L’inconscio: analisi delle censure e del loro operare [IF4]

Avete parlato abbastanza profondamente delle teorie freudiane e di come questo signore abbia cercato in qualche modo di codificare, razionalizzare, spiegare quelli che sono i meccanismi interiori dell’individuo.

Quei meccanismi che poi arrivano a presentarsi in manifestazioni, in attività all’interno del piano fisico, in cui ognuno di voi si trova ad operare col proprio corpo fisico; soffermandovi, in particolare, su quelli che Freud stesso definì genericamente, ampiamente, come meccanismi di difesa.

Meccanismi di difesa: forse una delle prime cose da chiedersi, a proposito di questa prima catalogazione generale, è: “Chi è, che si difende? Da che cosa si difende? E perché si difende?
Non vi chiedo di darmi adesso una risposta, anche perché sono certo che – come al solito – vi prenderei in contropiede, mettendovi in notevole imbarazzo.

D’altra parte non intendo neppure darvi una risposta in merito, in quanto ci aspettiamo che, come avete fatto oggi, anche in seguito continuiate a sforzarvi per cercare di comprendere quanto vi proponiamo; anche perché lo sforzarsi è un rafforzamento della volontà, rafforzare la volontà aiuta a prendere coscienza, prendere coscienza aiuta ad aumentare la consapevolezza, la consapevolezza che aumenta rende più largo il sentire ed il sentire che diventa più largo rende più grande l’evoluzione dell’individuo; ed ogni volta che questa evoluzione si ingrandisce ognuno di voi fa un passo per avvicinarsi all’Assoluto: ed è questo in fondo (non dimentichiamolo, creature) il compito che ognuno di voi ha prima di qualsiasi altro compito.

D – Il meccanismo di difesa… Si direbbe che sia l’Io che si difende, cioè la personalità, questa fusione dei tre corpi inferiori che si difende… Difende il proprio modo di essere, perché (giusto o sbagliato), vuole rimanere quello che è: quindi si difende sia dagli stimoli esterni che interiori, non vuole essere cambiato.
In effetti sappiamo bene che ognuno di noi può cambiare solo quando lo vuole, quando lo ritiene necessario, quando vede che è giusto cambiare; altrimenti non si cambia.
Quindi io penso che la difesa – anche per Freud – fosse intesa come la personalità che si difende da altre formule che le vengono prospettate.

Potrebbe essere… Però, secondo il mio punto di vista, ed usando un termine così ricorrente ultimamente, è forse una spiegazione un po’ troppo semplicistica, in quanto, proprio per il fatto che è la prima spiegazione che viene alla mente, forse non è la più completa, ma è forse quella che più soddisfa. 
E capirete poi – nel seguito del discorso, dai punti che vi porterò per sottoporli alla vostra attenzione, in vista di quello che sarà poi, in una volta successiva, oggetto di chiarimento, di spiegazione – che ci sono diversi particolari importanti da considerare su questo argomento. 

Meccanismi di difesa dicevamo, dunque; non dimentichiamo tuttavia che c’è la famosa “legge numero uno di Scifo”, la quale afferma che qualsiasi cosa esista nell’esistente, ha una duplice condizione di ambivalenza: questo potrebbe (dico “potrebbe”) significare che, magari, quelli che sono classificati come meccanismi di difesa potrebbero invece anche essere meccanismi di attacco… ed anche su questo meditate, creature!

D – La tua legge numero uno mi ricorda, molto stranamente, un simbolo fondamentale delle ideologie orientali, che è il Tao, vero?, perché in tutte le cose c’è una fase crescente ed una decrescente, c’è del buono e del cattivo, del giorno e della notte, del bianco e del nero eccetera; cioè tutto è ambivalente, in effetti, ed è una cosa, credo, incontrovertibile.

Anche perché non può essere altro che una legge universale quella, in quanto, l’Assoluto essendo Assoluto, ha in sia il bene che il male e gli opposti di qualsiasi tipo. 
Quindi l’Assoluto in se stesso, guardandolo dal punto di vista della soggettività e della relatività, è totalmente ambivalente.

