La fine del senso di inadeguatezza e del ciclo akasico-Io [A191-sdc15]

[…] I modelli presentati dagli Archetipi Permanenti come basici per l’evoluzione del Cosmo non sono facili da esaminare da parte della consapevolezza dell’Io incarnato.

Potremmo affermare che, in realtà, i sensi di colpa che derivano dall’elaborazione dell’akasico possono essere considerati in massima parte inconsci (in quanto non alla coscienza dell’individuo) anche se il loro riflettersi sull’Io non è privo di utilità, dal momento che ciò è necessario per stimolarne la consapevolezza e portare il più possibile alla coscienza dell’individuo incarnato le sue reali problematiche interiori, attraverso il continuo scambio di informazioni che avviene nello svilupparsi del ciclo interno/esterno.

Come spero che risulti ormai palese a tutti voi, il senso di inadeguatezza percepito dal corpo akasico che origina il senso di colpa, nel corso dell’evoluzione si va via via rarefacendo a mano a mano che nuovi elementi di comprensione trovano il giusto posto e i giusti collegamenti all’interno del corpo akasico individuale, il quale si avvicina sempre di più col suo sentire ai modelli di riferimento che gli vengono presentati dagli Archetipi Permanenti.

La conseguenza che ne deriva è che con l’aumentare dell’evoluzione dell’individuo il senso di inadeguatezza del corpo akasico sarà sempre più limitato e sarà proprio il totale  svanire di tale senso di inadeguatezza – derivante dalla coincidenza tra il sentire dell’individuo e i modelli di riferimento presentati dagli Archetipi Permanenti – che condurrà alla fine del ciclo akasico/Io, in quanto non vi sarà più alcuna necessità per l’akasico di reperire dati dal suo confrontarsi reattivo con l’esperienza all’interno del piano fisico e, a quel punto, l’intero processo reincarnativo non avrà più alcuna reale necessità di esistere e l’individuo abbandonerà in maniera definitiva la ruota delle nascite e delle morti.

Tutto questo lavorio interno all’individualità, come abbiamo già accennato, risulta essere difficilmente percepibile e catalogabile dalla consapevolezza dell’Io e, proprio in conseguenza del fatto che ciò avviene in un territorio vibrazionale che non può veramente comprendere, risulta davvero esservi una scarsa possibilità, per l’Io, di acquisire, dall’esame della sua reattività rispetto agli Archetipi Permanenti, dati utili da esaminare.
Infatti, la sua reale relazione con i modelli presentati dagli Archetipi Permanenti gli risulta in larga parte incomprensibile con gli strumenti che ha a disposizione (in questo caso ci riferiamo principalmente al suo corpo mentale).

Non possiamo fare a meno inoltre di ricordare – rifacendoci a un concetto che già in passato era stato più volte esposto – che il sentire stesso non è percepito con consapevolezza dall’Io, se non in brevi squarci temporanei in cui l’Io trova un collegamento immediato e diretto con la coscienza dell’individuo che induce all’interno dell’Io sensazioni di pace, benessere e stabilità che, solitamente, gli sono poco consuete, ma si manifesta in maniera talmente spontanea e naturale che l’Io non si rende neppure conto di interagire con la realtà fisica in cui si trova immerso sotto l’influsso del sentire che il suo corpo akasico ha conseguito.

Di conseguenza vi suggeriremmo di non affannarvi a cercare il rapporto che ognuno di voi ha con gli Archetipi Permanenti.
Forse qualcuno di voi potrebbe, allora, obiettare che, alla fin fine, potevamo addirittura evitare di parlare di essi ma, secondo noi, non volendo che nell’architettura della Realtà che vi abbiamo presentato potessero esserci sbalzi di continuità e di logicità, parlarvi degli Archetipi Permanenti e della loro funzione all’interno della Realtà era necessario e inevitabile. Scifo

Ciclo sul senso di colpa

0 0 votes
Valutazione dell'articolo
Subscribe
Notificami
guest

0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
Vedi tutti commenti
0
Vuoi commentare?x