D’accordo che la rabbia è un’emozione, e l’aggressività è un’emozione, però vorrei prima restare ancora un po’ sulla parte fisica; che – chissà perché – sembra non vi interessi! È una cosa che non riusciamo a comprendere: ma perché non vi deve interessare come manifestate la vostra rabbia?!
Vi rendete conto che molte volte siete arrabbiati, la manifestate e non vi rendete neanche conto di manifestare la vostra rabbia? Questo vuol dire che non vi conoscete! Non conoscete non soltanto quello che avete all’interno, ma neanche quello che portate all’esterno!
Non vi rendete conto che, magari, manifestate delle emozioni, senza rendervene conto, e queste influiscono sugli altri e gli altri non capiscono cosa sta succedendo! Se non riuscite a capire quello che manifestate e quando lo manifestate, come fate poi a decodificare i segnali che vi arrivano da parte degli altri? Ah, ma siete più interessati a decodificare quello che sta facendo l’altro. Dimenticavo!
D – Dicevi della rabbia che manifestiamo nel piano fisico, magari ostentando il silenzio; oppure cambiando discorso per non dare soddisfazione all’altra persona…
Impallidire, diventare come un peperone, sudare, balbettare…
D – Ma questi sono sintomi sempre di rabbia o sono legati anche ad altri aspetti?
Diciamo che, chiaramente, qualsiasi emozione non si manifesta mai da sola, ma è sempre accompagnata da un corollario di altre emozioni che, sulla spinta delle vibrazioni di quelle emozioni, tendono a manifestarsi. Quindi il balbettare (mettiamo) può certamente essere sintomo del fatto che uno è talmente teso, è talmente arrabbiato che non riesce a esprimere coerentemente delle parole, ma può anche contenere altre spinte di altri elementi; ad esempio l’imbarazzo, per esempio la paura e via dicendo; però, principalmente, diciamo che potrebbe essere aggressività. Visto che si sta parlando di aggressività, parliamo dell’aggressività.
D – Un metodo per scaricare la mia rabbia è quello di fare movimento fisico; cioè ho bisogno immediato di fare del movimento fisico; anche solo muovere le gambe, però staccare. Ecco, questa è una mia reazione di fronte sia alla paura, sia alla rabbia.
[…] Questo può essere un tentativo da fare, cioè capire perché il movimento fisico l’aiuta a scaricare la rabbia; qual è la motivazione psico-fisiologica – diciamo così – per cui riuscire a essere in attività finisce per attenuare il picco della rabbia.
Vedi che ci sono due componenti fondamentali: intanto la componente fisiologica, pura e semplice. Quando nasce la vostra rabbia nel vostro corpo fisico, e si manifesta poi all’esterno di voi stessi, questo porta con sé anche dei sommovimenti a livello fisiologico, con la produzione o l’inibizione di determinate sostanze che favoriscono la possibilità all’individuo di esprimere nel mondo fisico questa condizione di rabbia.
Sono sostanze, però, che non hanno una lunga vita, ed ecco che il movimento messo in atto dalla figlia M. […] provoca il decadimento più veloce di tutte quelle, chiamiamole «tossine» della rabbia, che sono nate al vostro interno per permettere il manifestarsi della rabbia stessa.
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Questo a livello fisiologico. A livello vibrazionale, ricordate che fare del movimento è in realtà mettere in moto tutta una serie di vibrazioni all’interno del corpo. La rabbia – noi sappiamo che è una vibrazione che arriva abbastanza forte – con un picco improvviso che non ha una lunghissima durata, però una certa durata, e che attraversa l’individuo cercando di sfociare poi all’esterno, nel mondo esterno, nel mondo fisico. Ora, la presenza – attraverso il movimento – di queste ulteriori vibrazioni aggiuntive, cosa fa?
[…] Va a influire sul picco vibratorio e lo colpisce modificandolo in qualche maniera; e, quindi, fa sì che il picco vibratorio ritorni a livelli normali e, quindi, la rabbia perda gran parte della sua nocività per l’individuo e per chi sta accanto a quell’individuo.
