La vera spiritualità è quella che tutto comprende

Seguire la via della spiritualità non significa dall’oggi al domani diventare asceti, dimenticare o costringersi a dimenticare gli impulsi fisiologici, le tentazioni della carne, così spesso aborrite, tuttavia cercate, perché anch’esse, in fondo, fanno parte di quel gran complesso di cose che costituisce la spiritualità. Scifo

Seguire la via della spiritualità non significa passare le proprie giornate inginocchiati davanti a un crocifisso o ad una immagine sacra e pregare in continuazione, creando intorno a un’oasi che in qualche maniera lasci il mondo al di fuori. Ananda

Seguire la via della spiritualità non significa prendere le nostre parole o quelle di altri maestri e usarle come se fossero una Bibbia, scorrerle per chiedere responsi, fare di esse la vita stessa, usare le frasi, che noi o altri abbiamo detto, al fine di ripetere spesso e senza riflettere le cose che sono pervenute. Boris

Seguire la via della spiritualità non significa soltanto essere dei santi, non significa girarsi attorno e dire come sono bravi gli altri, quante cose fanno, quante cose è possibile fare, quanta sofferenza si può vedere, cercare di alleviare questa sofferenza, perché figli e fratelli, la vera spiritualità è quella che tutto comprende, e la persona veramente spirituale, la persona che veramente fino in fondo ha compreso quale sia la via, è quella che dimostra con il suo comportamento, con le sue reazioni, di saper accettare tutto ciò che avviene intorno a sé come giusto, logico e necessario non soltanto per l’umanità ma per ogni singolo individuo. Scifo

Non vi possono essere quindi nella persona che comprenda la spiritualità preclusioni o prevenzioni di ogni sorta; le idee stesse che per conoscenza sa ormai sbagliate, ancorché professate da altri, pur tuttavia nella persona che ha compreso la spiritualità, non suscitano lo sdegno, ripulsa o combattività, ma tutt’al più, l’impulso di far comprendere, accettare, di far smussare un po’ alla volta quegli angoli che rendono le idee contrastanti, idee che così spesso, poi, alla radice finiscono invece per collimare. Moti

Vi auguriamo di comprendere creature che essere spirituali significa anche vivere: infatti l’uomo che ha compreso la vera spiritualità ha compreso che in essa è tutto, non soltanto la sofferenza, ma anche la gioia, non soltanto il pianto, ma anche la risata. Scifo

Auguriamo così ad ognuno di voi di riuscire a piangere, a ridere, a sorridere e scherzare, a vivere la vita attimo dopo attimo con felicità, assaporando ogni cosa che incontrerete.
Vi auguriamo di non restare delusi, quasi meravigliati, stupiti, allorché noi vi proponiamo qualcosa di buffo, vi auguriamo di riuscire a ridere veramente di cuore, perché la risata è ciò che controbilancia le energie della sofferenza che potete incontrare nelle vostre giornate.
E perché allora voler soltanto soffrire, quando la bontà dell’Assoluto ha dato anche la possibilità di ridere e quindi di trovare delle energie diverse, rassicuranti, rasserenanti, rappacificanti e tali da riequilibrare il proprio intimo? Andrea

Che bella cosa creature riuscire a ridere!
Voi pensate alle volte in cui una risata serve per far scemare energie che si stavano accumulando, pensate alle tensioni che una risata riesce a scaricare, pensate a quanto un sorriso, un momento, un moto di allegria può diventare comunicativo e far rendere migliore il contatto con le persone che ci stanno accanto. Scifo

Tuttavia, figli, vi auguro anche di comprendere che ridere nel modo giusto significa non ridere degli altri, bensì ridere con gli altri, perché è molto importante, veramente importante, riuscire a saper ridere prima di tutto di se stessi, perché soltanto in questo modo si arriva a comprendere quale può essere il più giusto significato del sorriso.
Voglio ancora ricordarvi che il nostro venire tra voi è qualche cosa di più di un semplice contatto tra due realtà apparentemente diverse.
Voglio ricordarvi che noi siamo qua affinché tutti voi, lentamente o velocemente, riusciate a crescere e ad espandervi. Qualcuno tra voi può pensare che noi siamo qua per farvi superare la paura della morte, dell’abbandono fisico dei vostri cari, dei vostri amici.
Ma questo, figli, è soltanto un corollario, secondario allo scopo di questi incontri.
Qualcuno tra voi può pensare che noi siamo qua per portarvi la conoscenza, per parlarvi di cose straordinarie e inaudite, ma anche questo è soltanto un aspetto di secondaria importanza di ciò che noi veniamo a fare tra di voi.
Alcuni di voi possono pensare che il nostro intervenire in queste riunioni sia per aiutarvi a risolvere i dolori, piccoli o grandi, che incontrate nel corso delle vostre giornate, attimo dopo attimo, ma anche questo, figli, non è altro che una piccola sfaccettatura, quasi trascurabile, del perché noi siamo qua.

