Nel cercare le risposte alle vostre domande, non dovete far altro che spostare l’attenzione tra ciò che provoca in voi una data situazione e le vostre reazioni interiori; all’esterno, all’interno, all’esterno, all’interno, in un circolo che un po’ alla volta vi porta ad arrivare a comprendere le vostre meccaniche e i vostri veri bisogni, le vostre vere necessità.
Cioè, il metodo è quello, non se ne esce, è semplicissimo oltretutto. Ogni volta che questo circolo voi lo interrompete perché non affrontate una situazione o perché non volete essere sinceri con voi stessi, o perché quando lo portate dentro di voi lo trasformate per renderlo diverso da quello che è in partenza, in quel momento il circolo si spezza ed ecco che il problema non è risolto minimamente. Mi sembra talmente chiaro…
D – Le reazioni si ripetono perché noi siamo sempre uguali.
Ma non è vero! Siete sempre uguali quando cristallizzate in certe cose interiori, e allora sì tendete a reiterare gli errori che avete fatto in passato ma, anche quando cristallizzate, una parte di voi si trasforma comunque; non siete mai uguali da un momento all’altro, comunque sia. Se no, non avrebbe più senso tutto il discorso che noi finora abbiamo portato!
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D – Ricordo che una costante della mia infanzia era di fare a botte. Che cos’è, ci nasci già? Te lo porti come retaggio di altre vite?
L’abbiamo detto proprio ultimamente, fa parte di quella base caratteriale che ha l’individuo allorché nasce e che, quindi, fa parte del DNA. Certamente, poi, la manifestazione dovrebbe cambiare col tempo a seconda delle esperienze fatte. Difatti, certamente la tua rabbia di allora non è la rabbia di adesso; non mi sembra che vai in giro a picchiare le persone!
D – La manifestazione fisiologica della rabbia è uguale già da quando uno è neonato, in un bambino è già così?
Se vogliamo parlare di questa rabbia in rapporto alla fisicità dell’individuo, la cosa più semplice è trovare quei momenti in cui l’espressione della rabbia avviene con minori influenze possibili. E, certamente, uno dei momenti in cui non ci sono le influenze, è il momento in cui l’individuo è appena nato.
Il neonato non ha ancora l’influenza degli archetipi transitori, sente gli Archetipi Permanenti ma soltanto molto lontani perché non ha ancora allacciato il corpo akasico, non ha un Io ancora strutturato, il suo pensiero è limitato a: «Ho fame, ho freddo, devo fare la pipì», quindi non ha ancora una grossa quantità di elementi che possono condizionare la manifestazione della sua aggressività. Quindi, se vogliamo cercare di capire quali sono le reazioni fisiologiche della rabbia, il modo migliore è giusto osservare la rabbia come si esprime in un neonato.
Allora, poiché siete stati a contatto – chi più chi meno – con dei neonati, tiratemi fuori, fra tutti, quali sono i comportamenti con cui il neonato esprime la rabbia.
D – Pianto.
Pianto.
D – Sono gli stessi con cui esprime qualsiasi altra cosa, probabilmente.
No, non è detto; quando è contento non mi sembra che pianga!
D – Irrigidisce il corpo.
Si irrigidisce, stringe i pugni, compie uno sforzo fisico: agita le mani, diventa paonazzo, se avesse i denti li digrignerebbe, ma non ce li ha, e urla.
Quindi, questi qua sono gli elementi essenziali di manifestazione della rabbia. Col passare del tempo, poi, chiaramente, tutti voi vi vergognereste a mettere in atto questi sintomi; ciò non toglie che gran parte di queste manifestazioni, ancora adesso, che siete fisicamente (se non mentalmente) adulti, tendete a manifestarli. Pensate un attimo a quando siete arrabbiati, cosa fate?
Solitamente alzate la voce (come il neonato), vi irrigidite (come il neonato), l’espressione facciale (come il neonato), se non ottenete quello che volete ricorrete al pianto per ottenerlo, tendete ad aumentare il movimento delle vostre mani o, al limite, il movimento di tutto il vostro corpo muovendovi nervosamente avanti e indietro, qualche volta andate di corsa in bagno per evitare di fare brutte figure; e quindi in realtà manifestate – anche se in maniera moderata dal vostro Io – la stessa reazione fisiologica che presenta il neonato. Anche il rossore del vostro viso, o in altri casi, il pallore del vostro viso è un sintomo della vostra rabbia; la sudorazione è un sintomo della vostra rabbia. Questo, quindi, a livello fisiologico.
Se vogliamo andare ancora un po’ più giù, chiaramente poi c’è tutta una concatenazione di altri elementi biochimici, o fisiochimici, come preferite, che entrano in gioco, che vengono messi in atto nel momento in cui la rabbia si presenta; per esempio, l’aumento del tasso di adrenalina, il sangue che scorre più velocemente; qualsiasi dottore presente tra di voi può farvi un elenco abbastanza completo di questi elementi che fanno parte della fisicità della vostra razza.
D – Quindi tutto quello che ci aggiungiamo dopo, o che togliamo, è per l’esterno? Cioè per paura o per la convenzione con l’esterno?
Tutto quello che non manifestate o che manifestate in maniera diversa all’esterno, accade in quella maniera o non accade perché ci sono gli altri elementi – che il neonato non ha – che influiscono sulla vostra reazione verso l’esterno.
D – Sì, questi meccanismi di inibizione possono essere positivi – per quanto riguarda, magari, il non danneggiare gli altri – o possono essere magari negativi quando si vuole magari salvaguardare la propria immagine?
Certo, certamente.
D – Ma nel caso ci sia una disabilità fisica, la manifestazione è la stessa?
Sono le stesse, è evidente. Il più delle volte, quando c’è la disabilità fisica e ancora di più se è psichica le reazioni sono molto più vicine a quelle del neonato, per esempio; anche perché le altre influenze sono molto meno forti.
[…] Nel bambino, il piangere è un modo per attirare l’attenzione e quando l’Io incomincia a essere un po’ più formato, è un modo per cercare di ottenere quello che vuole; facendo quello che fate voi abitualmente: stimolando il senso di colpa nell’altro per ottenere le cose che desiderate avere.
Grazie
Non avevo mai paragonato i segni della rabbia tra neonato e adulto e devo dire che fa sorridere riconoscerli!