La ragione per cui il karma provoca il ripetersi delle esperienze

D – Senti, Georgei… Sono molti mesi che io mi sono avvicinato al Cerchio con uno scopo preciso (credevo): avrei voluto sapere notizie di un ragazzo, di cui conosco la moglie, e che è sparito. Lo so, che voi non siete l’ufficio informazioni e che non amate molto questo genere di domande; ma volevo chiedervi: è possibile fare un’eccezione e sapere qualcosa della sorte di questo ragazzo?

Non è possibile. Non è possibile, perché è una situazione chiaramente di tipo karmico – questo è evidente – sulla quale non possiamo minimamente intervenire. Certamente, l’unica cosa che possiamo dire è che non c’è da essere molto fiduciosi nel futuro…

D – Lo immaginavo… Ti ringrazio.

Purtroppo ci dispiace a queste domande non poter rispondere; ma vedete, miei cari, se rispondessimo, in quel momento negheremmo completamente tutto quanto siamo andati dicendo fino a questo momento: quando ognuno di voi incontra una situazione karmica, quella deve essere vissuta, non può essere sviata: perché, se venisse sviata, che cosa succederebbe? Succederebbe che non avreste più quell’esperienza di cui avete bisogno, no?
E allora, certamente, non possiamo proprio essere noi a dirvi: non fate quell’esperienza, o fate così per non affrontarla, perché vi negheremmo la possibilità di evolvere. 

Quindi, se rispondessimo a questo tipo di domande, influenzeremmo il comportamento di una persona; e quindi influenzeremmo la sua possibilità di comprendere e di andare verso un karma, di fare le sue esperienze positive o negative – sempre positive, in realtà – dolci o dure, felici o tristi e via dicendo: è, insomma, un modo per essere coerenti, anche se, a chi non ha compreso a fondo l’insegnamento, sembra invece un comportamento molto duro.

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C’è anche un’altra cosa da dire: qualche rara volta abbiamo detto qualcosa di personale, che ha indirizzato le persone; purtroppo questo, da chi può partecipare, ha dei problemi e non riceve risposta, può essere avvertito come un far figli e figliastri. 
Ecco, non è così: perché evidentemente quella persona, a cui è stata detta in quel momento quella particolare cosa, non doveva vivere quell’esperienza; ovvero, l’esperienza non gli era necessaria, o quanto meno avrebbe potuto comprendere la stessa cosa in un altro modo, cosicché non aveva stretta necessità di fare quel tipo di esperienza. 

Capisco che – ripeto – è difficile accettare che a una persona si dica una cosa e ad un’altra non si dica; tant’è vero che d’ora in poi, come linea di massima, come norma, faremo in modo di non rispondere praticamente mai a quelli che sono i problemi personali delle persone.
D’altra parte – se ci pensate bene – anche questa sera, no? E’ passato molto tempo da quando le persone, a cui questa sera è stata concessa la possibilità, hanno chiesto un incontro personale; ed alcuni si saranno magari chiesti: ma perché aspettano così tanto? Ma come mai? Ci sarà qualche motivo e via dicendo.
E forse il motivo è che tutti questi problemi, per cui all’inizio era stata chiesta la seduta personale, forse si sono talmente stemperati, hanno vissuto talmente la loro carica emotiva, che il karma – a questo punto – è quasi in buona parte assimilato ed allora, forse, è il momento di poter parlare con queste persone.

D – Questo argomento adesso ha messo in evidenza la questione del karma: vorrei farti una domanda su questo punto. Accade che ci imbattiamo spesso nelle stesse esperienze, magari per noi negative; cioè, commettiamo sempre gli stessi errori, inciampiamo sempre nello stesso ostacolo. E questo può succedere tranquillamente per anni, decenni anche: è il nostro punto, col quale battiamo la testa.
Poi, improvvisamente, basta un attimo di comprensione e quella cosa, che non si supera in decenni, si supera in un attimo.
O, a volte, non esistono i decenni e cose gravissime in un solo istante si riescono a rovesciare. E allora spesso mi sono domandato cos’è che determina questo fatto; qual è questa differenza – percettibile, a volte – di comprensione: un pensiero, un semplice pensiero che può sconvolgere un’esistenza.

