La reale evoluzione di ognuno [A193-sdc17]

Abbiamo visto di recente che le incomprensioni e ciò che da esse deriva, ovvero i somatismi e i sensi di colpa, si manifestano all’interno del piano fisico seguendo delle linee di percorso vibrazionale preferenziale interne ai corpi transitori che permettono all’individuo incarnato di interagire con le esperienze che si trova davanti nel corso della sua esistenza terrena.

Questi percorsi preferenziali sono, dunque, tracciati e definiti da quelle che sono le caratteristiche dei corpi che l’uomo “indossa” per una determinata incarnazione ed hanno la funzione di aiutarlo e indirizzarlo verso il tipo di esperienza che ha necessità di sperimentare per conseguire evoluzione.

Per cercare di aiutarvi a visualizzare quanto vi abbiamo detto, usando un simbolismo semplice ma, spero, di facile e immediata comprensione, immaginiamo il flusso vibratorio che attraversa i corpi inferiori dell’individuo come se fosse un fiume attraversato da correnti: all’interno del flusso dell’acqua vi saranno zone dove il flusso sarà fluido e continuo, e altre dove il flusso incontrerà degli ostacoli (rocce, sedimentazioni e quant’altro).

Se vogliamo continuare a fare una traslazione simbolica tra lo scorrere delle acque del fiume e lo scorrere delle vibrazioni che attraversano l’individuo possiamo pensare all’acqua che scorre lungo il letto del fiume come alle vibrazioni provenienti dal corpo akasico, le correnti che favoriscono il movimento dell’acqua come la spinta dei bisogni di comprensione dell’individuo e gli ostacoli che l’acqua incontra lungo il suo percorso come le esperienze (e i condizionamenti sia interni che esterni) contro le quali si deve cimentare l’individuo nel corso della vita.

Questi ostacoli faranno opposizione allo scorrere dell’acqua, provocando vortici e mulinelli che possono essere paragonati ai vortici vibrazionali di cui abbiamo più volte parlato e che segnano le posizioni in cui i somatismi hanno il loro maggior punto di influenza all’interno dell’individuo, così come la manifestazione somatica segnala in quale parte dei corpi inferiori la decodifica errata effettuata sulle richieste di comprensione da parte dell’akasico esercita la sua maggiore influenza.

Ovviamente, come avevamo rilevato, le zone di vortice non hanno una portata strettamente limitata all’immediata materia su cui hanno influenza ma i loro effetti, pur stemperandosi a mano a mano che ci si allontana dalla zona vibratoria interessata dal vortice vibrazionale, si trasmettono, grazie alle caratteristiche tipiche della vibrazione e in particolare a quello della risonanza, anche a una porzione della materia circostante più o meno ampia in relazione all’intensità del vortice, col risultato di poter dare luogo a quelli che abbiamo definiti sintomi accessori che, considerata la struttura multiforme dell’individuo incarnato, hanno dei riflessi su tutti i suoi corpi inferiori, cioè il fisico, l’astrale e il mentale.

Per fare un esempio semplice semplice, le vibrazioni che danno vita a un somatismo fisico centrato a livello dello stomaco può dare origine a somatismi accessori quali mal di testa o problemi intestinali ma anche – e contemporaneamente – ad alterazioni dell’umore e a fragilità della capacità di concentrazione.

All’interno del nostro fiume – per restare nell’ambito esemplificativo che abbiamo usato – vi sono, dunque, due tipologie di flusso dell’acqua: una parte di essa fluirà senza ostacoli e senza perturbazioni dalla sorgente alla foce del fiume e un’altra parte spumeggerà e vorticherà scontrandosi con gli ostacoli che si presentano nel suo scorrimento.

Ognuno di voi che, con il vostro Io, ovviamente, cerca di osservare se stesso tenderà a notare con maggiore facilità ciò che lo disturba di più, focalizzando su questo aspetto la sua attenzione e a trascurare l’osservazione di quello che non gli provoca squilibri interiori. E questo è certamente giusto e inevitabile, dal momento che il fine del processo che vi andiamo descrivendo dettagliatamente in questi ultimi tempi è quello di aiutarvi a dirimere le incomprensioni che vi attraversano con l’intento di portarvi a riallineare, in maniera graduale ma costante, il vostro sentire ai modelli che vi vengono sussurrati dagli Archetipi Permanenti.

Quanto ho appena cercato di suggerirvi – approfittandone per fare un riassunto condensato e semplice del processo che stiamo esaminando in maniera così dettagliata – ci fornisce l’occasione per riconsiderare alcune osservazioni che abbiamo fatto più volte nel tempo, ovvero il fatto che l’individuo incarnato non esprime in maniera completa il suo reale stato di evoluzione e l’affermazione, conseguente a questa, che ognuno di voi è, in realtà, molto migliore di quanto egli stesso riesca a rendersi conto.

