La manifestazione del sentire nelle relazioni e l’interferenza dell’Io

[Ci sono state nella vita del Cerchio tante fasi in cui abbiamo trattato svariati argomenti] ma non c’è mai stata una fase del sentire.
Certo, sul sentire avete discusso, anche se non molto, tuttavia ciò non ha lasciato in voi grandi conseguenze. Come mai? Forse perché del sentire avevate già letto in altri luoghi? Forse per presunzione ritenendolo un concetto facile da comprendere? Forse perché non vi dava la possibilità di giustificarvi, di depenalizzarvi, di concettualizzare, di teorizzare o anche, soltanto, di sognare?

Eppure il sentire è, per voi che dovete superare la famosa ruota delle nascite e delle morti, un concetto basilare, unico, necessario e insostituibile, senza il quale tutti gli altri concetti finiscono con il perdere ogni forza ed ogni valore!
Come dite, creature? Ah: affermate di averlo compreso, questo sentire? Di averlo assimilato e di aver trovato che non vi è poi molto da capire su di esso?
Come mai, allora, accade che quando un ospite vi chiede delle spiegazioni in merito non siete quasi mai in grado di darne una accettabile e, cosa ancora più rara, comprensibile?
Il fatto è che non avete compreso che superficialmente ciò che è il sentire, e qual è la sua essenziale, insostituibile funzione.
Ma immaginiamo, per un momento, quasi per gioco, di renderlo una cosa viva e di potergli chiedere direttamente di parlarci di .
Ecco, forse, ciò che egli ci direbbe:

Io sono una creatura di Dio, come voi.
Come voi non nasco perfetto e in grado di muovermi con sicurezza nelle regioni in cui vivo.
Nasco bambino con tutte le mie incomprensioni,
come un bimbo penso di aver capito e mi comporto di conseguenza
ma basta una piccola azione sbagliata per farmi rendere conto
che ciò che avevo capito era solo frainteso e non era giusto.

A ogni esperienza rinasco a me stesso più ampio, più consapevole, più vero,
a ogni esperienza abbraccio una nuova parte di me stesso
e, in questo modo, una nuova parte della Realtà di cui anche io, come voi,
faccio parte via via più consapevole.

So quale sia il mio destino: abbracciare per intero me stesso
e verso questo fine sono attratto e spinto da qualcosa che è vivo al di sopra di me
ma che, nel contempo, mi permea e indirizza tutto me stesso.

Io cerco di afferrare questa entità
che, senza capirne il perché, amo di un amore intrinseco a me
ma così forte da muovere ogni mia azione
alla ricerca di espandere me stesso nella speranza di arrivare a fondermi,
finalmente, con l’oggetto del mio amore.

Non piango se sbaglio,
non mi abbatto se fallisco,
non mi sento frustrato se non riesco,
non mi vergogno se non capisco,
non mi adiro se non trovo subito la soluzione
ma sono sempre pronto  a rinnovare me stesso
a trarre frutti dai miei sbagli,
a rendere utili i miei fallimenti,
a lottare contro ciò che mi frustra,
a cercare di comprendere ciò che sembra sfuggirmi,
a provare mille soluzioni diverse
fino a quando non troverò quella giusta.

E so che solo allorché sarò pienamente maturo
e tutto il mio essere sarà fuso in un’equilibrata e funzionale entità
io troverò la gioia di unirmi con quell’Amore
sconosciuto ma potente,
dolce ma tiranno,
forte ma delicato,
costante ma immenso,
che in continuazione mi chiama a Sé
e che costituisce il vero perché della mia esistenza. Scifo

Domanda – Come mai anche nelle riunioni tra di noi, esistono sempre difficoltà? È forse una questione legata al sentire di ognuno? Non è un peccato sprecare tanto “ben di Dio”? Non si potrebbero forzare in qualche modo le cose per farle andare meglio?

Come, una volta, uno tra voi ha detto, l’insieme degli esseri umani è simile a un fiore, formato da numerosissimi petali. Ogni petalo rappresenterebbe il sentire di ognuna delle individualità.
Ma – tu dici dopo una serie di considerazioni logiche – “il sentire” di ognuna delle individualità è differente, e di conseguenza diventa difficoltoso, se non addirittura impossibile, stabilire una sintonia.
Questo non è vero: se così non fosse, e ricordo che esistono tanti gradi di sentire quante sono le individualità incarnate sul pianeta Terra – tanto per limitarci all’ambito in cui voi state compiendo le vostre esperienze – gli uomini tra di loro non si incontrerebbero, non si unirebbero in qualsiasi forma di unione che voi potete incontrare.
Anzi, si può dire che questa tendenza all’unione con i propri simili è quasi istintiva.