Tu forse hai fatto un esempio che può servirci per rendere più palpabile il discorso.
Tu hai detto: capita di inciampare più di una volta sempre negli stessi punti, sulle stesse pietre e via dicendo.
Allora, ricordiamo che cos’è il karma: magari, non tutti sanno che cosa sia il karma.
Il karma è semplicemente uno strumento per far comprendere: all’individuo vengono presentate delle esperienze, che lo devono smuovere, devono fargli capire attraverso l’esperienza diretta quali sono i suoi errori, dov’è che sbaglia. 

Allora, cosa succede? Se l’individuo non comprende, l’esperienza non è servita a nulla: e allora questo karma si ripete, quest’esperienza si continua a ripetere nel passare del tempo, fino a quando l’individuo non comprende quello che deve comprendere.
Io direi che si può parlare quasi proprio di una comprensione acquisita, a tutti i livelli ad un certo punto. E’ un po’ come il discorso che vi dicevo prima, dell’inciampare su una pietra: perché si inciampa su una pietra? Magari si passa venti volte nella stessa strada, dove c’è lo stesso scalino rialzato; e venti volte si inciampa in questo scalino; e magari ci si dice: ma come è possibile inciampare sempre lì?

Questo, perché? Perché il fisico – e la mente che guida il fisico – sono abituati a camminare in un certo modo, ad alzare i piedi in un certo modo, ed hanno un’abitudine ormai completa ad alzare, che so, fino a 4 centimetri dal terreno il piede che muove il passo.
Ora, fino a quando tutto l’insieme dell’individuo non comprende che, per superare senza inciampare quel particolare scalino, dovrà alzare il piede di 6 centimetri, ecco che ogni volta che si passa da quello scalino, l’individuo inciampa.
Per analogia, succede proprio la stessa cosa per quello che riguarda le esperienze dolorose: fino a quando l’individuo non ha compreso, non ha imparato – dall’esperienza – che deve comportarsi in un certo modo, questa esperienza si ripresenterà fino a quando non ci sarà la comprensione, fino a quando cioè non alzerà il piede – metaforicamente, logicamente – all’altezza giusta per passare senza ostacoli quel punto che sembrava così difficile. 

Non soltanto, ma – a quel punto – quello scalino, che fino a quel momento era diventato quasi una ossessione (perché magari vi arrabbiate, su quello scalino: “Non potevano gli organi competenti eccetera livellare bene la strada… Guarda che sfacelo in questa città!” e ve la prendete sempre coll’esterno, naturalmente: non siete voi che non guardate dove mettete i piedi, sono gli altri che mettono la roba dove voi mettete i piedi per farvi inciampare; questo è normale!), questo scalino, che un po’ alla volta è venuto ad assumere (siamo sempre nella metafora…) i connotati di un’esperienza negativa, ecco che, allorché scatta la comprensione, cosa succede?
Succede che non lo noterete neanche più! Passerete altre 100 volte in quella strada e quello scalino perderà ogni connotazione di qualsiasi tipo: in quanto certamente non è l’esperienza o lo scalino che sono negativi, ma è ciò che voi proiettate sullo scalino o sulla vostra esperienza che ve li fanno vedere in un determinato modo.

E questo è un discorso – secondo noi – molto importante da capire, da introiettare bene e da recepire, perché è un punto di vista completamente diverso da quello con cui voi siete abituati a ragionare.
Voi attribuite all’esterno di voi la connotazione di tutto ciò che vi circonda: sembra che tutto viva in funzione vostra e sia lì per voi.
In realtà, ciò che voi vedete intorno a voi è così ed ha quel tipo di connotazione emotiva perché siete voi, che ci mettete l’emotività: tanto è vero, che lo stesso oggetto può essere oggetto di felicità o di disperazione per due persone diverse.
Chiaramente – come si dice – la bellezza sta negli occhi di chi guarda, non nell’oggetto in se stesso; e quanti mariti e quante mogli, guardando il consorte, lo dicono! Georgei


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Alberto C.

