La solitudine, la necessità e lo scopo della relazione

Che noia! E che silenzio! Posso quasi sentire i pensieri che mi si muovono in testa!
Che giornata lunga! Giro per la casa, mi trascino avanti e indietro e non c’è niente che mi interessi!
Mi sento solo! Senti che brutta questa parola: “sssolo”! Sembra il sibilo di un serpente: “Tu sei sssolo!”  Bleah…
Solo. Potrei anche non esserlo! Potrei? Sì, potrei anche non esserlo! Costerebbe fatica, ma potrei anche non esserlo! Però è un rischio, a un certo punto!
E chi mi dice che, quando riesco a non essere più solo, gli altri non mi ci crescano?! E quando poi l’hai fatto, li devi tenere, eh!
E allora, quando mi sento solo, cosa faccio? Parlo! Parlo – come adesso – come un imbecille; mi va bene qualsiasi cosa, persino un moscerino!
E cammino, avanti e indietro per la casa, cercando di radunare le idee, per trovare un’intuizione che mi tolga da questo stato e poi, una volta ogni tanto, con la coda dell’occhio mi guardo in giro perché mi dà l’impressione che ci sia qualcuno che mi sta guardando. Sì, ecco, di nuovo! Sì!
Ehi tu, tu che mi guardi con quella faccia da scemo, piantala di prendermi in giro; non fare gli stessi movimenti che faccio io!
Mmh? Vengo avanti, vieni avanti, vado indietro e vai indietro… Era meglio essere soli!
Guardiamoci negli occhi, spalancali bene… Ma tu, ti senti davvero solo, come me, o intanto siamo già in due, stupidi ma in due?
Bah, è solo uno specchio, è inutile che continui a parlare con me stesso facendo finta di relazionarmi col mondo! Io ho bisogno degli altri; ho bisogno di comunicare con gli altri; ho bisogno che gli altri siano qua; ma perché non ci sono? Quando mi servono non ci sono mai!
Dovrei andarli a cercare? Uhm! Costa un po’ di fatica, ma potrei anche farlo. E poi, quando li ho trovati? Nel momento che vorrei tornare a sentirmi un po’ solo, mi sarà ancora possibile, o no? Bisogna che ci pensi bene, prima di fare passi avventati! Il Narratore

Chiunque ascolti le storie personali delle altre persone facilmente finisce col trovare qualche piccolo elemento in cui identificare anche la propria storia.
Vedete, questo è quello a cui servono “gli altri”, l’importanza essenziale degli altri; questo è quello che noi significhiamo quando vi diciamo che gli altri vi fanno da specchio. Molte volte voi vi chiedete: “Ma come è possibile, se siamo tutti così diversi come evoluzione, come “sentire”, riuscire a portare avanti qualcosa in comune se, apparentemente, appunto, abbiamo delle diversità enormi l’uno dall’altro?”.
Non è così; “apparentemente” siete diversi uno dall’altro, ciò che manifestate vi può sembrare diverso, unico, personale ma, in fondo, le esigenze, le problematiche, i bisogni ed i perché che stanno alla base di ogni individuo sono gli stessi; ed è su questi bisogni, queste problematiche, queste esigenze, questi “perché” che è necessario riuscire a costruire i rapporti; è grazie a tutti questi elementi che è possibile creare qualcosa di comune.
Un rapporto, che sia tra due persone o tra molte persone, non è che cambi poi molto la situazione poiché, in realtà, anche all’interno dei gruppi, voi sapete che secondo la psicologia, ad esempio, la dinamica di gruppo è una cosa molto particolare, no? E, senza dubbio, un gruppo numeroso ha al suo interno dei movimenti che sono diversi da quelle che possono essere le dinamiche all’interno di un gruppo di due persone; però, se osservate le persone del gruppo e non il gruppo nel suo insieme, vi accorgerete che all’interno del gruppo in realtà stanno operando una miriade di “rapporti a due” tra le varie persone; è come se la psicologia del gruppo si potesse frazionare, frantumare in tanti elementi di psicologia binaria che, messi assieme, finiscono per costruire quel “gruppo” che, in questo modo, è una specie di “gestalt” (forma-rappresentazione, ndr) ed è qualcosa di diverso dalla semplice somma delle parti.
Tutto questo discorso per cercare di farvi comprendere che, prima di cercare di pensare in grande, prima di guardare lontano, di cercare obiettivi lontani, cerchiamo per prima cosa – allorché si è incarnati – di comprendere gli elementi essenziali di ciò che viviamo; ed è essenziale il rapporto personale con le altre persone, specialmente quando si tratta di un rapporto genitore-figlio, in cui i diritti, i doveri e le responsabilità sono una cosa apparentemente senza fine e costituiscono spesso un groviglio inestricabile di difficile soluzione e foriero di situazioni di conflitto. Moti


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Alessandro B

Grazie!

Samuele Deias

Grazie

nadia

Grazie per questa riflessione.

Marco Dellisanti

Bisognerebbe sempre essere consapevoli del valore esistenziale che ha tutto ciò che ci accade e quindi anche ciò che avviene all’interno delle relazioni. Chiedersi sempre perché una certa relazione prende di volta in volta una forma piuttosto che un’altra, qual è la sfida che la coscienza ci mette davanti e così via.
Grazie

Maria b

Il nostro procedere insieme basato sul sentire incarnato, esperienziale, quotidiano sia il nostro pane.

Alberta

Grazie

Roberta I.

Grazie.

paolo carnaroli

“cerchiamo per prima cosa – allorché si è incarnati – di comprendere gli elementi essenziali di ciò che viviamo; ed è essenziale il rapporto personale con le altre persone, specialmente quando si tratta di un rapporto genitore-figlio, in cui i diritti, i doveri e le responsabilità sono una cosa apparentemente senza fine”
Questa è veramente la questione centrale. Se non si parte da lì, quello che può sembrare espressione di un intenso cammino interiore in realtà è una fuga

Sandra Pistocchi

Il tornare al quotidiano, il vivere il presente è stata la guarigione da un lungo periodo di dipendenze. Ciò che abbiamo ci libera.

Antonella

Grazie.

Alberto C.

Grazie !!!

Catia Belacchi

Grazie!

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