Ma vi siete mai chiesti, fratelli, chi è che vive il presente?
Chi è che vive questo “adesso” di cui avete discusso nel corso della riunione? Chiedetevelo un attimo e vedete se sapete rispondere a questa domanda; anzi, ve la farò più precisa: in che epoca vive l’Io, secondo voi? Rodolfo
D – Nel presente.
Certamente: l’Io, figli e fratelli non può vivere altro che nel presente poiché, come voi ricordate – nasce dallo scontro dei vari corpi che possedete rispetto all’esperienza che l’individuo vive e, perciò, vive sempre e comunque nel presente. Rodolfo
D – Volevo chiederti: questo presente è il presente che dura tutta una vita da incarnato?
Il presente dell’Io dura tutta la vita dell’incarnato, certamente, anche perché quando non vi è più incarnazione sul piano fisico non si può più propriamente parlare di Io in quanto manca una sua componente, no? Quindi l’Io non può essere altro che sul piano fisico anche se è determinato da varie componenti. Scifo
D – In una vita successiva ci sarà un diverso Io.
Che vivrà il “suo” presente! Ma questo Io abbiamo detto che vive nel presente, e allora perché vi veniamo a dire di vivere il presente? “Qua casca Scifo”, direte voi!
D – Forse perché la mente ha il potere di proiettare nel passato o nel futuro attraverso la memoria o l’immaginazione.
D – Se siamo in questo momento qui fisicamente è perché dobbiamo fare delle esperienze che ci servono in questo momento.
D – Vivere il presente vuol dire forse vivere il sentire di quel momento?
Sono tutte parti di spiegazione ma non sono tutta la spiegazione. In realtà queste cose sono semplici da comprendere: basta applicare la logica e ricordare quanto avevamo detto in passato e si riesce così a comprendere i vari meccanismi, le varie cose.
L’Io, questo fantasma, abbiamo detto che è costituito dallo scontro tra la realtà esterna, l’esperienza e i corpi che costituiscono l’individuo – diciamolo per l’ennesima volta – : fisico, astrale e mentale.
Allora: il corpo fisico – come Io – vive nel presente e su questo non c’è ombra di dubbio poiché ogni dolore fisico l’individuo lo sente quando ce l’ha, ogni gioia la sente mentre ce l’ha, ogni brivido di freddo, ogni rivolo di sudore lo avverte mentre ce l’ha, quindi vive senza dubbio il presente.
Il corpo astrale vive i suoi desideri e li vive nel presente, perché ogni desiderio è nel presente in quanto lo si vive nel momento in cui si desidera, no? Però vi è una particolarità (al di là dello sfasamento dei tempi tra i vari piani di esistenza, che non cito altro che di passaggio per non complicarvi troppo le cose), vi è una differenza: il corpo astrale ha la possibilità di desiderare o di rimpiangere, ovvero ha la possibilità di dare una connotazione doppia o anche multipla a quello che è il suo desiderio: può rimpiangere, e quindi desiderare di avere qualche cosa che aveva già avuto in passato, oppure può desiderare di avere qualche cosa che potrebbe avere in futuro.
Ecco, quindi, che vive il suo desiderio nel presente, però proiettandolo, a volte, nel passato o nel futuro. Vi è già una diversità a questo punto, lo capite benissimo, rispetto al corpo fisico.
Lo stesso, rapportandolo a quello che è il pensiero, accade nel corpo mentale: anche il corpo mentale pensa sempre nel presente perché per esso, mentre sta pensando, è il presente; però può pensare a cose passate o a cose future, no?
Accade, quindi, che questo Io che vive nelle sue varie componenti tutte nel presente si possa trovare a essere proiettato contemporaneamente nel passato o nel futuro.
Guardate che questa cosa che sembra una sciocchezza, se ci pensate bene, così come ve l’ho appena tratteggiata, può dare ragione di tantissime cose.
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D – Lo dobbiamo assumere come un momento dinamico o come un altro tipo di momento?
Vedi, il presente, in realtà è sempre statico, per sua definizione: con tutto che cambia di attimo in attimo, in realtà ogni attimo è statico, è come una fotografia. È poi il meccanismo di corpo fisico, astrale e mentale, di percezione, ricordo, desiderio, rimpianto, pensiero e così via che dà l’impressione del dinamismo perché proietta il tuo presente nel passato o nel futuro.