D – Ma la creazione degli opposti è relativa alla nostra mente…

Certamente: infatti ho detto “osservandolo dalla soggettività e dalla relatività”, anche perché l’ambivalenza attribuita a qualsiasi cosa, persona o azione, comporta come terminologia una connotazione emotiva di qualche tipo, e la connotazione emotiva viene data dall’osservatore e non dall’azione in se stessa, tanto che una stessa azione può avere una connotazione positiva o negativa a seconda dei diversi osservatori che osservano il compiersi dell’azione stessa.

Ma adesso passiamo a quello che era stato annunciato la volta scorsa e che sarà il filo conduttore di questo breve incontro (e saranno brevi, creature, questi incontri, perché saranno molto densi, come potete vedere, e non vogliamo ottenebrare le vostre menti, già così spesso brancolanti!).

La censura

Vediamo come si può esaminare questo meccanismo, questa cosa poi in realtà non tanto neppure ben definita e qualificata neanche dal nostro osservatore psicanalitico, tuttavia certamente esistente: e ne avete esempi in continuazione dappertutto, sia in voi stessi che all’esterno di voi stessi. Mancano però, considerando il nostro insegnamento, diverse prospettive, diversi punti che possono aiutare a comprendere questa censura, così difficilmente comprensibile. 

Partiamo da un punto di vista particolare… Voi avete tutti un corpo fisico: siete d’accordo su questo? Bene, un punto d’accordo l’abbiamo trovato!
Questo corpo fisico è costituito da tante sostanze, aggregate tra loro per formare determinate composizioni, fino ad avere – unite tra di loro – una forma, che è quella che voi presentate nel piano di esistenza in cui vivete.

Questo piano di esistenza (il vostro pianeta, per restringere il campo) interagisce con voi; voi lavorate, vivete, amate, mangiate, giocate, vi divertite, soffrite, gioite all’interno del piano fisico, e tutte queste sensazioni, questi perché, queste attività che voi fate, sono conseguenze o prosecuzioni di scontri con altra materia appartenente al piano fisico…

Forse non riuscite a comprendere bene ciò che io sto tentando di dire con questa frase: il fatto che voi soffriate, ad esempio, può essere dovuto al fatto che la vostra sofferenza, magari di tipo fisico, sia dovuta – che so io – all’essere inciampato malamente in un gradino ed esservi sbucciato un ginocchio: quindi uno scontro tra materia e materia.
Il fatto che voi soffriate – che so io – affettivamente è in parte dovuto al fatto che vi siete incontrati con altre persone (o scontrati con altre persone) e da questo incontro-scontro sono nate delle problematiche, dei perché che vi hanno in qualche modo (e non entriamo nel merito se a torto o a ragione, naturalmente), fatto soffrire. 

Ecco così che anche quella che era una sofferenza intima, interiore, psichica (quindi non prettamente fisica), in realtà ha un suo perché, una sua parte di genesi dallo scontro di materia all’interno del piano fisico. 
Bene, io vi dico che già a questo livello voi avete un esempio palpabile, evidente di censura: e non interiore o inconscia… Vediamo chi, tra voi, è così arguto da riuscire ad individuare questa censura.

D – La materia fisica del gradino scontrandosi con la materia fisica del ginocchio provoca la sbucciatura del ginocchio… Questa è una reazione fisica. La reazione fisica poi provoca una reazione astrale…

No, fermiamoci per ora solo sul piano fisico.

D – C’è dolore fisico…

Fermiamoci solo sul piano fisico, alla materia prettamente fisica, senza entrare in motivazioni psicologiche, karmiche e via e via e via…

D – Il fatto che uno ha inciampato… è perché non ha visto dove mettere i piedi…

Entriamo nel campo della materia fisica!

D – E’ possibile prendere in considerazione la vibrazione a livello fisico?

Se voi non aveste il tipo di censura fisica cui io accenno, durereste pochi attimi, in quanto, sotto gli stimoli della materia del vostro mondo, sotto i raggi del sole, sotto la sferza del vento e via e via e via, il vostro corpo sarebbe continuamente sotto shock, a meno che non vi venissero evitati tutti quei traumi, che altrimenti lo metterebbero in quella condizione; e quindi venisse operata una censura nei confronti dell’ambiente esterno.

D – E’ il dolore che ci avverte della situazione dannosa?

