Questa splendida terza età, questa nuova stagione della vita di ogni individuo che arriva a una certa età che sembra sconvolgere tutta la sua vita rendendola così diversa da com’era in precedenza; eppure, se ci pensate bene, cos’è che cambia nell’individuo che supera i sessant’anni?
C’è un cambiamento fisico, questo senza ombra di dubbio; ma il cambiamento fisico c’è anche tra il trentenne e il cinquantenne;
cambiano i diversi modi di porsi nei confronti della società – magari perché si è conclusa la carriera lavorativa – però questi cambiamenti sono avvenuti anche, ad esempio, nel momento in cui si è finito il liceo, o l’università e si è incominciata un’eventuale carriera lavorativa;
cambia forse la sessualità dell’individuo, o l’idea che l’individuo ha della sessualità. Mi sembra evidente, da quello che l’amica Fernanda questa sera ha raccontato, che il trasporto emotivo, anche da questo punto di vista, anche col passare degli anni e dei decenni continua a essere presente nell’individuo, e come potrebbe essere altrimenti, d’altra parte?
Cos’è, allora che cambia, che cambia veramente, che rende così difficile molte volte riuscire ad essere l’individuo che accetta la propria nuova condizione di vita, visto che questa condizione, alla fin fine, non è poi che in realtà sia più diversa, più inaspettata, più improvvisa di quanto lo siano state tutte le altre condizioni di vita che hanno segnato i mutamenti nella sua esistenza?
Non so se avete mai pensato al problema in questi termini, però pensateci un attimo e vedrete che resterete anche voi perplessi perché, dopo le mie parole, capirete che c’è qualcosa che sfugge al ragionamento, qualcosa che sembra indicare che tale modo di essere, di vivere, di rapportarsi con ciò che si è ad una certa età anagrafica in realtà non ha una vera giustificazione; o, per lo meno, non ha una giustificazione diversa da stati d’animo, da stati di vita che si sono vissuti nei vari stadi che si sono attraversati nel corso dell’esistenza.
Io dico che ciò che rende difficile l’affrontare e il vivere quella che viene definita “la terza età”, deriva dal cammino che ha fatto l’individuo nel corso della sua vita.
Vedete, tutti voi che in questi anni avete seguito le nostre parole, i nostri insegnamenti, tutti voi che avete cercato – chi più, chi meno, chi con migliori risultati, chi con peggiori risultati – di conoscere un po’ di più se stessi, di andare un po’ di più in profondità in quello che siete, dovreste inevitabilmente trovarvi avvantaggiati rispetto a chi non si interessa di queste cose.
Infatti, come potrete mai – sapendo quello che sapete – dimenticare di osservare ciò che fate, ciò che dite e ciò che vivete?
Come potrete mai non farvi sfiorare prima o poi dall’idea che, forse, l’immagine di voi stessi che avete non è quella a cui restate aggrappati, ma si è trasformata in qualcosa di diverso che dovete aggiornare.
Tutti voi che ci seguite sarete senza dubbio facilitati nell’affrontare le difficoltà sociali e interiori di quella che viene chiamata “l’anzianità” (per usare un termine gentile).
Il fatto è che quello che alcuni non riescono a comprendere, e molte volte limita il loro modo di condurre l’esistenza, è la sensazione che, arrivati a una certa età, la loro vita sia finita, sia inutile, non serva più a niente o a nessuno; e, come dicevate voi, è questo senso di inutilità della vita che provoca il lasciarsi andare, l’abbandonare le reazioni alla vita e il concedersi la possibilità di scoprire tutte quelle piccole cose nuove che prima non si scoprivano perché si osservavano altre cose, più importanti per le varie fasi che si stavano attraversando.
Voi avete questa grande fortuna: la fortuna di poter diventare consapevoli che anche la nuova fase che affronterete non sarà priva di significato o di valore, non sarà un finire della vostra vita, ma sarà incominciare un nuovo modo di vivere; sarà un trovare nuove esperienze, sarà un guardare con occhi e sensibilità diverse le stesse cose che magari prima guardavate e non notavate.
Noi ci auguriamo che riusciate a mantenere intatta in voi quest’ottica, ricordandovi che voi siete ciò che siete nel momento in cui lo siete; non restate aggrappati a ciò che eravate, non preoccupatevi di ciò che diventerete, ma cercate di accettare voi stessi, ciò che siete sul momento, ed ogni giorno, ogni mese, ogni anno che affronterete sarà sempre nuovo, così come sarete sempre nuovi voi, e questo indipendentemente dall’età che avrete. Moti
Grazie, questo post mi tocca da vicino.
“arrivati a una certa età, la loro vita sia finita, sia inutile, non serva più a niente o a nessuno”
Questa è la cosa che mortifica più mia madre in questa fase della sua vita, ormai giunta alla quarta età. Non è il decadimento fisico, ma il non sentirsi più utile e quindi riconosciuta che è il maggior motivo di tristezza e avvilimento. Certo è, che per chi non coltiva una visone ampia della Vita, chi non ha a disposizione la conoscenza che ci hanno messo a disposizione le Guide, difficilmente troverà conforto in una società come l’attuale. Mi piacerebbe che anche noi, nel nostro piccolo, fossimo in grado di proporre e non solo di vivere un modo diverso di affrontare questa fase della Vita, che ha bisogno di relazioni e di non sentirsi soli.
Man mano che questa “splendida” terza età si avvicina, il timore della vecchiaia con i suoi acciacchi e decadimenti svanisce. L’immagine che ne avevo da giovane non ha più alcun senso. E’ proprio come dice Moti:
“Voi avete questa grande fortuna: la fortuna di poter diventare consapevoli che anche la nuova fase che affronterete non sarà priva di significato o di valore, non sarà un finire della vostra vita, ma sarà incominciare un nuovo modo di vivere; sarà un trovare nuove esperienze, sarà un guardare con occhi e sensibilità diverse le stesse cose che magari prima guardavate e non notavate.”
Grazie.
Grata per questi insegnamenti, grazie al Cerchio Ifior.
Sembra scritto per me questo post. Sicuramente l’ avrei scritto nello stesso modo. La terza età è davvero l’inizio di una fase nuova, piu’ consapevole, che guarda al passato con un po’ di benevola ironia e vive fortemente il presente . Gli acciacchi ci sono ad ogni età, i decadimenti testimoniano la vita vissuta. Ho una grande insegnante : mia madre , che a 94 anni si comporta come se dovesse ancora vivere chissa ‘quanto, e non si lamenta mai , nonostante la vita non le abbia risparmiato nulla. Penso che la vita vada sempre vissuta in intensità in qualsiasi periodo, avevo letto da qualche parte che ” la bellezza della vita non sta nella lunghezza dei giorni ma nell’ uso che ne facciamo , uno potrebbe aver vissuto a lungo ma in realtà pochissimo”……
Un post per tutte le età. Grazie
Grazie Moti.