La vera medianità, l’insegnamento, i fenomeni (VS8)

Criteri per scegliere la propria via spirituale 8
Ed eccoci giunti, creature, nel luogo più incantato del giardino degli incanti, qui una moltitudine di gente rumoreggiante riempie lo spiazzo mentre cose meravigliose accadono: luci dalle tonalità più sorprendenti si accendono e spengono nell’aria come fuochi fatui, intensi profumi piovono sugli astanti, ombre e volti senza consistenza sembrano veleggiare qua e là e mille altre cose stupefacenti accadono o sembrano sul punto di accadere da un istante all’altro.
Al centro dello spiazzo, quasi nascosta dalla folla, si intravede una piccola pedana. Chi ci sarà mai su di essa? Forse su di essa sarà posto quel Graal che il ricercatore cercava in un altro angolo del giardino degli incanti? Eppure su di essa non vi è nulla, se non un’iscrizione a lettere d’oro che dice:

Sei la primadonna tra tante comparse?
Sei colui che sa in mezzo a tanti ignoranti?
Sei il figlio prediletto dagli dei?
La tua missione è quella di salvare l’umanità?
Il fenomeno meraviglioso è la tua normalità?
Re, imperatori, santi, angeli,
extraterrestri e Dio stesso ti hanno scelto come portavoce?
Fai cose così stupefacenti che neanche Merlino
(e, forse, solo il Cristo) avrebbe potuto fare?
Se sei tutto questo, sali,
per mostrati finalmente a tutti gli uomini
nella tua grandezza!

Su di essa tutti cercano di salire senza che nessuno vi riesca perché i più vicini vengono immediatamente sospinti indietro dagli altri con movimenti bruschi e voci irate: appena un piede vi si posa cento altri piedi lo calpestano facendolo ritirare, appena uno più in gamba riesce a salire cento mani lo afferrano trascinandolo nuovamente nella massa in un caos molto simile a quello di una bolgia dantesca.

Solo una persona resta in disparte, esitando un attimo prima di aggirare la folla e dirigersi verso una piccola, anonima porticina sulla quale sta scritto a lettere che si confondono con le venature del legno: USCITA.
Chi sarà mai costui? Forse lo scettico che non si è fatto convincere dalle magie del giardino? Forse il ricercatore demoralizzato che abbandona la sua ricerca? Forse un uomo privo di ambizioni, desideri, incomprensioni, illusioni e sofferenze?
No, creature, penso proprio che sia lui: il vero medium. Scifo

Il problema, figli nostri, consiste nel fatto che ciò che noi definiamo «vera medianità» è qualcosa di fondamentalmente diverso dalla concezione comune e generale di tale termine. Infatti, per noi, gioca un ruolo essenziale una caratteristica particolare che sfronda già di molto le possibilità che una persona sia definita «medium», o «mezzo”, o «strumento» (come preferiscono chiamarlo, solitamente le nostre care Guide); ed è proprio il termine «strumento» che più è indicativo del nostro pensiero: uno strumento, infatti, è qualcosa che viene usato per compiere qualche azione, e da ciò ne consegue che la paternità dell’azione compiuta non va fatta risalire al mezzo usato, bensì a chi ha ideato il modo in cui adoperare lo strumento stesso.
Altrimenti sarebbe un po’ come ritenere che il martello sia l’autore dell’azione che ha piantato un chiodo nella parete per appendere un quadro, cosa che, evidentemente, così non è.

Dunque noi definiamo medium, nel senso proprio del termine, l’individuo che, sotto l’influenza di una volontà non sua (se non come eventuale condivisione successiva di ciò che viene compiuto) ma appartenente a entità intelligenti e di una certa levatura evolutiva, parla, agisce o opera in determinate situazioni in maniera diversa da quella che la sua personalità (o meglio ancora, il suo Io) lo spingerebbero a fare.
Mi sembra evidente, miei cari, che non poniamo in questa categoria di persone i sensitivi, in quanto per produrre determinati tipi di fenomenologia mettono in atto la loro volontà che attiva loro particolari capacità.
Né coloro che, con un termine usato dalla vostra religione, «evocano» persone trapassate, poiché questo significa che sono loro gli agenti diretti dell’evocazione, e non i defunti stessi che, si potrebbe quasi dire, in qualche maniera vengono indotti dall’eventuale collegamento che costoro stabiliscono.

La vera medianità non è contrassegnata dalla possibilità di parlare con i propri cari scomparsi (possibilità, come ho già spiegato precedentemente, alquanto aleatoria, poco frequente e, comunque, difficilmente classificabile con certezza come reale), né la possibilità di produrre fenomeni meravigliosi, i quali possono semplicemente essere innescati dalle qualità (magari inconsapevoli) delle persone che li producono.
Secondo noi la vera medianità è, invece, un percorso strettamente spirituale, un canale d’amore attraverso il quale entità di un certo grado di evoluzione collaborano col piano generale dell’Assoluto, mostrando e indicando percorsi che possono portare coloro che hanno il desiderio di percorrerli ad un gradino più alto sulla scala della Verità.
E’ quindi, sempre secondo la nostra concezione, indissolubilmente legata alla presenza dell’insegnamento che, naturalmente, non può essere limitato alla mera ripetizione delle cose già dette in passato ma, come minimo, deve essere un aggiornamento di quei concetti di pari passo con il nuovo sentire che, nel frattempo, si è andato costituendo negli individui.