Sempre bene a mente…

Grazie.

natascia

I fatti si ripetono fintanto che non si e’ raggiunta una comprensione, poi svaniscono, perche’ ormai non piu’ necessari. Questo per me ha un senso. La mia vita e’ cambiata cosi’ tanto, per certi versi, che fatico a riconoscermi in quel che vivevo prima. Sono cambiate le persone, non tutte naturalmente, ma i contesti si’. Cambiano le sfide. Eppure il filo conduttore e’ sempre lo stesso. Un’inquietudine che muove verso il bisogno di comprendere. Quasi mai chiaro l’intento, ma comincio a capire che la vita, ti accompagna verso la Via ed il karma ne e’ il mezzo.

Luana D.

Quindi, tutto e niente cambia.

Mariella

Sto notando come scene che si ripetono nella mia vita anche in questi giorni, mi facciano inciampare nello scalino dell’autoreferenzialita’, il partire e ritornare a me, in un movimento circolare nel quale però perdo l’occasione di cogliere la Realtà dell’altro, per quanto possibile. E allora mi sento così ipocrita e minuscola, perché a parole dico di voler essere di aiuto ma poi non riesco ad andare al di là del mio naso.

Elena

Quanto è libero l’uomo di decidere l’altezza del suo passo? Chi o che cosa stabilisce l’altezza del suo passo?

Leonardo

Rivoluzionare il proprio punto di vista sull’esistenza e capire come ogni cosa parli di noi, come ogni cosa sia posta allo scopo di lavorare un incompreso. Spesso invece capita di percepire la realtà come avversa, come ingiusta senza giustificato motivo.

catia belacchi

Siamo noi che coloriamo i fatti. Mai come in questi giorni lo tocco con mano.

Samuele

Vado in confusione e mi riservo di rifletterci su.
Quando Georgei dice ” fino a quando l’individuo non ha compreso, non ha imparato – dall’esperienza – che deve comportarsi in un certo modo, questa esperienza si ripresenterà…”.
Ciò che mi manda in tilt è che pochi giorni fa in un altro post si sosteneva che la comprensione riguarda l’individualità e non l’individuo giacché si diceva che detta compr. avviene nel piano akasico e può avvenire anche senza che la persona se ne accorga.
Sarà la semplificazione didattica ma qualcosa sembra non collimare. Come dicevo però sicuramente sta a me rifletterci meglio.
Grazie

Luca

Affinare l’orecchio
Divenire attenti,sensibili a quello che ci circonda può aiutare molto.

Luca

Affinare l’orecchio
Divenire attenti,sensibili a quello che ci circonda può aiutare molto.

Nadia

Torna alla mente un dato che non sempre ricordo, ovvero che anche le dimensioni del nostro corpo fisico sono conseguenza di comprensione da acquisire… riconosco tutto il processo descritto :l’inciampo, il trovare cause esterne a noi aditando l’altro, la resa e la mente che a volte si accorge del cambiamento… grazie infinite!

Eddy

Un mattone fondamentale del cammino di conoscenza.
Forse Il mattone fondamentale.
Se non comprendo che l’esperienza che sto vivendo, la vita che sto facendo, sta’ cercando di comunicarmi qualcosa, di insegnarmi qualcosa, necessariamente dovro ripetere e ripetere e ripetere; come l’alunno testone rinviato agli esami.
Ovviamente, parlare di Karma, e’ un po come scalare una montagna, gli aspetti e le sfumature coinvolte possono affluire in comprensioni che probabilmente, necessitano vite per essere raccolte, ma la base comune e’ sempre quella:
cosa questa scena sta cercando di comunicarmi?
Partendo da questo approccio, coi tempi dovuti, ogni essere portera a maturazione le comprensioni relative alla scena stessa, che altrimenti e fuori oltre ogni ombra di dubbio, si ripetera, magari in contesti diversi
Per mettere a frutto gli insegnamenti che la conoscenza del Karma porta con se sarebbe opportuno considerare anche il Dharma, che si potrebbe riassumere, in estrema sintesi, come le potenzialita o la stuttura di base intrinseca di ogni essere.

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