L’aiuto che può dare la psicoterapia, e quello che non può dare

D – A proposito dell’evoluzione dell’uomo, quanto la psicologia, la psicoterapia può aiutare l’individuo a evolvere?

Qua vi è una sola risposta da poter dare: la psicologia, la psicoterapia può aiutare tanto quanto l’individuo vuole o lascia che essa lo aiuti.
D’altra parte, l’individuo evolverebbe certamente, senza dubbio, sempre e comunque, magari in tempi diversi, anche senza la psicologia. Diciamo che la psicologia non è essenziale perché l’individuo evolva, anche se può essere una delle strade che possono aiutare l’individuo ad avvicinarsi alla comprensione di se stesso.

Lo sanno bene tutti gli psicologi e psicanalisti che da decenni ormai cercano di guarire le persone dai loro presunti problemi psicologici interiori e che soltanto in rarissimi casi riescono a farlo; e in quei rarissimi casi accade quando l’individuo posto sotto terapia è arrivato al punto tale per cui “veramente” vuole arrivare alla guarigione.

D – Dicevo se è importante che uno psicologo, uno psicanalista, insomma una persona del genere, per comprendere l’individuo nella sua globalità abbia raggiunto già una buona evoluzione? E’ una cosa determinante oppure no?

Beh, sarebbe l’ideale se avesse una buona evoluzione; anche perché, quanto meno, eviterebbe di proiettare su quello che sta cercando di curare quelli che sono “i suoi” problemi; cosa che accade quasi sempre, per non dire addirittura sempre.
Ricordate il discorso della percezione soggettiva della realtà e quante volte uno psicologo si fa un’idea del paziente che, già in partenza, in qualche modo è inquinata da quelli che sono “i suoi” bisogni, quindi vede determinate cose e non ne vede altre.
Ricordate il nostro buon Freud, il quale ha visto tutto in termini sessuali, ma questo era evidentemente motivato da problemi sessuali che egli stesso possedeva.

D – Qualcuna delle guide ha detto che la psicologia, la psicanalisi, tentano di adattare l’Io alla società in modo che questo Io, questa persona, si senta tranquilla e inserita nella società, e diceva che questo è esattamente il contrario di quello che dice l’insegnamento. Tu hai detto invece che lo psicologo può aiutare; ma se ti aiuta a sentirti tranquillo, cioè a soffocare quelle che sono le spinte interiori magari dell’akasico che vuole avvertirti che sei scontento, lo psicologo ti aiuta ad adattarti e non a cercare.

L’ho detto prima: lo psicologo può soltanto fare in modo da creare le condizioni perché “tu” riesca a guardare te stesso, non riesce a fare nient’altro, non può né adattarti né farti niente.

D – Dicevo che la psicologia tende ad adattare l’Io alla società.

Sì, tende ad adattarlo, certamente; però, se veramente ci riuscisse, tutti quelli che vanno dallo psicologo sarebbero ben integrati nella società! Come ho appena finito di dire, ben pochi sono i casi che vengono risolti dalla psicologia o dalla psicanalisi.

D – Ah, vuoi dire “meno male che non ci riesce”?

Beh, questo non lo volevo affatto dire, perché sarebbe molto meglio invece che la gente riuscisse a non soffrire; l’unica cosa è che la gente, le persone bisognose sotto questo punto di vista, devono capire che non devono aspettarsi “dagli altri” la soluzione del proprio problema, ma che il proprio problema può essere risolto soltanto da loro stessi, magari con l’ausilio degli altri, con l’indicazione da parte degli altri, ricordando però che le indicazioni da parte degli altri son sempre permeate da una tale soggettività per cui devono essere sempre vagliate prima di essere prese per buone.

D – Scifo, scusa, tu dicevi: l’individuo arriverebbe a comprendere le stesse cose ugualmente, ma non può essere che ci arriverebbe magari con più sofferenza perché continuerebbe a reiterare le stesse esperienze che, a forza di causargli sofferenza, farebbero sbloccare la situazione?
Però se tu hai qualcuno che riesce a farti fare quel salto in certi momenti, salto che il tuo Io non farebbe mai perché continua a negarsi delle cose, perché non gli fa comodo ammetterle, non è comunque un qualcosa che tu acquisisci riducendo la sofferenza?

Ma vedi, cara, se la persona in questione riesce a far fare il salto al suo Io – come dicevi tu – per arrivare alla comprensione, vuol dire che era pronta per arrivarvi al di là di quello che poteva venire dall’esterno. D’accordo? Perché, se non fosse stato pronto, lo psicologo o psicanalista avrebbe potuto dire e fare quello che voleva ma l’individuo si sarebbe rifiutato di arrivarvi. Diciamo che, in questo caso, lo psicologo ha avuto la funzione di stimolo per prendere coscienza da parte del paziente che era giunto il momento per essere di fronte a una sua verità. D’accordo? 

