L’amicizia e le esperienze positive e negative che aiutano

D – Volevo chiedere se l’amicizia, che è una sfaccettatura di tutta questa realtà, è una sfaccettatura del sentimento, del senso di unione che un giorno ci apparterrà totalmente.

Quindi: l’amicizia non è una cosa che si dimostra il sabato mattina o il venerdì sera, se è sentita esiste sempre, c’è sempre, non è una cosa che puoi accantonare e chiudere nell’armadio per due giorni o un mese. Secondo me, una cosa è reale, esiste, è, sempre.
Nel momento in cui sei in contatto con una persona, se esiste questo contatto, non puoi staccare la spina quando vuoi… sbaglio a pensare così?

No, certamente. Se vi è un rapporto d’amore – e l’amicizia non è altro che un rapporto d’amore, in fondo – e se è vero, esisterà sempre e comunque, anche al di là delle vite e delle morti dell’individuo.

D – Quindi men che meno in una vita fisica attuale, voglio dire. Non può un’amicizia sottrarsi tre giorni la settimana; non esiste.

Certamente, non esiste più; però vengono dei dubbi – per lo meno – che esista quando uno dei due amici si accorge che l’altro è meno disponibile; allora, se un amico rinfaccia all’altro l’amicizia non data, certamente non prova amicizia perché l’amicizia è come l’amore: va al di là del comportamento dell’altro. Scifo

L’esperienza spirituale

D – Scifo, ti volevo chiedere questo: quando una persona decide di scegliere – per esempio – di vivere in castità, di non avere un certo tipo di esperienze perché pensa di progredire maggiormente, più velocemente, nel cammino spirituale o mistico, questo può essere vero?

E’ un po’ difficile generalizzare in un tipo di discorso del genere. In linea di massima direi che non è vero, perché – come dicevo prima – se il corpo fisico esiste  deve essere usato, sfruttato per le caratteristiche che egli possiede. D’altra parte, può trattarsi di qualche individuo che ha già sperimentato l’aspetto sessuale che accompagna le vite di ogni uomo talmente a fondo nelle vite precedenti che, per quella vita, può non aver bisogno di esplorare, di cercare l’amore in quella direzione.

D – Si può obiettare una cosa: se un individuo si incarna per condurre un’esperienza spirituale da incarnato, tanto vale che non si incarni, cioè continui a vivere da spirito!

Non è vero: prima di tutto, bisogna vedere che significato si dà al concetto di “esperienza spirituale”.

D – Una persona che, in certo qual modo, rispetta i canoni di condurre un’esperienza di castità, cioè privando il proprio corpo fisico di certe esigenze naturali.

Ti faccio un esempio: supponi di essere una di queste persone in procinto di sperimentare una vita “spirituale” secondo questo punto di vista che hai esposto. Questa persona si trova – per i casi della vita – di fronte a una persona disperata, rifiutata da tutti, che ha bisogno d’amore, è in una situazione psicologica tale per cui non le bastano le parole, ha bisogno di una carezza, di un contatto fisico, di sentirsi parte di qualcuno. Allora, a quel punto, non è più spirituale dare a questa persona anche un’esperienza fisica, ad esempio?

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D –  Beh, è chiaro che è necessario, perché un’esperienza fisica è un complemento, diciamo…

E quindi non è possibile che un individuo neghi in partenza una parte del suo essere fisico perché, se il suo essere fisico gli è stato dato, è perché deve agire con esso all’interno del mondo; e partire già dicendo “Io questa parte del mio essere non la voglio neanche considerare, perché voglio essere un asceta dall’inizio alla fine” potrebbe portarlo poi, un domani, in situazioni difficili interiormente, ad essere quindi diviso e non più unito come dovrebbe essere.

D – Certo, perché se uno conduce un’esperienza facendo violenza al proprio corpo – per essere chiari fino in fondo – a quel punto là non è più un’esperienza positiva, ma diventa un’esperienza intanto falsata e poi anche un po’ tragica, direi, che esce dalla norma.
Perché se uno s’incarna per vivere da spirito, cioè un’esperienza terrena spirituale, il discorso si fa complesso, perché, in certi casi, l’individuo deve praticare una certa violenza contro se stesso.