Da tutto questo consegue, amici miei, che una medianità fatta solo di fenomeni, per quanto eclatanti essi siano, non è, per noi, che una limitata e limitante versione della medianità più vera, quella che, ripeto, presenta un insegnamento che esce dagli schemi consueti e dai soliti percorsi del giardino degli incanti per mantenersi ben salda su quella Realtà che, sola, costituisce il vero tessuto dell’esistenza.
Ecco che, allora, si può affermare che la vera medianità può usare gli incanti come un corollario al suo vero scopo ma mai indurrà in qualche modo i suoi spettatori a perdere il contatto con la realtà dell’individuo anzi, tenderà sempre a riportarlo verso di essa, ad esaminarla e a comprenderla per ottemperare al fine principale che è quello di far acquisire nuove comprensioni.

Tante persone si definiscono medium e non lo sono: sovente frodano consciamente, altrettanto sovente lasciano libera espressione agli impulsi del loro inconscio.
Come riconoscere in quali tra loro è presente una Verità più vera?
Ancora una volta, figli e fratelli, non posso fare altro che dirvi che solo il tempo e l’attenta analisi potrà darvi la misura della realtà di ciò a cui vi capita di assistere.
Molti sono venuti a noi consapevoli di mentire sulle loro capacità sperando che, mentitori a nostra volta, avremmo accettato il loro gioco creando ponti medianici, supposti collegamenti spirituali, meravigliosi intrecci tra gruppi diversi e via dicendo.
Molti sono venuti a noi inconsapevoli di produrre frutti delle loro illusioni inconsce o del loro bisogno di dare agli altri o, più di frequente, della loro necessità di ricevere dagli altri.
Mai abbiamo smascherato i primi né disilluso i secondi, anche se, ai vostri occhi, ciò può sembrare sbagliato: rispettiamo troppo il sentire dell’individuo e la sua necessità di fare esperienza per negargli la possibilità di arrivare più in fretta a comprendere i propri errori.
Sempre, comunque, abbiamo parlato loro, anche se indirettamente e, magari, in modo tale che nessuno dei presenti se ne sia reso conto, e sempre, figli nostri, le nostre parole si sono depositate nella loro coscienza aspettando l’attimo giusto (che sicuramente, prima o poi, arriverà) per aiutare lo sviluppo della loro comprensione.
Ciò che così spesso non capiscono le persone che dichiarano o desiderano essere medium, è il fatto che essere tali non comporta nessun diritto sugli altri, nessun abbellimento di se stessi, nessun privilegio, nessuna protezione particolare dalle avversità della vita, nessun merito se non quello di essere disponibili a lasciare che altri dispongano di lui per piccoli periodi di tempo. E non comprendono che, invece, i suoi doveri e le sue responsabilità aumentano enormemente in quanto, inevitabilmente, le sue parole e le sue azioni saranno oggetto di un’attenzione, un peso, un’influenza (e, spesso, un’imitazione) maggiori.
E’ un richiamo alla responsabilità individuale il mio, un richiamo che così mi fa dire:

Non è la tua capacità di produrre meraviglie,
che ti rende grande.
Non è la tua capacità di stupire,
che ti rende importante.
Non è la tua capacità di essere portavoce della Verità,
che ti rende unico.

La tua grandezza, la tua importanza,
la tua unicità, figlio nostro,
risiedono nella tua capacità
di saper uscire indenne dal giardino degli incanti
mantenendo intatto il tuo senso della realtà,
preservando il tuo saper donare compassione
e partecipazione agli altri,
conservando la tua umanità
come un dono prezioso da offrire agli altri. Baba


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Alberto C

Ah sì, il giardino degli Incanti è molto vasto
e comprende tantissime sfaccettature della vita quotidiana. Sempre utile tenere ben a mente quella porticina con scritto “USCITA”. Grazie

Marco Dellisanti

Sì, saper vedere se si è ammaliati da qualcosa e si sta prendendo un abbagli e sapersi ritrarre.
Grazie

Catia Belacchi

Il chiarimento sul concetto di medianità è importante. Se non si prendono abbagli in questo campo, perché le Guide bene ci indirizzano, continuiamo a lasciarci incantare dai recitati mentali.

Natascia

Utili queste precisazioni delle guide. C’è nell’umano, più o meno evidente, la fascinazione verso certi fenomeni del paranormale. L’attenzione va posta, a mio avviso, a quanto questo fascino e bisogno di aderire a certi fenomeni, alimenti l’ego o funga da consolazione e quindi sia di ostacolo alla ricerca ricerca della Verità. Riconoscere che altro non è che uno strumento di qualcosa di più ampio, che conduce. Farci noi stessi, nel piccolo del nostro quotidiano, strumento e testimonianza di un sentire vasto. Richiede una grande attenzione ed un’osservazione costante sui meccanismi innescati dall’ego sempre alla ricerca di un suo appagamento, almeno fintanto che non ci sarà chiaro che siamo solo un’infinitesima parte del Tutto.

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