La realtà è l’Uno/Assoluto mascherato da relativo

In questi ultimi anni i nostri interventi sono stati sempre più difficili, sia per voi che ascoltavate e che cercavate di capire e assimilare quanto noi vi andavamo proponendo, sia per noi che abbiamo dovuto lottare in continuazione con molti elementi che rendevano ostico il presentarvi questi ultimi concetti.

Hanno influito la vostra impreparazione culturale (e mentale) nell’accogliere argomenti strettamente filosofici, la vostra ovvia, come abbiamo visto, impossibilità di comprendere veramente quello che volevamo comunicarvi, il dover rivestire la nostra Verità con un linguaggio – per quanto molto flessibile – incapace di descrivere veramente l’Uno, anche solo per il semplice fatto che si trattava di descrivere qualcosa di infinito con qualcosa di finito.

Capire l’Uno, come abbiamo cercato di farvi comprendere in precedenza, è un compito arduo da parte di chi vive nel relativo. E non si tratta soltanto di un’impossibilità mentale né è possibile aspettarsi che, magari, allargando la propria personale cultura l’Uno possa alla fine arrivare ad essere capito. Non è così semplice, e la cultura, riflesso e immagine della soggettività propria di un tipo di società o del cammino storico sia individuale che sociale, non si può certo affermare che sia lo strumento più idoneo a comprendere il non-relativo, pur avendo, come tutte le cose, una sua funzione e utilità.

In realtà noi stessi, nel momento in cui parliamo di «comprendere l’Uno» stiamo dicendo, a voler essere buoni, una corbelleria, in quanto l’Uno non può essere capito dalla mente di ognuno di voi, né compreso dal vostro stesso corpo akasico: l’Uno – come avevo cercato di portarvi a comprendere – può soltanto essere «sentito».

«Benissimo – immagino che direte – ma allora perché il nostro corpo akasico – del quale il sentire è l’espressione più potente, non arriva a sentire l’Uno?»

Questo è abbastanza semplice da spiegare (finalmente qualcosa di semplice, sospirerete voi!): il sentire del vostro corpo akasico non è completo, si va gradatamente ampliando e, com’è ovvio, soltanto un sentire completo può comprendere veramente l’Uno costituito da infinito sentire, da sentire completo in tutte le sue sfumature, insomma, da Sentire Assoluto.

A questo punto penso che vi sentirete forse anche un poco demoralizzati e i più combattivi tra voi avranno già pensato: «Ma allora cosa ci parlano a fare di queste cose, se non abbiamo la possibilità di comprenderle?».

Ricordate che, comunque sia, voi siete sul vostro pianeta per comprendere la Realtà e, poiché la Realtà che voi potete osservare non è altro che l’Uno, mascherato da… «relativo», ecco che cercare, comunque, di avvicinarvi alla comprensione del Tutto rientra in un vostro preciso dovere evolutivo.

Senza dubbio avrete cose più urgenti da affrontare nel corso delle vostre giornate e, apparentemente, più utili nell’immediato o più gratificanti per il vostro Io, ma anch’esse, alla fin fine non sono altro che una maniera indiretta per sperimentare l’Uno e, attraverso la sperimentazione, arrivare a cogliere, magari, qualche sua sfumatura che, altrimenti, vi sarebbe sfuggita.

D’altra parte, se è vero che l’Uno non sarà compreso da ognuno di voi fino a quando non avverrà la vostra ricongiunzione con l’Uno stesso, è anche vero che vi sono state offerte delle vie per aiutare il vostro inerpicarvi sul percorso della comprensione.
Una di queste vie è la logica.

Il Cosmo e tutta la Realtà sono, necessariamente, soggetti alla logica: abbiamo visto che tutto procede dall’Uno, quindi ha la sua causa nell’Uno stesso, dal quale discende – secondo una precisa e logica consecuzione di causa-effetto – tutta la Realtà.

Se potessimo ipotizzare che anche solo la più piccola porzione della Realtà non fosse dipendente dall’Uno e, quindi, fosse al di fuori dal processo di causa-effetto, dovremmo per forza di cose dover arrivare a dire che l’Uno non sarebbe Assoluto, che, di conseguenza, la Realtà stessa non potrebbe essere un tutt’unico, e che non potrebbe esistere ma tenderebbe alla disgregazione in tante diverse realtà con la conseguenza che nessuna di esse potrebbe essere riconoscibile come Realtà Assoluta.

Portando all’estremo il ragionamento, si può affermare che se la Realtà non fosse logica sarebbe illogica, quindi irreale e, di conseguenza, non soltanto non avrebbe la possibilità di esistere, ma non avrebbe neppure la possibilità di costituirsi, in quanto i suoi elementi costitutivi, avendo cause non collegate tra di loro e, quindi, non omologhe, porterebbero alla sua disgregazione fin dal suo ipotetico inizio. Vito


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Anna

È ormai assodata la continua mutevolezza della realtà intrisa di soggettivo. La ricerca è proprio verso una minor mutevolezza, consapevoli di non avere i presupposti per poter togliere tutti i veli. Ciò fa emergere serenità interiore

catia belacchi

Credo anche se non si comprende col sentire, che tutto è uno si comprenda anche a livello logico, perchè tutto è strettamente interdipendente e dunque unito.

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