La domanda da porsi, a mio avviso, potrebbe essere questa: così come accade per le incomprensioni che vengono a manifestarsi all’interno del piano fisico lungo percorsi preferenziali atti a fornire all’individuo la possibilità di scontrarsi con l’esperienza e, da tale scontro, ricavare frazioni aggiuntive di sentire, esistono dei canali preferenziali che indirizzano, invece, le vibrazioni provenienti dall’akasico che non hanno subito errate decodifiche?

La risposta a tale domanda, in fondo, è abbastanza semplice.
Infatti mi sembra evidente che le comprensioni non possano avere la necessità di cammini preferenziali per la loro espressione in quanto fluiscono senza incontrare alcun tipo di ostacolo all’intorno della massa vibratoria dell’individuo.

Si può certamente affermare che il loro attraversare i corpi inferiori ha una funzione ben precisa, ovvero quella di stemperare e rendere meno forti gli effetti vibratori delle incomprensioni, aiutando, con le loro vibrazioni corrette, a limitare l’intensità dei vortici vibratori e contrastando, con il loro fluire calmo e ordinato, gli effetti della propagazione di risonanza delle vibrazioni vorticanti.

Ed è proprio in conseguenza del loro fluire senza intoppi che l’Io non punta su di esse la sua attenzione, dando vita a quanto affermavamo in tempi passati, ovvero che l’individuo quasi sempre neppure si accorge dell’attività del suo sentire e dell’influenza che esso esercita sulla conduzione della sua vita

Esistono, tuttavia, dei limiti posti all’espressione del sentire ed essi vanno ricercati nella maniera in cui sono strutturati i corpi inferiori dell’individuo ad ogni sua incarnazione.

Sappiamo, infatti, che essi vengono, di vita in vita, costituiti sulla scorta delle necessità di comprensione della coscienza dell’individuo. Questo significa che a ognuno dei corpi inferiori viene fornita una struttura che sia il più favorevole possibile a permettergli di conseguire quei particolari aspetti del sentire che, dato il percorso evolutivo fino a quel punto perseguito, è, nel corso di quella vita, in grado di sperimentare e di comprendere.

Ne consegue che certamente l’individuo è attraversato senza sosta dal flusso del suo sentire, ma che esso può arrivare a manifestarsi sul piano fisico solamente se i corpi inferiori posseggono le qualità che possono permettere l’espressione corretta di tutte le sue comprensioni e, dal momento che i corpi inferiori, pur nella loro complessità, sono ben lungi dall’essere strutturati in maniera tale da poter permettere al sentire dell’individuo di venire messo totalmente in atto, tale sentire non potrà che essere espresso altro che in maniera parziale.

È evidente che questo rende impossibile ad un osservatore determinare (o, più di frequente, giudicare) l’evoluzione del singolo individuo sulla base del suo comportamento e della maniera in cui conduce la sua vita, dal momento che egli non è mai in grado di esprimere totalmente la sua evoluzione effettiva.

D’altra parte, sappiamo anche che i corpi inferiori, inseriti nel circolo akasico/fisico, possono cambiare almeno in parte la loro struttura allorché una comprensione raggiunta disattiva o attiva determinate porzioni del Dna fisico, astrale e mentale, e questo significa che, comunque, la possibilità di espressione del totale sentire dell’individuo si va gradatamente ampliando non solo ad ogni vita ma anche nel corso di una singola esperienza terrena, fino ad arrivare all’abbandono della ruota delle nascite e delle morti, cioè al momento in cui il suo sentire è completo.

Capisco che questa situazione possa risultare frustrante e poco gratificante per l’Io che sta cercando di osservare se stesso ma non dimentichiamoci che l’Io non esiste veramente e che è solo un riflesso temporaneo dell’individuo che sperimenta l’illusione la quale, a sua volta, è il riflesso della Realtà con la “R” maiuscola ed è nell’accettazione da parte dell’individuo che egli è qualcosa di molto più ampio e strutturato di quello che è il suo Io che è possibile risolvere il conflitto interiore che l’individuo può avvertire al suo interno come impotenza e frustrazione.

Immagino che qualcuno potrebbe arrivare a chiedersi come possa essere possibile che un riflesso (l’Io) possa osservare un altro riflesso (sia esso il sintomo, il senso di colpa o la realtà fisica in cui si trova immerso) e trarre delle conclusioni obiettive. Tanto varrebbe chiedersi cosa può essere possibile dedurre dal fatto che i sensi dell’individuo gli fanno interpretare come azzurro il colore del mare usando le sue possibilità visive che, nella loro limitatezza, non gli permettono di determinarne con precisione il colore reale.

Le varie deduzioni messe in atto dall’Io, pur basandosi su apparenti riflessi, sono pur sempre, in definitiva delle operazioni simboliche e, di conseguenza, trascendono il significato semplice dell’oggetto della deduzione e il fatto che tale oggetto sia solo un riflesso, qualità che non riveste una particolare importanza per la deduzione in se stessa in quanto ciò che è importante è il processo che viene compiuto per dedurre e, alla fine, il suo confrontarsi con i modelli di evoluzione del sentire trasmessi dagli Archetipi Permanenti. Vito

Ciclo sul senso di colpa

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