Parlare di libertà coinvolge tutta la vita e il modo di essere interiore ed esteriore dell’individuo.
Non si può, infatti, così come per quanto riguardava l’evoluzione, pensare di parlare di libertà e di arrivare a comprendere se e fino a che punto essa esiste per l’individuo, osservandola soltanto in uno dei suoi aspetti o in una delle occasioni in cui la questione viene posta. Andrea
Pensate, miei cari, che parlare di libertà significa osservare l’individuo all’interno delle situazioni che sta vivendo. Quindi la domanda da porsi in partenza (e che indica poi la risposta a cui, in fondo, si dovrebbe arrivare) è chiedersi se e fino a che punto l’individuo è libero o meno.
Voi capite che dare una risposta a questo tipo di domanda significa esaminare veramente non soltanto un’esperienza o un attimo di vita, un rapporto, un contatto, un pensiero e via dicendo, ma tutto il percorso intero, non dico evolutivo nell’individualità, ma perlomeno di un essere incarnato dal momento in cui nasce al momento in cui muore. Boris
E partiamo proprio dall’inizio dell’avventura dell’individuo all’interno del mondo fisico. Ecco che ovulo e spermatozoo si incontrano, si innamorano, si uniscono e nasce un nuovo individuo all’interno del piano fisico.
Se si osservasse semplicemente questo processo, un processo che, come ben sapete, avviene in continuazione e non soltanto per l’essere umano ma per tutte le forme che esistono all’interno della materia fisica, la conclusione ovvia da trarre sarebbe che non vi è, nella nascita di un individuo, alcun tipo di libertà.
Infatti – e basta essere un po’ al corrente delle moderne teorie genetiche – dovreste sapere che esistono particolari sostanze emesse dall’ovulo le quali vengono secrete allo scopo non di attrarre gli spermatozoi in generale, ma di attrarre proprio uno spermatozoo particolare.
Pensate un attimo a quanto abbiamo affermato noi sulla vibrazione: qualsiasi cosa è vibrazione, emette vibrazione, è composta da vibrazioni. Ora, le stesse sostanze secrete dall’ovulo, in realtà, sono delle vibrazioni e queste vibrazioni sono di tipo tale per cui attraggono soltanto un determinato tipo di altre vibrazioni, o meglio ancora: soltanto una determinata combinazione di altre vibrazioni, tipiche di uno solo tra i tanti spermatozoi presenti prima della fecondazione.
Da questo che cosa ne consegue? Ne consegue che, come dicevo all’inizio, non vi è alcuna libertà di scelta al momento del concepimento, bensì se l’ovulo è quello, lo spermatozoo non può essere altro che quel determinato spermatozoo.
Il che sta a significare che l’individuo deve per forza possedere quel patrimonio genetico che possederà al momento in cui la fecondazione sarà avvenuta. Scifo
Poi, figli, il bimbo verrà alla luce.
Questo bimbo si troverà all’interno di una famiglia, di una società, di un ambiente culturale. Ma vi è stata forse una libertà esercitata nella presenza, proprio, in questo ambiente?
Certamente a livello fisico, a livello fisiologico, la risposta non può che essere negativa! Infatti se l’individuo è nato dalla fecondazione obbligatoria di un ovulo da parte di uno e uno solo spermatozoo, chiaramente già questa costrizione fa sì che la presenza in un certo ambiente fosse di per sé una conseguenza obbligatoria. (Forse è necessario precisare che qui non si sta parlando del privilegio di uno spermatozoo sui milioni di altri emessi in un momento; si afferma che che se un partner non è portatore di “quello” spermatozoo, la fecondazione non può avvenire. Ndr)
Qualcuno potrà obiettare che la scelta, la libertà può essere stata effettuata prima della fecondazione, ovvero dall’entità che prima che la fecondazione avvenisse si preparava a prendere possesso del corpo che l’avrebbe poi ospitata nel corso, nel cammino sul piano fisico.
