Alcuni anni fa eravamo venuti a parlare della volontà, sottolineando il fatto che, contrariamente a quella che è opinione comune, l’individuo che ha volontà non è quello che riesce bene nel fare ciò che gli piace, ma quello che, all’opposto, riesce a fare bene ciò che non è completamente di suo gradimento.
Infatti, riuscire a fare bene ciò che piace, anche solo a livello semplicemente logico e razionale, non comporta, in realtà, un grosso sforzo di volontà, ma andare contro quelli che sono i propri impulsi, i propri bisogni, i propri egoismi, per portare a termine un compito prefissato, senza dubbio nasconde – da parte di chi deve «fare» – una dose non indifferente di volontà.
Il discorso, allora, era rimasto in termini abbastanza superficiali, preoccupandoci soltanto di questo aspetto della questione, senza osservare poi che cosa sia veramente la volontà, se vi possono essere diversi tipi di volontà, cos’è che sorregge eventualmente la volontà, e quali sono i suoi effetti all’interno del mondo fisico.
Iniziamo, dunque, ad ampliare un poco questi argomenti.
Come si manifesta dunque la volontà all’interno del piano fisico? E’ indubbio che la volontà, all’interno del piano fisico, si manifesta, deve manifestarsi con un’azione. Infatti, l’individuo sorretto dalla volontà non può fermarsi al dire, come fate, ahimè, così spesso: «Io voglio fare questo e lo farò», ma andare oltre, e dire: «io voglio fare questo, ed ecco, incomincio a farlo e lo porto avanti».
Purtroppo quante volte accade – osservando la vostra storia di tutti i giorni – che l’individuo si fermi soltanto ad una volontà in potenza: basta soltanto prendere i vostri quotidiani, basta osservare i vostri governanti, basta osservare i vostri religiosi, basta osservare anche i guru, gli spiritualisti, e via e via e via!
Quanti come volontà, come parole, come atto comprendono la realtà della società, la realtà della famiglia, la realtà dell’individuo, e dicono «bisogna avere la volontà di fare», «bisogna mettere in atto la volontà di aiutare», «bisogna, se si segue un insegnamento di qualche tipo, essere specchi di questo insegnamento». Però il «bisogna» continua, solitamente, a restare un «bisogno»! Perché questo?
Non si può certamente affermare che questo accada soltanto e sempre per malafede o cattive intenzioni da parte di chi parla. Il fatto è che la volontà è fatta da diverse componenti le quali interagiscono tra loro e spesso fanno sì, non sorreggendo una vera intenzione, da impedire che si trasformino in quell’azione che, così, resta soltanto in potenza. Scifo
Qualche tempo fa abbiamo accennato al fatto che l’Io di ogni persona può essere considerato, in qualche modo, composto da tre Io, figurativamente separati: un Io fisico, un Io astrale e un Io mentale. Infatti, secondo il mio pensiero, la personalità di un individuo incarnato – e, quindi, quella che è la manifestazione dell’Io all’interno del piano fisico – può sempre, alla fin fine, essere ridotta ad uno di questi tre aspetti, ovvero la manifestazione gestuale o fisica all’interno della materia, la manifestazione emotiva, sensitiva, espressiva, mimica dei sentimenti e dei desideri, ed infine la manifestazione intellettiva che si esprime attraverso le idee e i concetti e fa da supporto alle azioni. […]
Ecco così che sono nate nel passato le varie teorie che presentavano diverse tipologie di individuo: pensate alle tipologie di Galeno, di Ippocrate, per arrivare a quelle di Freud, per arrivare a tutti i pensatori che, in qualche modo, hanno cercato di costringere in classi più o meno definite le tipologie di carattere dell’individuo.
Ora, se voi andaste ad osservare, con occhio critico ed analitico, tutte queste tipologie, vedreste che – pur presentando le cose sotto nomi diversi – sono sempre riducibili ai tre aspetti che prima ho enunciato:
– ovvero a come l’individuo si mette di fronte alla realtà fisica,
– si mette di fronte ai suoi desideri,
– a come si mette di fronte ai suoi pensieri.