Però – lo ripeto – il paziente in questione avrebbe potuto lo stesso arrivare a questa sua verità senza attraversare tanta sofferenza perché, in realtà, ogni individuo che arriva a una comprensione – a cui poteva arrivare per conto suo – attraverso la spinta, lo stimolo, l’appoggio di uno psicanalista o di uno psichiatra, solo per il fatto di sforzarsi di andare da questa persona, solo per il fatto di non essere arrivato per conto proprio mentre avrebbe potuto farlo, a quel punto già sta soffrendo, perché interiormente l’individuo sa che può arrivare alla comprensione e sa che il suo demandare ad altri questa spinta è un errore perché gli toglie una parte di possibilità di comprendere qualcosa di più.

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D – No, Questo non mi è chiaro. Quindi, per te allora è meglio non andare proprio dallo psicanalista? E’ meglio fare da soli e lasciare che sia il Disegno Divino a…

Sarebbe sempre meglio fare da soli… no, no, no, non vorrei essere frainteso in questo…

D – Non so… io trovo che è pieno poi, comunque, di persone che dicono: “Io mi conosco benissimo, non ho bisogno di aiuto, non ho bisogno di nessuno”, e a me sembrano tanti alibi per continuare a nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi!

Ah, ma su questo non vi è ombra di dubbio! Io sto parlando del caso in cui l’individuo “è pronto” per accettare la propria verità. Quelli che non la vogliono accettare possono anche andare da… che so io… da Krsna in persona e non riuscirebbero lo stesso ad accettarla!

D – Cioè allora – scusa, io adesso la metto sul personale – però a me sembra che sia servito il lavoro che sto facendo da anni e anni a questa parte, e invece ho solo buttato i soldi! “Mi tormenta” questo!

No, no, no; è quello che stavo dicendo: non vorrei essere frainteso. La domanda giusta che avresti dovuto fare a questo punto è: “Ma allora che funzione hanno questi individui?” Soltanto quella – come dicevi tu – di portare via dei soldi ai clienti o hanno una loro qualche utilità per il paziente? Nessuno ha fatto questa domanda.

D – Sì, probabilmente è quella che volevo fare, sempre dando come premessa quel…

Certo, però se mi mettete in condizioni di fare anche le domande e non solo le risposte, la cosa si complica veramente! E io dico che sì, l’utilità esiste perché, quanto meno, intanto l’individuo fa qualche cosa (sto parlando dell’individuo che non è pronto ad affrontare la sua verità), e il fatto di avere il coraggio di andare da uno psicoterapeuta gli indica che ha la possibilità di fare qualche cosa, di essere attivo di fronte alla sua difficoltà e questo – psicologicamente, interiormente – è già un motivo di sostegno e di sollievo. 

Secondariamente, se la persona con cui si trova a capitare ha una buona sensibilità e una buona capacità operativa, riuscirà senza dubbio a far parlare il paziente, il quale – anche se non tirerà fuori il vero motivo dei suoi problemi – riuscirà, quasi sempre, a eliminare le tensioni di contorno a quella principale e quindi a trovare un maggior equilibrio, un maggiore stato di serenità tale per cui il problema, un po’ alla volta, resta sempre più isolato, fino a quando lui non sarà in grado di vederlo da solo.

Quindi uno dei meriti, una delle funzioni di questi psicoterapeuti è quella di permettere all’individuo che si rivolge loro di scaricare una parte delle loro tensioni facendo sì di fornire delle vibrazioni più tranquille all’individuo stesso, mettendolo quindi nella condizione migliore per poter guardare le sue verità più profonde e più dure da accettare. Scifo


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Catia Belacchi

Quando un individuo decide di andare in psicoterapia lo fa perchè ha capito che non riesce a districare i suoi grovigli esistenziali da solo, così come va dal medico quando non riesce a curare un male fisico da solo.
Lo psicoterapeutica ha pertanto la funzione di aiutare la persona che si rivolge a lui a leggere alcuni suoi atteggiamenti in un modo che a lui era sfuggito. Non si riesce a conosce se stessi se non si acquisiscono gli strumenti dell’analisi. Certamente anche un amico esperto, un libro adatto, possono essere di aiuto, ma quando il vissuto animico è complesso non basta la volontà personale a risolverlo e insistere a farlo è questione, a mio avviso , di miopia e prolunga le sofferenze.

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