No, creature: è semplicemente la vostra pelle! La vostra pelle è l’analogo in realtà, sul piano fisico, sul piano della materia, di quella che può essere una censura, intesa interiormente; ovvero, uno strato protettivo che impedisce di essere in completa balìa di quelli che sono gli elementi a voi esterni, finendo così per essere distrutti prima di poter espletare quella che è la vostra funzione.

Ma andiamo avanti… e passiamo alla seconda legge di Scifo (presa a prestito, sinceramente!), quella del “così in alto, così in basso”. Se esiste questa protezione all’interno del piano fisico per quello che riguarda il corpo fisico, altrettanto vale sugli altri piani di esistenza: esiste quindi una pelle astrale, che protegge (per quelli che potrebbero essere gli analoghi delle intemperie astrali), il corpo dell’individuo; e via e via e via. 

Esiste cioè sempre, nei punti di separazione tra i vari corpi, uno strato di materia che protegge non soltanto dall’influenza della materia di quel piano su quel particolare corpo, ma anche dalle non desiderate ingerenze di materia proveniente da altri piani di esistenza. Questo, perché? Perché, se così non fosse, se tutte le materie degli altri piani potessero passare disordinatamente all’interno dei vostri corpi di esistenza, sareste un continuo caos, sareste sempre continuamente in subbuglio ed in balia delle varie tensioni che si accumulerebbero dentro di voi: è quindi necessario un filtro, una protezione; quindi, in qualche modo, una censura.

Voi direte: “Però, una considerazione della censura in questi termini è ben diversa da quella presentata da Freud!”. E su questo, creature, non vi è alcun dubbio; d’altra parte, noi vi avevamo detto che avremmo parlato di Freud, non che avremmo esaltato Freud. La famosa censura di Freud, che nasce nel suo pensiero principalmente dall’azione del Super-Io, secondo il nostro punto di vista, non è che stia molto in piedi.
Anche questo famoso Super-Io, così accettato perché fa comodo accettarlo, ai nostri occhi sembra un po’ – in realtà – nient’altro che un Io mascherato da Zorro, pronto a rubare al conscio per dare all’inconscio.

Il Super-Io si erge a giudice ed attraverso i vari meccanismi, che più avanti esamineremo (perché sarà interessante, esaminarli) secondo Freud non permette (o permette) di far arrivare alla coscienza determinati impulsi, determinati pensieri, determinate sensazioni e via e via e via, rimuovendoli quando necessario; è quindi un Io che giudica.
Però, se poi voi, quando tornerete alle vostre case, penserete a questo aspetto del Super-Io, in base a quanto io avevo chiesto all’inizio, ovvero al fatto se i meccanismi sono di difesa o sono anche di attacco, forse potrete arrivare a ben altre conclusioni in merito, sulle quali discuteremo poi, naturalmente, assieme. E ritorniamo quindi – lasciandovi nella più completa confusione – al nostro discorso della censura.

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D – Scusa, Scifo, una censura potrebbe essere considerata anche la legge dell’oblio, che ci impedisce di ricordare le vite precedenti?

Diciamo che la legge dell’oblio può essere considerata una conseguenza di questi – come si può dire? – di questi strati di materia, che sono una parte “sostanziosa” tra virgolette di ciò che è la censura all’interno dei corpi dell’individuo: è un po’ come se esistessero diverse dogane all’interno dei vari corpi e le cose che vengono dai corpi più alti dovessero in qualche modo presentare un passaporto per poter passare; altrimenti restano bloccate perché il cancello non viene aperto.
Il problema da definire resta come funziona questa apertura del cancello e chi è che manovra il cancello: che poi è un po’ la domanda che vi ponevate anche voi nel corso della riunione oggi pomeriggio.

D – Non per averle confrontate, ma forse è la scintilla…

Incominciamo intanto a esaminare chi è che ha le chiavi. 
Com’è che a certi impulsi è aperto il cancello e com’è che altri invece vengono bloccati? E come accade, quale è la meccanica per cui ciò si verifica? Vediamo se qualcuno ha qualche idea in proposito.

D – Il corpo akasico dovrebbe avere le chiavi; per la sua – chiamiamola ancora così – strutturazione, anche se abbiamo visto che ha un altro senso; a seconda che i suoi sensi glielo permettano, lascia passare determinati impulsi, determinate esperienze, a seconda di quelle che sono le sue possibilità.