Perché noi, figli, siamo qua per tutti questi motivi ma siamo qua anche per farvi comprendere che non siete ciò che dimostrate con le parole e con gli atti di essere; che la realtà non si ferma a ciò che i vostri sensi riescono a percepire; che la vostra solitudine è una convinzione sbagliata e che mai siete veramente, completamente e tristemente soli.
Siamo qui per farvi sentire la presenza, la vicinanza non soltanto nostra ma anche di Colui che Tutto È.

E se voi – come purtroppo accade così spesso – vi soffermate soltanto all’esteriorità, soltanto al suono delle parole, se voi, figli, prendete dai nostri incontri solo l’aspetto etico, o solo l’aspetto filosofico, o solo l’aspetto culturale o soltanto quello dimostrativo non continuate a fare altro che un frazionamento arbitrario di un qualcosa che, invece, è un tutto unico.

Rendetevi conto che in questo modo non riuscirete mai a comprendere veramente, perché è soltanto dall’unione dei molteplici aspetti che si può arrivare a raggiungere non soltanto la conoscenza, non soltanto la comprensione, non soltanto la certezza che qualcosa esiste al di là del mondo fisico, non soltanto la fede, ma la più ferma e profonda convinzione che siete parte inscindibile di un Tutto, e che nulla, in realtà, vi può ferire, far soffrire, far sentire soli, abbandonati, disperati.

Per questo vi consigliamo di tenere in considerazione ogni aspetto dell’insegnamento, nessuna parte venga tralasciata o ignorata, perché dovrete cercare di compiere quella grande sintesi necessaria per arrivare alla comprensione. Moti


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Samuele

Mi interrogo questi giorni sul nostro approccio verso l’io (o meglio su come l’ho capita io).
Ingombrante, illusorio, obnubilante, ecc.
Mi sembra spesso di cogliere un atteggiamento di repulsione verso l’io e ciò che si trascina dietro.
Le parole dei Maestri restituiscono un’apertura che non sono ancora capace di sintetizzare ma di cui avverto la pregnanza.
In fondo non ce lo siamo inventati noi questo io, tutti ce l’abbiamo e dobbiamo in qualche modo trovargli una collocazione positiva nel Grande Disegno. Grazie.

Mariella

Anche io Samme, in questi giorni, mi ritrovo a fare le stesse considerazioni sull’io, ravvisando a tratti un atteggiamento quasi “cattolico” verso l’Io, considerandolo un inciampo, meritevole di qualche frustata!!! Il vecchio atteggiamento insomma. Forse perché mi manca il giusto equilibrio tra Essere e Divenire, perché dovrei salire sul monte più spesso, perché ancora fatico a disidentificarmi. Se riuscissi a fare tutto questo potrei vivere pienamente il mio Io, per poi sorriderne. Come dire vivo pienamente l’illusione consapevole di ciò che è.

Sandra

Quella dell’io, ego, identità ecc ecc è una questione che ciascun viandante incontra nel percorso, non credo sia evitabile. Non dimentichiamo che è grazie all’identità se possiamo esperire e altrettanto non dimentichiamo che è grazie ad un attaccamento profondo alle dinamiche identitarie che il nostro procedere diventa faticoso e spesso doloroso. Il punto è l’attaccamento, non l’identità, la paura del cambiamento, il pensare che una identificazione sostanzi il vivere. Ricordo una discussione sulla leggerezza, lì dovremmo stare con tanto tanto senso dell’umorismo, autoironia e sguardo compassionevole verso il nostro incespicare!

Natascia

Concordo Sandra. Credo si possa convivere bene con il nostro Io, se ogni tanto ci ricordiamo di prenderlo in giro e ridere delle sue gaffe. Comprendere che la pesantezza di certi passaggi sono proiezioni dell’identità. E che tutto concorre per farci giungere a nuove comprensioni.

Roberta I.

Ritengo molto importante per il ricercatore spirituale “compiere quella grande sintesi necessaria per arrivare alla comprensione” a cui siamo invitati con questo post.
E’ importante imparare a guardare i fatti e le persone che incontriamo nella vita andando oltre le apparenze e se non riusciamo ad andare oltre le apparenze perché ci mancano dei dati di conoscenza e non siamo in grado di inserire un fatto in un contesto, avere sempre a mente che stiamo guardando solo una porzione della realtà e quindi la nostra visione è necessariamente parziale. Solo l’accesso alla visione della mente non duale, quella che tutto comprende, ci permette di avvicinarci alla Realtà.

Marco Dellisanti

Grazie

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