D – Facciamo questo per disarmonia tra i corpi?
Oh, un punto a tuo favore!
Quando noi vi diciamo “vivete il presente” non vi diciamo di lavare i piatti essendo concentrati nel lavare i piatti (anche perché concentrarsi nel lavare i piatti è una cosa noiosissima!) ma intendiamo dire che dovete vivere con tutte le vostre componenti attente su quello che state facendo e vivendo.
Questo non significa accettare “tutto” quello che fate o che vivete, ma significa essere consapevoli di ciò che vi sta accadendo in quel momento, quindi essere consapevoli che state lavando i piatti ma che ne fareste a meno e sarebbe molto meglio che li lavasse vostro marito o i vostri figli, che quindi, indubbiamente, siete egoisti perché demandereste a un altro un compito da fare, però per voi sarebbe molto meglio andare a fare una passeggiata e togliervi dai piedi quei piatti noiosi… essere consapevoli di questo e, allora, chiudere l’acqua, ragionare se il fatto che i piatti li laviate dopo tre ore porta danno a qualcuno e, se così non è, in piena coscienza, essere consapevoli che voi avete bisogno di andare a fare una passeggiata, uscire e abbandonare lì i piatti per fare ciò che voi sentite consapevolmente essere meglio per voi in quel momento.
State attenti: non “far ciò che più vi aggrada”, ma fare ciò che – senza nuocere ad altri – permette a voi di fare le vostre esperienze nel modo migliore.
“E se uno ha tanti desideri – dice la nostra amica – come faccio?” Eh, cara, se se ne hanno tanti molte volte questo succede perché l’individuo non ha ancora trovato quello giusto, altrimenti, se avesse trovato quello giusto, quello più importante, non ne avrebbe alcun altro. E allora, se uno ne ha tanti, significa che la sua ricerca è ancora da portare a buon fine. Scifo
Vivere il presente ovvero eesere consapevoli del fatto che accade e di quello che in noi suscita.
Vivere nel presente non significa aderire unilateralmente alle sensazioni, anche perché in tal modo rischieremo di indentificarci con esse, a discapito degli altri corpi.
Le sensazioni apro al presente, all’Essere, in quanto aprono alla dimensione del sentire, la quale unitariamente sente la realtà.
Allora lì nasce il discernimento a cui fa riferimento Rodolfo nell’ultima parte, discernimento che proviene dal sentire: nell’equilibrio dei corpi, quando non c’è predominio di nessuna dimensione sull’altra, si offre la consapevolezza.
Mi permetto di aggiungere una considerazione riguardo alla costituzione dell’io, dice Rodolfo:
“L’Io, questo fantasma, abbiamo detto che è costituito dallo scontro tra la realtà esterna, l’esperienza e i corpi che costituiscono l’individuo – diciamolo per l’ennesima volta –: fisico, astrale e mentale.”
E il sentire?
E il compreso e il non compreso?
L’Io non è, innanzitutto e preponderantemente, il riflesso del corpo akasico, come giustamente si affermava nel post “L’umano tra piano astrale e piano akasico [IF31focus]” del 30/11/2020. Poi certo gli altri elementi che vengono citati da Rodolfo sono senza dubbio necessari, ma senza l’intenzione che sorge nella coscienza non avremmo neanche la “scena” in cui quell’interazione si rende possibile.
A mio modo di vedere se si svilisce il ruolo del sentire di coscienza, si rischia di ricadere nel dualismo tra io e coscienza.
Grazie.
Questa consapevolezza che non esiste altro che il Presente, che il passato o il futuro costituiscono illusorie fughe, è il processo di una vita.
Quando vivi il presente con consapevolezza, difficilmente ciò che fai è noioso.
Colpisce quel “senza nuocere ad altri”.
Il richiamo continuo alla responsabilità sia propria, intesa nell’autorizzare le esperienze necessarie a se, sia verso l’altro da se.
Ecco che nella condizione di presenza sorge uno sguardo ampio.
.. non “far ciò che più vi aggrada”, ma fare ciò che – senza nuocere ad altri – permette a voi di fare le vostre esperienze nel modo migliore.
Perfetto!
Molto chiaro che vivere il presente significa essere attenti a ciò che succede in noi, non solo al gesto del lavare.