Va bene, rispondiamo allora prima alla seconda parte.
Indubbiamente, chi ha (in qualche modo) le chiavi è proprio il corpo akasico; però ce l’ha in un modo, diciamo, abbastanza indiretto, in quanto le chiavi sono sue per conseguenza di quanto ha fatto in precedenza.

D – Secondo me è proprio la scintilla, che ha le chiavi…

La scintilla ha le chiavi di tutto l’individuo; però principalmente il suo strumento è il corpo akasico.
Il corpo akasico, invece, è la parte dell’individualità che ha le chiavi dei corpi inferiori, dei corpi che costituiscono l’Io, la personalità sul piano fisico. 

Questo è un punto da chiarire: certamente la scintilla è come un motore di tutta l’individualità; però vi è sempre una specializzazione all’interno dell’individuo, per cui alcune funzioni vengono allora demandate ad altre parti, affinché tutto l’insieme possa funzionare in modo coordinato e migliore. Ed è proprio al corpo akasico che la scintilla ha demandato il compito di arrivare a governare, a dirigere, a creare, a formare quelli che sono i corpi inferiori.
Perché vi ho detto che il corpo akasico ha le chiavi?

D – Hai detto che ha le chiavi in conseguenza di quello che ha fatto, però, in precedenza….

E qual è questa azione che ha fatto il corpo akasico? E chi gli ha dato le chiavi? 

D – Il sentiero…. la coscienza….
D – E’ comunque l’evoluzione… la comprensione…

Andate a cercare le cose più difficili, quando è lì, distesa ai vostri piedi la spiegazione: i corpi inferiori sono così come sono, in quanto nati dalle esigenze di comprensione del corpo akasico; il quale – consapevolmente o inconsapevolmente a seconda dello stato dell’evoluzione dell’individualità – fa sì che nell’immersione nella materia venga attratto un certo tipo di materia, consona a quanto il corpo akasico deve arrivare a comprendere in vita, a fare esperienza: giusto?


Quindi, in questo, è inclusa anche quella che è la (tra virgolette) “pelle” dei vari corpi inferiori: il che significa che ognuno dei corpi inferiori è strutturato in modo tale, da avere necessariamente delle difese, per far passare o meno determinate cose; affinché certe cose passino perché gli sono utili per l’evoluzione, ma altre non riescano a passare.
Oppure, ancora, è strutturata in modo da non far passare alcune cose, in quanto non sono ancora state comprese e quindi il corpo akasico non aveva la possibilità di dare ordine che venisse lasciato passare quel tipo di stimolo, di emozione, di desiderio, di pensiero e via e via e via.

D – Per fare un esempio, una persona che è stata un sensitivo, però in quella vita da sensitivo non ha capito tutto quello che doveva comprendere da quell’esperienza, nella vita dopo avrà di nuovo la sensitività, cioè il corpo akasico lascerà passare questa sensitività affinché comprenda quello che non aveva compreso nella vita passata… Non so se è giusto…

Predisporrà i corpi inferiori affinché abbiano la possibilità di recepire quel tipo di impressione, di sensazione, desiderio o pensiero. 
Voi sapete però che la censura non funziona sempre bene; lo stesso Freud riconobbe che, malgrado la vigile attenzione del Super-Io, in un modo o nell’altro dall’inconscio veniva trovato l’inghippo per aggirare in qualche modo la censura e presentarsi lo stesso alla coscienza dell’individuo; giusto?

Magari – che so io – attraverso il sogno, attraverso un sintomo psicosomatico, attraverso un pensiero inaspettato, un’azione improvvisa e senza (apparentemente) alcun perché, e via e via e via.
Questo meccanismo esiste anche in quanto sono andato dicendo fino a questo punto, e vorrei esaminarlo un attimo assieme a voi, perché forse può essere interessante comprenderlo, in vista, più che altro, di una futura discussione sulle psicosomatizzazioni.