Questo cosa sta a significare? Sta a significare che il vero Sentire, non certamente quello che manifestate nel corso della vostra vita di tutti i giorni, ma quello che si trova nel vostro corpo akasico, vi induce a certi comportamenti che possono arrivare, a livello fisico, inquinati dal vostro corpo mentale e dal vostro corpo astrale.
Ecco così che un’azione mossa dal Sentire con una intenzione puramente altruistica, arriva e si estrinseca a livello fisico come un’azione egoistica.

Ma non è questo il problema: il problema è diverso. Se – come abbiamo detto in altre occasioni – il sentire potesse essere valutato numericamente, indicando da 1 a 10 i gradi di sentire e prendendo il 10 come il Sentire Assoluto cioè Dio, e ammettendo che voi siate individui di media evoluzione, vorrebbe dire che il vostro sentire oscillerebbe tra 4 e 6, con tutte le valutazioni intermedie: 4+, 4 e 1/2, 5-, 5 etc. Ma abbiamo anche detto che il sentire più ampio (il 6 nel nostro caso, e ammesso che tra voi ci sia qualcuno con un sentire 6) comprende tutti i sentire inferiori, quindi comprende il 4+, il 4 e 1/2, il 5-, il 5 etc.
Questo significa che chi tra voi possiede il massimo sentire dovrebbe riuscire a trascinare gli altri, i quali – sebbene leggermente meno evoluti – hanno, per lo meno in potenza, gli stessi interessi.
Non dovrebbero quindi esservi grosse difficoltà in quanto, se chi possiede un sentire maggiore riuscisse a trascinare gli altri, tutto andrebbe per il meglio, ma questo – invece – non accade.

Perché non accade? Per colpa del Sentire? No, certamente, ma sicuramente per via dei bisogni differenti attraverso i quali il Sentire si manifesta.
Facciamo un esempio: io potrei avere un sentire 8 (molto ampio, quindi, in teoria) e manifestare nel mondo della materia attraverso al mio quotidiano comportamento un sentire 4 (quindi abbastanza basso).
Questo sta a significare che la causa della non sintonia con un altro individuo di simile sentire non risiede nel sentire stesso, che al vostro livello evolutivo non può avere notevoli differenze, ma risiede in qualcosa d’altro. Qualcosa d’altro che è ciò che impedisce al mio sentire 8 di manifestarsi nel mondo della materia come sentire 8 e lo limita, lo inibisce fino a condurlo a manifestarsi come sentire 4.
Questo qualcos’altro non può che essere che quell’insieme di interazioni tra corpo fisico, astrale e mentale che abbiamo chiamato Io.
Se il mio sentire 8 mi invia impulsi per comportamenti spassionatamente altruistici e se il mio Io soffre di protagonismo – tanto per fare un esempio – io nel mondo della materia non compirò quell’azione (che il sentire invece mi stimola a compiere) se non avrò la certezza di ricevere una gratificazione morale per me.

Il problema di questa difficoltà a creare sintonia risiede principalmente nel singolo, problema del singolo che inevitabilmente si ripercuote sul gruppo.
Quando ci si aspetta un tipo di gratificazione e non la si riceve (magari se ne riceve di altro tipo ma non la si nota neppure, perché non interessa) ecco che si tende allora a “distruggere” quello che si voleva invece creare.
È vero che tra voi regna la diffidenza, ma ognuno di voi compie l’inevitabile errore (e dico inevitabile perché per l’Io è logico che sia così) di ricercare la causa di questa diffidenza nel comportamento degli altri, invece di partire prima da se stesso.


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Alessandro

Si, ben spiegato..

Catia Belacchi

Se un individuo ha un sentire otto e manifesta un sentire quattro, manifesterà quel sentire che è necessario a fargli acquisire nuove comprensioni, pertanto l’io agisce di conseguenza; non è responsabilità dell’io ma del percorso evolutivo dell’individuo. Evidentemente il sentire otto riguarda molti aspetti compresi dalla coscienza, mentre il sentire quattro rappresenta il non compreso. E’ così che ho capito.

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