Nell’incontro precedente non vi era stato il tempo di esaudire una vostra richiesta, quella di parlare e, possibilmente, spiegare, il caso di quel bimbo nato senza cervello (o almeno così è stata data in pasto alla gente la notizia, con la consueta strumentalizzazione e il consueto sensazionalismo dei vostri mezzi di comunicazione).
Come ci ha adeguatamente spiegato il figlio Francesco la descrizione fisiologica del caso in questione è, in realtà, ben diversa: quella creatura non era priva di cervello, bensì mancava di quella parte di materia cerebrale che sovrintende principalmente alla vita di relazione dell’individuo, permettendogli di esprimere nel mondo fisico se stesso, il proprio modo di essere e, quindi, la propria evoluzione. Esisteva, invece, quella parte dell’organo cerebrale che presiede agli automatismi vitali del corpo definibili come involontari quali, ad esempio, la circolazione del sangue.
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A prima vista verrebbe da ipotizzare che in queste condizioni (solo in piccola parte analoghe a quelle di un coma profondo, se qualcuno avesse pensato di fare un parallelo fra le due situazioni) il corpo potrebbe continuare a vivere indefinitamente, ma non è affatto così, come d’altra parte la casistica medica ha constato nei casi analoghi che, nel tempo, ha potuto osservare: il periodo di vita delle creature che si trovano in queste condizioni è, in realtà, alquanto limitato, e riferibile a un periodo di tempo massimo di alcune settimane.
Adoperiamo, comunque, questo fatto per cercare di comprendere un pochino meglio quanto sto tentando di spiegarvi ultimamente.
Dal punto di vista dell’insegnamento si può osservare questa situazione da diverse angolazioni, e tutte ci possono offrire qualche spunto di meditazione e di riflessione, ma anche di approfondimento e comprensione di quella che è la Realtà come siamo andati prospettandola di recente.
Partiamo esaminando il rapporto che ha la nascita di un tale corpo fisico con il Grande Disegno, in quanto, di primo acchito, esso potrebbe apparire un errore o, altrimenti, uno spreco superfluo; se ricordiamo che il Grande Disegno esiste ed è creato (e su questa inesattezza colossale sorvoliamo per non addentrarci in qualcosa che non sareste ancora in grado di comprendere) per formare il giusto ambiente evolutivo a ogni individuo incarnato, è ovvio che non può essere così.
Deve esistere, di conseguenza, almeno una imprescindibile ragione per cui quel corpo fisico è venuto alla luce anche se la creatura eventualmente in esso incarnata sembra non poter trarre da esso alcun utile evolutivo.
Avevamo detto che la Realtà viene modulata ed avviata verso la creazione delle forme necessarie a dipingere il relativo disegno che le compete dalla vibrazione prima e che in essa Realtà i corpi presenti esisterebbero (per assurdo) comunque, anche supponendo che in essi non vi si dovesse incarnare nessuna individualità.
Questo significa, logicamente, che il Relativo per adeguarsi all’Eterno Presente deve comunque possedere tutte le forme e gli elementi che nell’Eterno Presente esistono, altrimenti esisterebbe un conflitto irrisolvibile tra il Relativo e il Reale che renderebbe la Realtà sfilacciata e priva di alcun fondamento.
Quel corpo, quindi, deve necessariamente fare la sua comparsa sul piano fisico per non minare alla base la stabilità e il perfetto equilibrio dell’Eterno Presente… già, creature, perché a questo non avevate ancora pensato: l’Eterno Presente, per sua definizione fisso, immobile relativamente a se stesso e immutabile può essere tale solo se si trova in una condizione interna di perfetto equilibrio e questo equilibrio, ovviamente, non può venire turbato da neanche il più piccolo elemento, altrimenti l’Eterno Presente perderebbe quegli attributi che lo rendono tale, col conseguente disgregarsi della Realtà… ma non andiamo oltre, per il momento, e ritorniamo all’oggetto della nostra disamina.
Abbiamo visto, dunque, che quel corpo deve esistere per necessità legate strettamente alla coesione della Realtà. Come abbiamo sempre detto, d’altra parte, non vi è mai una ragione sola per ogni singolo fatto che avviene in seno a Ciò che È. Quale può essere, allora, un’altra ragione di esistenza per quel povero corpo così apparentemente inutile e inadeguato a una lunga sopravvivenza?
Avevamo sottolineato di recente che il vostro corpo fisico costituisce a sua volta un ambiente evolutivo per le vostre cellule: ecco qua l’altra ragione che andavamo cercando! Anche se per pochi giorni quel corpo fisico diventa l’ambiente in cui si evolvono miliardi di cellule e, quindi, esso non ci può apparire più così inutile come ci poteva apparire all’inizio. A questo punto sorgerebbe un’infinità di domande in tutti voi (o, almeno, lo immagino dato che sono un inguaribile ottimista) ma vi prego di avere pazienza perché con calma e con i tempi giusti arriveremo a rispondere anche a esse.
Un altro punto di vista da cui è possibile osservare la situazione in esame è quella dell’evoluzione. Prima di chiederci se a quel corpo è collegata o meno un’individualità che trarrà elementi di evoluzione da quell’incarnazione, vediamo se vi sono altre creature che ottengono spunti evolutivi dalla sua esistenza.
A questa domanda sono sicuro che avrete già risposto tutti e in maniera esatta: tutte le persone direttamente coinvolte in tal nascita hanno indubbiamente acquisito possibilità nuove di comprensione.
Dalla madre che è riuscita a voler condurre comunque a termine la gravidanza ampliando il suo amore per un figlio impossibile ad aversi «suo» nel senso comune del termine, per aiutare, se possibile, altri figli a questo punto altrettanto «suoi», a un padre che accetta e fa sua l’esperienza della madre, condividendola e diventando così, in qualche maniera, madre a sua volta. E così i nonni, gli zii, i parenti, gli amici che li contornano sui quali arrivano le onde dell’esperienza posta in essere dalla nascita di quel corpo fisico.
Fin qua ci siete arrivati tutti. Non tutti però siete arrivati a comprendere che essa, in qualche modo, ha influito più o meno profondamente anche su tutte le persone che hanno letto o ascoltato la notizia e che, essendone rimaste colpite per qualche motivo interiore, hanno reagito a essa anche solo ponendovi l’attenzione e confrontandovisi, cosicché, alla fin fine, il movimento evolutivo che essa ha messo in moto ha proporzioni ben più vaste e ramificate di quanto ci si potesse aspettare.
Questo, d’altra parte, è un meccanismo comune e continuamente in atto nell’evoluzione di una razza: anche se non sembra, ciò che accade a un individuo, per quanto insignificante, ha importanza e conseguenze (non di azione o di storia fisica) evolutive per porzioni non indifferenti della razza stessa. Scifo
Ho sentito di questa nascita qualche tempo fa, non penso quest anno, ma nel frattempo ne saranno nati altri così, e… Forse anche questo bambino
Non ho figli, forse non li ho voluti, forse non ero “adatta”, è anche questo un grande dolore che si supera, ma, vedi, resta
È scontato dire che i sogni non si avverano, che i progetti non tornano (Beati quelli che ci riescono o dicono di riuscirci) beh, anche i miei non si sono avverato e mi sono fatta molto male.
Ma la mia funzione nella famiglia, nella relazione, nel lavoro, l ho vista e la vedo,
E la mano di Dio l ho vista e la sento, a volte fa anche male
Capisco che fatti come quello descritto hanno sempre la propria funzione evolutiva soprattutto per i familiari e per chi ne viene a conoscenza perché impatta su vissuti e convinzioni che vengono messi in discussione.
Compreso.