Supponiamo che qualcosa di indesiderato, di non utile quindi per l’evoluzione – in quel momento – dell’individualità, oppure più semplicemente qualche cosa che l’individualità non ha ancora minimamente compreso, e quindi trova delle barriere nel fluire dalla scintilla al corpo akasico ai corpi inferiori, si trovi a cozzare contro queste pellicole che servono a proteggere appunto da queste cose indesiderate, da questi fattori “x” ignoti e che come tali possono scombussolare i piani del corpo akasico.
Nella maggior parte dei casi vengono bloccati e si fermano, restando inattivi o ritornando indietro al corpo akasico, che tuttavia da questo loro ritornare indietro comprenderà qualche cosa (e quindi non sarà un’azione inutile).

Però, e qua c’è lo zampino della scintilla, quegli stimoli che devono servire alla comprensione e di cui il corpo akasico non ha ancora preso alcuna coscienza, debbono avere la possibiltà in qualche modo di incominciare ad interagire, altrimenti verrebbero sempre rifiutati; deve esserci un momento in cui il corpo akasico incomincia – che so io – a comprendere che non deve uccidere gli altri: un’esperienza che magari prima non aveva mai affrontato e quindi non ha nulla in sé per dare ordine ai corpi inferiori di lasciar passare quel tipo di stimolo. 
Comprendete quello che voglio dire? 
Allora cosa accade, proprio meccanicamente, praticamente? 

Lo stimolo arriva alla pellicola difensiva, cozza contro di essa e non riesce a passare. Tuttavia, non dimenticate che lo stimolo non può essere altro che una vibrazione
Allora, questo particolare stimolo, questa particolare vibrazione, poiché deve servire come punto di partenza per una comprensione all’individualità, invece di riflettersi all’indietro, comincerà a cercare un punto all’esterno del corpo che sta cercando di penetrare, vibrando, emanando le sue vibrazioni tutt’intorno a questo corpo, fino a quando troverà una vibrazione non uguale, ma in qualche modo simile; ecco che allora si allaccerà al corpo attraverso questa vibrazione, vibrerà all’unisono magari con una vibrazione ogni dieci – per fare un esempio assurdo – ed in qualche modo influirà sul corpo; cosicché arriverà poi un po’ alla volta, (attraverso le ripercussioni sui corpi fino ad arrivare sul piano fisico), arriverà al presentarsi di un fattore nuovo, che la persona incarnata avrà occasione di incominciare ad avvicinare (o quanto meno di arrivare a prendere coscienza della sua esistenza).


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Samuele

Grazie.

Leonardo

Concetti nuovi su cui meditare. Fornisce alcune chiavi di lettura rispetto a quello che viene comunemente definito come “inaspettato”. Grazie.

Luciana

Spunti nuovi su cui riflettere. Leggendo mi è venuto in mente lo spermatozoo che cerca di trovare un punto in cui entrare a fecondare l’ovulo. Non so se ci possa essere un nesso….

catia belacchi

Interessantissima questa concezione della censura: utile alle nostre comprensioni, non ostacolo dovuto all’inconscio.

natascia

Leggendo, mi e’ venuto in mente , quando Roberto ci descrive la fragilita’ del corpo fisico (e non solo) ad es., esposto ai tanti fattori esterni e, quanto questi impattino su di lui. Il censore, o se vogliamo la membrana di protezione, e’ tanto piu’ spessa, quanto meno siamo evoluti. Meno evoluto e’ l’umano, piu’ rischia rovinose cadute e quindi e’ necessaria una maggior protezione. Man mano che si acquisiscano le comprensioni, si assottigliano gli strati di protezione e piu’ si e’ in qualche modo esposti. Non so se ho compreso quanto letto, il linguaggio mi appare sempre un po’ arzighigolato.

anna

La spiegazione dell’inconscio e di tutte le censure che ostacolano in un certo senso livelli di conoscenza/comprensione più ampi rispondono alle esigenze specifiche di ogni individualità.
Sorge di nuovo il concetto di fiducia, dell’essere portati per mano nella vita. Tutto concorre ad una progressione evolutiva graduale in cui ogni stimolo ed ogni censura a tutti i livelli, ha un senso specifico nel cammino evolutivo di ogni individualità.
Ogni fatto, ogni esperienza, ogni perturbazione di quell’equilibrio che tanto l’umano va cercando si carica di senso. Quel senso ci collega direttamente alla scintilla.

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