[…] Cerchiamo di ricordare un attimo quanto è stato detto qualche tempo fa a proposito del carattere e della personalità. È chiaro che c’è la persona facilmente irosa, che si arrabbia facilmente, c’è chi si arrabbia di meno, chi prova indifferenza, chi riesce a tenere a freno; ognuno di voi reagisce in maniera diversa, questo significa che c’è qualche cosa di diverso per ognuno di voi: è il carattere che avete alla base.
A seconda di come le caratteristiche della vostra rabbia sono scritte nel vostro genoma, la rabbia tenderà a manifestarsi e questa sarà una costante per tutta la vostra vita. Ecco perché di fronte a determinati stimoli, voi comunque reagirete sempre e comunque arrabbiandovi.
D – A volte mi arrabbio e poi magari riesco a osservarmi e rido di me stessa; perché anche se mi cade un bicchiere ho la stessa reazione; quindi rido di me stessa, riesco a ridere! Però dico: «Ma perché, per una sciocchezza del genere, ho una reazione analoga a qualcosa di più importante?»
Vedi, la risposta c’è in quello che ti sei appena detta, perché il fatto che la tua rabbia sia presente e tende a manifestarsi sotto determinati stimoli, ti spinge a chiederti il perché! Ricordate che tutto è funzionale alla vostra comprensione, alla vostra acquisizione di comprensione, di evoluzione.
Ecco, quindi, che la persona che esprime in maniera accentuata la rabbia, lo fa perché nel suo carattere è scritto che deve possedere questa qualità perché deve comprendere cose che sono legate a questa qualità.
D – Nel momento in cui – posto che ci sia il carattere che, in qualche modo, convoglia la nostra rabbia in maniera quasi automatica in certe manifestazioni piuttosto che in altre – interviene questa comprensione, presa questa coscienza, questo porta in qualche modo a far sì che non ci si arrabbi più, o comunque a modificare la manifestazione fisica della rabbia, o ad attenuare il picco?
Ma diciamo che, con l’acquisizione di elementi di comprensione, certamente le vostre possibilità poi di moderare, mediare la fuoriuscita della vostra rabbia aumentano, chiaramente. Questo, perché? Perché le comprensioni che avete nel frattempo raggiunto, grazie all’esperienza della rabbia manifestata, fanno sì che la vostra rabbia, quella reazione emotiva che è scritta nel vostro carattere, non abbia più la stessa influenza di prima, perda un po’ di spinta; ed ecco, quindi, che verrà manifestata più raramente e in maniera diversa. E interverrà, a quel punto, una modifica anche della personalità, cioè del modo in cui voi esprimerete la vostra rabbia.
Se voi guardate l’esempio più semplice che ci sia, l’esempio del bambino di pochi mesi: si arrabbia, eccome se si arrabbia, furiosamente e, se ci fate caso, quando si arrabbiano, i bambini così piccoli esprimono la rabbia tutti allo stesso identico modo.
Avete presente come reagiscono i bambini? Reagiscono tutti allo stesso identico modo. Questo, perché? Perché non vi sono ancora altre influenze di nessun tipo; il carattere esce fuori spontaneamente, la personalità non è ancora formata ed è quindi la manifestazione della rabbia pura e semplice, diciamo più elementare, più animalesca che si possa trovare.
Quando invece le cose cambieranno, e il bambino diventerà adulto, vi saranno le comprensioni che modificheranno un pochino questa spinta della rabbia ed ecco che la rabbia allora si manifesterà in maniera diversa, un po’ alla volta, a seconda di quanta comprensione c’è stata nel frattempo; fino a quando quello che noi abbiamo definito «un dono», la vostra capacità di arrabbiarvi, resterà all’interno del vostro carattere ma non sarà più una cosa attiva, che esploderà all’improvviso, ma sarà qualche cosa che verrà usato per comprendere che cosa? Per comprendere la rabbia degli altri.
“Comprendere la rabbia degli altri”.
Il percorso di conoscenza è funzionale, non solo a capire le proprie dinamiche, ma è il mezzo per comprendere l’altro. Facendo cadere ogni velo che separa, per giungere al L’Unità.
Grazie