In tutti questi anni vi abbiamo parlato dell’Io e, ahimè, ho – chissà come – la paura che le nostre parole, alla fin fine, malgrado più di una volta specificassimo la verità e la realtà della cosa, abbiano finito per produrre un’immagine sbagliata dell’Io all’interno di voi stessi.
L’Io non fa, l’Io non è, l’Io non interagisce, l’Io non influenza, l’Io non è positivo, l’Io non è negativo; in realtà, l’Io non è.
Quello che noi abbiamo definito “Io” per comodità, al fine di fornirvi un quadro di quello che riguarda i meccanismi della vostra esperienza all’interno del ciclo evolutivo, non è altro che un’interfaccia – avevamo detto – tra voi stessi e la realtà, non è altro che un risultato di ciò che voi siete, delle comprensioni raggiunte e delle comprensioni non raggiunte. Ecco, quindi, che non dovete fare l’errore di pensare che l’Io agisca in qualche maniera: l’Io non agisce in nessuna maniera; l’Io semplicemente esiste come risultato di ciò che voi siete.
Non potete identificare – come invece solitamente fate – l’Io con voi stessi. Voi stessi non siete il vostro Io; voi siete la vostra coscienza. È il fatto che voi siate immersi nella materia fisica, e che quindi agiate all’interno della materia fisica, che vi fa identificare ai vostri stessi occhi la vostra realtà con il vostro comportamento e, quindi, con come il vostro Io sembra agire; ma in realtà – ripeto – voi stessi non siete il vostro Io, ma siete la somma delle vostre comprensioni e delle vostre incomprensioni. Scifo
Identificare voi stessi col vostro Io sarebbe come identificare il blu con il mare, e dire che il blu è la vera essenza del mare, senza rendersi conto che il blu del mare è tale soltanto per una serie di fattori esterni tra cui il cielo e l’aria, che danno l’illusione di “blu” a quella massa d’acqua che viene definita “mare”.
A questo punto, la domanda posta non ha alcuna ragione di essere perché è evidente che l’Io, non agendo, non facendo, non essendo, non può neanche influire su quelli che sono gli archetipi.
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Se però è vero quanto ho appena affermato, non è assolutamente vero il contrario: certamente gli archetipi transitori agiscono sull’Io; e com’è che agiscono sull’Io?
Agiscono sull’Io attraverso l’azione esercitata sul corpo della coscienza dell’individuo. Poiché le vibrazioni dell’archetipo transitorio attraversano il corpo akasico dell’individuo e forniscono un primo stimolo, una prima spinta al corpo akasico per muoversi e cercare di allargare il proprio campo di coscienza, ecco che – indirettamente – le vibrazioni dell’archetipo transitorio finiscono per avere influenza sulla modifica dell’Io stesso o di ciò che, a ognuno di voi che vi osservate, appare essere il vostro Io.
Vi sono altri modi in cui gli archetipi transitori possono agire sull’Io – e non viceversa, ricordatelo – ad esempio, ricordiamo che gli archetipi transitori sono legati a una pluralità di persone: ovviamente essi agiscono in concerto con i corpi akasici di queste persone che sono a essi collegate, creando quindi particolari situazioni psicosociali e ambientali che, nel corso della loro evoluzione all’interno dell’esperienza sul piano fisico, finiscono per aumentare la comprensione, nelle sue sfumature, di ogni corpo akasico collegato a quel tipo di archetipo transitorio.
Questo significa che, a ogni sfumatura, l’Io di ogni individuo collegato a quel tipo di archetipo transitorio si modificherà ed ecco, quindi, che abbiamo trovato un’altra maniera, un altro indirizzo attraverso il quale l’archetipo transitorio ha influenza sull’Io.
Spero che questo concetto vi sia risultato chiaro. Alcuni di voi, volevo aggiungere, si sono chiesti degli esempi di archetipi transitori, facendo delle ipotesi più o meno valide, più o meno importanti. Io vi ricordo che, in realtà, l’archetipo transitorio – così come l’archetipo permanente – possono essere in qualche maniera assimilati a “simboli”; così non vi è (come ho sentito dire) l’“archetipo del padre”; vi è l’archetipo della “paternità”, che è una cosa diversa!
Non vi è l’archetipo di una figura particolare precisa, ma vi è l’archetipo, l’idea costruita di quello che quel termine esprime. Ombra
‘…ricordiamo che gli archetipi transitori sono legati a una pluralità di persone: ovviamente essi agiscono in concerto con i corpi akasici di queste persone che sono a essi collegate, creando quindi particolari situazioni psicosociali e ambientali che, nel corso della loro evoluzione all’interno dell’esperienza sul piano fisico, finiscono per aumentare la comprensione, nelle sue sfumature, di ogni corpo akasico collegato a quel tipo di archetipo transitorio.”
In altre parole, la modificazione degli archetipi transitori opera un cambiamento culturale. Questo è un processo determinato dai corpi akasici ad essi collegati; il cambiamento di uno o più corpi akasici mette in moto una trasformazione in tutti quanti.
Quindi c’è una responsabilità collettiva e non solo personale nel processo del cambiamento.
Non a caso, infatti, diciamo che per cambiare il mondo bisogna prima cambiare se stessi.
Post molto chiaro.
Riprendendo la risposta di Mariella e allargando la riflessione del post possiamo affermare che l’io non può modificare gli archetipi transitori ma questi possono essere modificati dalle comprensioni della corpi della coscienza collegati agli archetipi transitori stessi.
Chiaro anche a me.
Grande chiarezza sulla definizione dell’io e di ciò che noi siamo.
Quando una Guida dice “Voi”, rivolgendosi a ciascuno di noi, non si rivolge ad una pluralità di “io” bensì ad una molteplicità di “individui”.
Dovrò riesaminare il significato dello “ingombro di sé”, tanto caro e significativo nei primi anni di adesione al Sentiero, conosciuto e sperimentato, ora necessitate di rivisitazione concettuale.
Ma ci siamo quasi.
Thanks.