Tutto questo lungo discorso che ho fatto è per arrivare a parlare qualche attimo dell’influenza che ha la componente astrale (ovvero la componente emotiva) sulla volontà.
Abbiamo detto che la volontà non è altro che l’impulso a portare a termine un’azione verso uno scopo che si è prefisso. Ora, naturalmente, uno dei perché che fan sì che questo scopo non resti soltanto in atto, può essere il desiderio che lo scopo prefisso venga realizzato. Ecco così che si può parlare di una volontà mossa, indirizzata, principalmente dai sentimenti e dal desiderio. Pensate, miei cari, alle volte che vi siete innamorati o infatuati di un’altra persona, pensate con quanta volontà avete cercato di fare qualcosa per ottenere i favori o le grazie di questa persona!
E’ chiaro che l’individuo innamorato, difficilmente è retto dalla razionalità: ecco, quindi, che allora questa volontà che spinge l’individuo a cercare di portare a termine il proprio scopo conquistando la persona amata, è un esempio di volontà retta dal desiderio, dall’emozione. Georgei
Vi è poi quella volontà che è retta invece dalla ragione. Considerate, fratelli nostri, coloro che sotto la spinta di una costruzione ideale – edificata dalla propria razionalità – portano avanti, o cercano di portare avanti, con volontà, lo scopo prefisso.
Basta che vi guardiate attorno: coloro che fanno, ad esempio, di una teoria politica o economica una costruzione talmente logica e razionale per cui ad essi può sembrare l’unico modo possibile e logico per portare avanti l’umanità, ed agiscono – quando sono in buona fede – fino in fondo, per arrivare al loro scopo. Questo è un esempio, anche se alquanto sfumato, di volontà sorretta dall’attività del corpo mentale.
Confesso, fratelli, che è difficile fare un esempio più preciso di questo tipo di volontà, anche perché c’è da tenere presente che quando una volontà di tipo mentale viene messa in atto – e tende quindi a manifestarsi come azione all’interno del piano fisico – per poter arrivare al piano fisico passa attraverso la materia del piano astrale, e viene quindi ad unirsi a ciò che trova all’interno del corpo astrale dell’individuo; viene, così, inquinata in qualche modo dai suoi desideri, dalle sue passioni. Ecco che, quindi, non sarà quasi mai una volontà principalmente mentale, ma si otterrà una fusione delle due componenti dell’individuo, quella emotiva e quella razionale.
Questo, forse, può essere evidente in maggiore misura, in quegli idealisti, in quelle grandi figure di idealisti che sono sorte nei secoli della storia dell’uomo. Pensate a quanti grandi utopisti si sono manifestati nei millenni e osservate come, la loro teoria di base, razionalmente giusta e corretta, veniva poi filtrata dalle loro passioni, dai loro desideri, e quindi veniva falsata in qualche modo, non arrivando a conseguire quello che era il loro vero scopo.
Questo è il pericolo principale, la difficoltà principale per chi vuole mettere in atto la volontà!
Infatti, per riuscire veramente ad agire in modo volitivo,
– bisogna non soltanto volere,
– ma è necessario, prima di tutto, essere sicuri di ciò che si vuole conoscere e fare,
– quali sono i propri impulsi,
– sapere cos’è che può opporsi a questa volontà
– e quindi, in definitiva, si deve – come sempre accade quando parliamo di queste cose – arrivare a conoscere se stessi più in profondità.
Senza conoscere, infatti, i propri desideri e le proprie passioni che possono allontanare dall’agire, senza conoscere qual è il proprio pensiero, il proprio vero intendimento, la volontà finirà con il manifestarsi all’interno del piano fisico in effetti diversi, ben diversi, da quelli desiderati o, addirittura, in blocchi che portano poi a comportamenti giudicati assurdi, se non addirittura psicotici, per i contrasti interni dell’individuo. Andrea
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Pensavo che la volontà fosse la capacità di scelta tra due opzioni, una delle quali meno invitante ma più necessaria.
Capisco cosa intende il post quando dice che il raggiungimento di un obiettivo con la volontà ha come base la conoscenza di sè.
C’è un campo in cui la mia volontà cade sempre ed è il limitarmi col cibo.