Ma questo (e lo capirete, poi, più innanzi) anche se osservando da un certo punto di vista può anche apparire una libertà scelta, in realtà vedrete che non è affatto tale e che non è affatto l’espletamento di una libertà, di un libero arbitrio da parte dell’entità. Moti
L’individuo, per essere libero, dovrebbe possedere delle caratteristiche essenziali senza le quali non vi può essere libertà.
Deve, come minimo, essere al di fuori di qualsiasi condizionamento, poiché se vi è un condizionamento di qualunque tipo è evidente che l’individuo non possiede libertà. Su questo penso che tutti siate e dobbiate essere d’accordo.
Ma allora se è così e se siete d’accordo con me, pensate che sia possibile che l’individuo incarnato abbia della libertà?
– Pensate, in base anche a quanto è stato detto prima, che lo stesso linguaggio che usate finisce per influenzare il comportamento, il modo d’essere dell’individuo, quindi finisce col condizionarlo.
– Pensate all’influenza che hanno i genitori sul figlio, i quali, col loro modo di comportarsi, di essere, influenzano in qualche modo la sua crescita sia interiore che fisica.
– Pensate alla sua immissione nell’ambiente scolastico, a quanto influiranno su di lui le conoscenze, a quanto influiranno su di lui gli insegnamenti, i compagni, le amicizie.
– Pensate alla vostra società che, come dite voi, «è di consumo», che è un continuo bombardamento di immagini, di suoni, di vibrazioni, di emozioni psicologiche che arrivano da tutti gli strumenti di comunicazione usati, i quali – indubbiamente – hanno una loro influenza, una loro forma di condizionamento, altrimenti non si spiegherebbero certi veloci mutar di mode e di abitudini.
– Pensate alla sessualità dell’individuo, a come e quanto questa sessualità – quindi un impulso semplicemente, in apparenza almeno, fisico – influenza il comportamento di un individuo che, magari, sotto la spinta dell’impulso sessuale si comporta in modo completamente diverso da quello con cui si era comportato pochi attimi prima.
– Considerate ancora il raggiungimento dell’adolescenza, della maturità, della vecchiaia, e tutto il corredo di mutamenti sia fisici che di abitudini che la stessa vita fisiologica dell’individuo porta sul vissuto dell’individuo stesso, e vedrete che tutte queste cose sono, per l’individuo, già una base, una fonte di condizionamento. Billy
Prosegue con il prossimo post
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Spero arrivi presto il prossimo post…..ora il descritto sembra una prigione…
Non parlerei di prigione. Se sgombriamo il campo dalla pretesa, dalle aspettative, lasciamo spazio solo a quel che c’è e all’osservazione di come ci muoviamo nel mondo, consapevoli che questa non è la realtà, ma la dimensione che ci permette di acquisire sempre più consapevolezza, il limite ( che sia un condizionamento o una non comprensione) sono opportunità di crescita, se osservate alla luce del nostro paradigma. Salire sul monte e osservare la scena. Liberi dai condizionamenti della mente e dalle emozioni. Non che sia semplice, ma credo sia la direzione.
Trattasi di condizionamenti a noi connaturati e ineludibili. Persino necessari per le nostre comprensioni. Il limite fa parte dei condizionamenti ma è il nostro maestro, ovvero ciò che ci svela e ci permette di comprendere. Così come la libertà di un pesce è nell’acqua, la nostra è nei condizionamenti. Potremmo individuare spazi di libertà nella misura in cui siamo o non siamo capaci di andare oltre ad alcuni di questi.
Non avverto prigione ma la perfezione del disegno esistenziale.
probabilmente esistono i “condizionamenti” al fine di sperimentare il nostro essere liberi dai “condizionamenti” altrimenti tutto sarebbe già predestinato invece siamo creati “pensanti” al contrario degli altri regni (animali, vegetali, minerali)
Che non ci sia libertà mi è abbastanza evidente. Vuoi per i condizionamenti di cui sopra, vuoi per le non comprensioni, che poi sempre condizionamenti sono.
Mi chiedo però che spazio abbia la volontà in tutto questo.