Insegnamento filosofico 27
Tra le varie problematiche che hanno interessato l’uomo esiste certamente il problema del libero arbitrio, o, più genericamente, se si vuole, il problema della “libertà”.
È chiaro, e per comprendere questo basta guardarsi attorno o osservare la propria esistenza, che l’individuo, l’essere incarnato, costretto ad abitare un veicolo fisico, non gode di una libertà assoluta, ma il suo campo di azione, la sua possibilità cioè di prendere delle decisioni “in libertà” è molto ristretto e limitato. Si può quindi affermare con facilità che l’individuo incarnato gode di una libertà relativa, tanto che addirittura si potrebbe parlare di evoluzione della libertà.
Infatti la libertà dell’individuo cresce proporzionalmente con il crescere dell’evoluzione, cosicché più l’individuo si evolve, grazie alle esperienze che prova nel corso delle varie esistenze, maggiore è la libertà di cui gode nel muoversi nell’ambito del mondo fisico.
Direi addirittura che questo ampliarsi della libertà, è un ampliarsi sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Cercherò di spiegarmi meglio: se la libertà dell’individuo cresce proporzionalmente – quindi diventa maggiore – con il crescere dell’evoluzione dell’individuo stesso, allo stesso modo accade per la qualità delle scelte che l’individuo si trova a dover compiere nel corso della propria esistenza.
Per fare un esempio direi così: se un individuo inevoluto si trovasse a dover scegliere se andare a destra o a sinistra, quando avrà raggiunto una maggiore evoluzione si troverà, ad esempio, a dover scegliere se andare a destra, a sinistra oppure dritto, quindi la sua libertà sarà aumentata quantitativamente perché le possibilità di scelta non saranno più due, come nel caso dell’inevoluto, bensì tre.
L’evoluto così non solo si troverà a dover scegliere se andare a destra, a sinistra, oppure dritto ma avrà anche la possibilità di scegliere se andarvi a piedi o in monopattino; e, in questo modo, anche la qualità delle sue scelte avrà assunto una connotazione diversa rispetto all’inevoluto che sarà costretto ad andare a piedi; questa nuova possibilità di scelta implicherà un maggior numero di responsabilità, delle responsabilità sempre più imponenti, più ponderose che egli dovrà accettare non soltanto per il proprio bene ma anche per il bene di tutti i suoi fratelli.
Gli individui attualmente incarnati hanno un livello evolutivo medio e godono di una libertà relativa, non assoluta, in quanto libertà assoluta significa necessariamente essere completamente al di fuori da ogni costrizione, da ogni coercizione; significa da parte dell’individuo prendere delle decisioni tali per cui nessun altro essere, che viva accanto a lui e assieme a lui, possa risentire in modo negativo di queste sue decisioni.
Ora è chiaro che questa libertà assoluta, prospettata quantomeno in questi termini, sia appannaggio soltanto dell’individuo che abbia raggiunto una determinata evoluzione, in quanto l’individuo meno evoluto, o se preferite lo chiamiamo inevoluto, non è in grado di prendere, nel corso della sua esistenza, delle decisioni senza che queste, in qualche modo, si riflettano negativamente sugli altri.
Onde evitare che la sua libertà di scelta lo porti ad accumulare sempre nuovi karma – proprio perché non è capace, non ha la possibilità di scegliere il bene per tutti – egli ha delle notevoli limitazioni che rendono il suo spettro di azione libera molto ristretto.
Ora io vorrei analizzare un momentino la qualità e la quantità delle limitazioni e vedere come esse limitino nelle sue scelte l’individuo inevoluto o di media evoluzione.
Possiamo distinguere due tipi di limitazione: esiste una limitazione che proviene dal suo stesso intimo, condizione quindi necessaria proprio del suo stato inevoluto, e una condizione proveniente invece dall’esterno.
