Quando noi vi si parla di aggressività, ecco che subito, immediatamente, tendete a rivolgere il vostro pensiero a quelle situazioni in cui l’aggressività in qualche modo si può confondere o far coincidere con un’azione violenta di qualche tipo: ecco così che pensate come aggressività una reazione brusca da parte di una persona con cui state discutendo; pensate all’aggressività, come l’alzare la voce da parte di una persona; per non parlare addirittura di un’aggressività pensata, puramente e semplicemente, come fatto fisico.
Ma questo, cari miei, è soltanto la punta dell’iceberg dell’aggressività che ogni individuo possiede: infatti la maggior parte degli stimoli aggressivi si presentano in altri modi spesso mascherati, spesso difficili da comprendere e da scoprire.
Ad esempio il silenzio.
Quante volte la persona che tace, in realtà, si sta comportando aggressivamente, e non soltanto perché molte volte il silenzio della persona nasconde pensieri aggressivi all’interno della persona stessa, ma in quanto proprio il fatto di voler stare in silenzio dimostra un’aggressione psicologica nei confronti degli altri, i quali in un diverbio, in una discussione o in qualcosa del genere, si trovano sbalestrati, non potendo in nessun modo avere spunti su cui poter continuare e portare avanti la discussione.
Naturalmente non sempre il silenzio è aggressione, aggressività, questo è evidente!
Però osservate, creature, i vostri silenzi, e pensate a quante volte tacete non tanto perché non sapreste che cose dire, non tanto perché magari pensate effettivamente: «l’altra persona con cui sto parlando ha ragione quindi non ho nulla da rispondere», ma perché frapponete come arma il vostro silenzio tra voi e l’altra persona, rifiutandovi di avere un’interscambio con essa.
Questa è cosa che capita tutti i giorni e a tutti voi, e io dico che, secondo noi, ciò è una forma di aggressività, anche se intesa come sfumatura e non certo come aggressività nel senso più generale del termine.
Lo stesso discorso, negli stessi termini, può essere usato per un mucchio di altri comportamenti che tenete: quante volte usate la dolcezza come arma di aggressione, quante volte usate il sentimento per un’altra persona come costrizione verso l’altra persona, pensateci!
Queste non sono forme di aggressione e di aggressività? Non siete d’accordo?
Allora, se siete d’accordo, non resta altro da fare a tutti voi che ritornate alla vostra vita di tutti i giorni, osservarvi mentre vivete a contatto con gli altri e con la realtà del mondo fisico, prendere nota di quando usate queste armi sottili in modo aggressivo e fare in quei momenti esattamente il contrario di ciò che normalmente fareste.
Certo, potreste correre il rischio di andare all’opposto, ovvero di usare – invece del silenzio – la parola come forma di aggressione. E, miei cari – proprio voi che vivete in una società tecnologicamente avanzata in cui i mezzi di comunicazione, quindi le parole, sono uno dei punti principali, uno dei contatti principali tra gli individui – certamente vi renderete conto di quanto l’aggressione verbale sia un’aggressione dilagante in tutta la società!
Basta, per questo, pensare alle forme di pubblicità, o ai discorsi dei politici, o ai discorsi, perché no, di capi «carismatici»; ma, per non andare tanto oltre, basta solo osservare intorno a voi le persone che usano un flusso ininterrotto di parole per prevaricare, in qualche modo, chi gli sta accanto, anche soltanto per tenere in pugno la situazione e non permettere agli altri di esprimere le proprie idee.
Non vi dico di diventare da un momento all’altro come coloro che, come diceva il Cristo, dicono «sì, sì, no, no!», poiché questo nella vostra epoca è una cosa alquanto difficile da raggiungere!
Tuttavia, senza dubbio, l’uso oculato e attento delle proprie manifestazioni verbali può far sì che la vostra vita quotidiana e quindi, di riflesso, la vita della stessa società in cui vivete, possa svolgersi in modo migliore. Scifo
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Quante volte ho usato il silenzio con questa modalità!
argomento per me ancora non risolto, spero che questo post contribuisca a far luce.
Vero , anche se il silenzio può essere una forma di protezione del proprio ecosistema se la contesa verbale fra due individui diventa palesemente sterile e chiassosa . Allora il retrarsi e il non offrire più il fianco ad inutili bordate fa in breve tempo spegnere il fuoco . In questi caso credo che il silenzio possa essere una buona cosa anche se il contendente che viene ignorato inizialmente sbraiterà con più veemenza .
Questo post mi dice di porre lo sguardo sull’aggressività nascosta che potrebbe esserci in alcuni mie modi di muovermi o di parlare. Grazie Scifo.
Questo scritto tocca una questione assai rilevante sulla quale ultimamente spesso rifletto. Le mie manifestazioni verbali sono spesso recepite alterandone o addirittura travisandone l’intenzione. Sono io che non mi so esprimere o l’interlocutore che non sa recepire?
Sicuramente più attenzione deve essere posta nell’ eloquio che ultimamente rispondeva maggiormente al proprio sentire
Mi rendo conto che è proprio così: l’aggressività può esprimersi in forme sottili, di cui non siamo consapevoli. Colgo l’invito all’osservazione delle proprie intenzioni nelle parole, nei silenzi, nei gesti, negli atteggiamenti per valutarne il grado di aggressività. Questa molto spesso assume la forma della manipolazione, del tentativo di riportare l’altro al servizio del proprio tornaconto. Il tema è degno di approfondimento.
L’aggressività è spesso palese quando rivesto il ruolo di madre, porrò attenzione anche agli altri contesti. Grazie.
Non ho un gran rapporto con l aggressività. Faccio fatica a gestire la mia e quella degli altri.
A volte ritengo di essere stato troppo aggressivo altre di esserlo stato troppo poco.
Sicuramente anche il silenzio può essere una forma di aggressività.
Perché ad un certo punto divento aggressivo? La manifestazione può essere diversa, ma la spinta da cosa nasce? Ho osservato, per es. che nel tempo, alcuni atteggiamenti che provocavano in me aggressività, ora non mi scalfiscono. Forse perché ci sono state delle comprensioni e l’io a meno bisogno di affermarsi. Penso infatti che l’atteggiamento aggressivo sia una risposta ad una nostra fragilità. Argomento che potrebbe essere approfondito come suggerisce Roberta.