cambiare voi stessi, perché soltanto cambiando voi stessi, uno per uno, potrete ottenere ciò che in cuor vostro sperate.
Creature nostre, se soltanto avete un minimo d’amore nei nostri confronti, se soltanto credete in piccola parte a ciò che noi vi diciamo, se soltanto sentite in voi anche un pur minimo bagliore di fede, allora vi preghiamo:
«Cercate di mutare voi stessi affinché il cammino non soltanto vostro, ma anche quello del Cerchio e dell’umanità intera possa cambiare».
Scifo
L’atteggiamento di fiducia mi accompagna in questo rinnovato percorso spirituale da affrontare insieme.
E’ vero, anche da un insegnamento spirituale ci si può difendere. Non solo nel senso indicato dal post, però, scaricando sugli altri, ma anche mettendo in dubbio l’insegnamento stesso. Con la mente che ti dice che non ti stai difendendo, ma semplicemente evitando di cadere in errore. Non è facile.
No, non è facile Marco, ma credo che ciascuno sappia, in cuor suo, se un percorso spirituale è quello che richiede il suo sentire aldilà di ciò che può recitare la mente.
Credo che si scarichi sugli altri quando ancora non si conosce se stessi.
È capitato sicuramente di “scaricare” sugli altri, ma molto di più mi viene da notare quanto mi toccano gli insegnamenti. Quanto sembrano scritti per me. Certe volte ne rimango meravigliato, sembrano scritti dalla mia coscienza in modo che anche la mia mente li possa leggere e razionalizzare, in modo che possa attuarmi per cambiare. Anche durante OE, quando si espone un compagno di cammino, mi vien da pensare :” …ma sta parlando PER me.”
Chiedo a Roberto, può essere la mia un analisi plausibile il fatto che in qualche modo la mia coscienza cerchi di comunicare con il corpo fisico? In base a quello che abbiamo studiato sulla Coscenza che crea la realtà, la risposta mi pare scontata. ( forse sono andato fuori tema, ma volevo agganciare in qualche modo questo pensiero, ecco)
Ad Alberto: Direi che la realtà parla di sé stessa, ma ciascuno di noi estrae da essa e confeziona la successione di quegli accenti, di quelle focalizzazioni che mettono in risalto il personale procedere esistenziale.
Di fronte ad uno scritto, o a qualcosa detto da altri, noi siamo colpiti da ciò che ci è utile esistenzialmente, dunque non cogliamo l’insieme ma il particolare in grado di orientarci, ciò che in quel momento abbiamo le orecchie per sentire.