Facciamo un ulteriore esempio per semplificare un attimino le cose: un individuo inevoluto – ricordate che l’abbiamo chiamato inevoluto soltanto per comodità – potrebbe sentire dentro di sé il desiderio di dipingere, di fare sculture, o qualcosa di questo tipo ma non avere la capacità pratica necessaria affinché questo suo intimo desiderio possa essere in qualche modo realizzato; questo è un esempio di limitazione proveniente dall’interno.
La limitazione proveniente invece dal proprio esterno potrebbe essere invece il fatto che questo individuo desidera scolpire, desidera dipingere, ha la capacità di farlo, ma non ha, per ragioni pratiche, ovvie, legate alle circostanze, alla vita di tutti i giorni, il tempo materiale affinché ancora una volta questo suo desiderio possa in qualche modo venire realizzato. Questo è un esempio di limitazione proveniente dall’esterno.
Quindi, in pratica, l’individuo inevoluto non potrà dipingere, scolpire per soddisfare il propri desideri, sentendosi magari frustrato, non realizzato, insoddisfatto.
L’evoluto, invece, è al di fuori di queste limitazioni, anche perché egli, essendo in contatto con la propria parte spirituale, sarà al di fuori dei desideri, e ciò che per l’inevoluto costituisce una limitazione (vedi la mancanza di tempo materiale) per l’evoluto non sarà più vissuta come tale, inoltre conoscendo profondamente se stesso egli non si creerà delle illusioni e saprà certamente quali sono le sue reali capacità quindi il non avere la capacità di dipingere o di scolpire, non sarà per lui un’esperienza traumatica come potrebbe esserlo per l’inevoluto.
L’assenza di desiderio, come voi potete comprendere, porta ad una maggiore serenità interiore così come il conoscere se stessi porta ad essere in pace con il proprio intimo, e conduce alla consapevolezza che ognuno degli esseri incarnati ha un suo ruolo, una sua parte d’attore sul grande palcoscenico che è il mondo della materia.
Naturalmente anche la qualità delle limitazioni sarà differente a seconda del grado evolutivo, ed anche questa qualità sarà sempre proporzionata al grado evolutivo raggiunto, il tutto sempre allo scopo di rendere il più innocuo possibile l’inevoluto, il quale, ripeto, se avesse la possibilità di scegliere, se fosse libero agirebbe soltanto allo scopo di soddisfare il proprio egoismo e questo lo porterebbe a produrre tante cause i cui effetti renderebbero la sua catena di vite sempre più pesante e pressoché interminabile. Vito
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E’ una riflessione, una spiegazione questa di Vito che lenisce la tensione e la frustrazione. Le cose che non si riescono a fare sono una protezione per non appesantire oltremodo il proprio karma.
Il desiderio non realizzato, causa di sofferenza, visto nell’opposta prospettiva.
A me colpisce invece il rapporto direttamente proporzionale tra la conoscenza di sé e la libertà, la capacità di non vivere come limitazione ciò che per alcuni invece lo è ed è fonte di frustrazione.
Chiaro il concetto di liberta che si amplia con l’ ampliarsi delle comprensioni. Chiaro e familiare anche il concetto di assenza di desiderio che comunque a volte sorge ma che so ora riconoscere e guardare come costruzione della mente…ultimamente legato sempre agli stessi concetti che sono ora la mia officina principale.
Come ci mostra Vito è il senso di limitazione che determina il livello della nostra libertà, il senso di limitazione che deriva dalla frustrazione dei nostri desideri. Un uomo libero rimane tale anche dietro le sbarre di una prigione.
Il non avere più desideri…il non attaccarsi alle cose del mondo
Mi provoca un grande senso di pace…
Ora tutto e’ diventato più leggero con una nota decisa di non senso che ti lascia come su di un monte a guardare il panorama…
Sto riflettendo sulle prigioni che ho costruito. Mi colpiscono le parole di Vito. Se da un lato so di essere artefice delle miel limitazioni, dall’altra so che posso superarle.