Ma, vedi, tutti voi e anche noi, quando è stato il nostro momento, che ci siamo incarnati sul piano fisico, lo abbiamo fatto per portare avanti un’esperienza spirituale.
Tutti quanti, fin dall’inizio, siamo andati cercando quell’unione, quella fusione, quell’allargamento di sentire che ci porterà poi a riunirci col Tutto, e fa parte della necessità, dei gradini dell’evoluzione, della comprensione, passare attraverso a tutte le scale possibili di esperienze – sia le positive che le negative – in quanto entrambe, in realtà, sono spirituali poiché entrambe finiscono col fornire comprensione all’individuo. 

Quante volte capita che una sofferenza fa comprendere molto di più di una gioia, ad un individuo! Secondo il mio punto di vista, non vi è perciò nulla che non sia spirituale in nessun comportamento; si tratta soltanto di un’esperienza che porterà più o meno comprensione all’individuo che si incarna.

D – Però l’individuo si incarna principalmente per entrare in contatto con la materia, e lo spirito entra in contatto con la materia solamente con l’incarnazione, e quindi deve vivere il mondo della materia fino in fondo, secondo me.

Ah certamente. Su questo sono pienamente d’accordo.
Alcuni di voi sono rimasti turbati, in questi giorni, per un avvenimento successo in un altro Paese: per quel bambino di circa due anni che sembra sia stato sequestrato e poi ammazzato crudelmente, pare, da due bambini di dieci anni.

Una cosa agghiacciante e inconcepibile, vero? Forse, se ci pensate bene, è una delle cose più terribili che si possano ascoltare, dal punto di vista della persona consapevole, pur in mezzo a già tante cose desolanti che vi trovate a vivere; eppure, in realtà – anche se certamente, chiaramente, non è da gioire oppure da applaudire un’esperienza del genere – è indubbio che quei tre fanciulli dovevano passare attraverso quell’esperienza per comprendere qualche cosa.

Purtroppo, attraverso la logica umana, è difficile comprendere la giustezza o la necessità di certe situazioni ma ciò non toglie che le situazioni, per quanto brutte e difficili, hanno un loro perché e sono giustificate nell’ambito di una concezione più grande, e questa concezione più grande non può essere altro che il risultato di quello che quell’esperienza, anche negativa, porterà all’individuo nel corso del suo cammino.

Non con questo, naturalmente, che voglia giustificare un comportamento del genere, ma forse considerando il fatto che coinvolge tre bambini ci sarebbe più da sentirsi agghiacciati per le condizioni sociali che hanno permesso che ciò accadesse e, più che puntare il dito – come in certi posti si sta facendo – contro i due fanciulli, sarebbe giusto puntare (non soltanto il dito, ma tutta la mano) verso l’ambiente che li circonda e che pone mete e situazioni che possono condurre a questi fatti estremi. Scifo


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Elena

Vivere pienamente secondo il proprio sentire, risultato del grado di comprensione raggiunto.
Vivere Esperienze Autentiche.
Darsi completamente alla Vita evitando di seguire schemi mentali prestabiliti. E quindi evitando il giudizio.
Questo mi arriva.

Catia belacchi

Chiarissimo, Scifo.

Luca

Interessante

Lorena

Proprio così, una sofferenza fa comprendere molto più di una gioia.

Samuele

Aderisco al commento di Elena.
Grazie.

Anna

Ogni esperienza e’ necessaria.
L’atteggiamento di chi ha compreso questo e’ quello di essere aperto alla vita, di saperla abbracciare in ogni forma si presenti.

Natascia

Le parole di Scofo, alleggeriscono i condizionamenti che su di me hanno avuto grande influenza.
Grazie.

Luana D.

Intuisco che dubitare della logica umana è fondamentale per comprendere certe situazioni difficili.

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