La cristallizzazione e la sua funzione esistenziale [A62]

D – Quando ci si trova al cospetto di una supposta cristallizzazione talvolta si stenta a capire se è l’altra persona a essere cristallizzato o se lo siamo noi. O forse la cristallizzazione è una condizione di entrambe le persone anche se con sfumature  diverse?

Io direi che, molte volte, chi si trova davanti alla cristallizzazione di un’altra persona dà l’impressione, effettivamente, di essere a sua volta cristallizzato. Questo accade quasi sempre quando non si riesce ad accettare il presunto “cristallizzarsi” dell’altro e, in seguito alla reazione del proprio Io che non riesce a comprendere come sia possibile che, essendo secondo lui nel giusto e cercando di far vedere all’altro il suo “ristagnare” con impegno, finisce col diventare a sua volta rigido sulle proprie posizioni.

Un po’ perché l’Io difficilmente arriva a considerare che le sue opinioni e i suoi ragionamenti possano essere sbagliati, un po’ perché si è tanto presi dal cercare di convincere l’altro che si resta fermi all’immagine che si ha dell’altro senza rilevare, magari, i cambiamenti che l’altro sta facendo. Il fatto è che vorremmo che l’altro cambiasse quando e come vogliamo noi, mentre il cambiamento dell’altro, per essere reale, deve essere sentito e, quindi, seguire i tempi e lo modalità che più sono confacenti al suo modo di essere.

D – Qual è la relazione tra karma e cristallizzazione?

Ovviamente una relazione esiste, dal momento che quello che siamo quando ci incarniamo proviene da ciò che siamo stati. Tuttavia non è un elemento indispensabile per comprendere. E questo per lo stesso motivo per il quale abbiamo sempre detto che non ha nessuna importanza, tranne in casi molto particolari, sapere chi si è stati in una vita passata: gli elementi che portano alla cristallizzazione hanno la loro genesi, sempre e comunque, nella vita che si sta conducendo.

Certo, vi è una predisposizione a determinate reazioni provenienti da vite passate, ma ricordiamo che quello che viviamo proviene non tanto da una vita particolare quanto da una incomprensione particolare che, magari, non abbiamo il coraggio di risolvere o di affrontare. Conoscere lo stimolo che, in una vita passata, ha messo in evidenza la stessa incomprensione che ha portato a un’attuale cristallizzazione diventa, così, una fatica inutile, in quanto, per manifestarsi nella vita corrente, la cristallizzazione ha bisogno comunque di uno stimolo che arriva dalla vita che si sta vivendo.

Quindi abbiamo già a disposizione, se vogliamo farne uso, gli elementi per risolvere la cristallizzazione senza imbarcarci nell’esame di supposti elementi appartenenti a una vita precedente. Cerchiamo di tenere sempre ben presente che quello che sta alla base della cristallizzazione non è qualcosa che riguarda gli avvenimenti in se stessi della vita che conduciamo, bensì qualcosa che ci appartiene come incomprensione e che fa capo al nostro corpo akasico, non alla transitorietà dei nostri corpi inferiori.

D – Qual è l’utilità della cristallizzazione?

Una volta tanto una domanda al positivo! Gli elementi di utilità riguardano le persone coinvolte nella cristallizzazione: il cristallizzato, nel momento in cui diventa consapevole del suo blocco, ha l’indirizzo verso il quale dirigersi per risolvere quello che l’ha provocato. Le persone che gli stanno accanto hanno la possibilità di esercitare se stessi nell’aiutare l’altro e di fare tesoro di quanto percepiscono nella cristallizzazione altrui, specchiandosi in essa e, inevitabilmente, paragonando la propria interiorità con quella dell’altra persona. Trovando in questo modo, spesso, elementi per non cadere nello stesso errore ed evitando, così, una cristallizzazione personale.

D – La cristallizzazione presente in una vita si ripresenta nelle vite successive?

È evidente che sia così: se il motivo che porta alla cristallizzazione non è stato risolto nel corso della vita ma aggirato o evitato per non vederlo, inevitabilmente resta come desiderio di comprensione nel corpo della coscienza e si ripresenterà, di fronte a condizioni favorevoli alla sua estrinsecazioni, nel corso di una vita successiva. Talvolta dando luogo ancora una volta a una cristallizzazione, talvolta iniziando un processo di superamento e di comprensione in conseguenza del fatto che comunque, nel frattempo, il nostro sentire si è, di poco o di molto, ampliato.

D – Gli psicosomatismi legati alla cristallizzazione possono essere una traccia per individuare e sciogliere la cristallizzazione?

Direi di sì, anche se esiste una difficoltà oggettiva, cioè quella di definire se si tratta di psicosomatisti legati a una cristallizzazione oppure di psicomatismi legati ad altre cause come, per esempio, un forte senso di colpa. Credo che lo psicomatismo vada considerato più utilmente in generale, tenendo presente che ha una causa e che quella causa può essere collegata a qualche sfumatura, più o meno importante di comprensione, che ci sfugge.

D – La cristallizzazione che conseguenze ha sull’immagine (o viceversa)?

Non è facile dare una risposta generale a questa domanda. Un elemento sul quale ragionare potrebbe essere questo: la cristallizzazione riguarda non tutto l’individuo incarnato, ma solo una porzione più o meno importante del suo modo di essere. Dal momento che l’Io tende a non accettare di avere dei limiti e dei problemi, è facile che interpreti la cristallizzazione come un suo peculiare aspetto caratteriale (cosa manifestata, per esempio, dalla famosa frase che tutti, prima o poi abbiamo detto: “Io sono così e non ci posso fare niente”), quindi stabile, continuativa e, di conseguenza inclusa nell’immagine che l’Io si crea di se stesso.

Ovviamente si tratta di un aspetto dell’immagine non aderente alla realtà, e questo porta alla conseguenza che, nel momento in cui la cristallizzazione viene eliminata, l’Io si troverà a dover modificare l’immagine di se stesso per cercare i nuovi equilibri che lo portino ancora a sentirsi bello, forte, giusto e importante. Questo, evidentemente, costituisce un importante stimolo al cambiamento, perché è un processo continuo che conduce a un altrettanto continuo tentativo di adeguamento dell’immagine dell’Io che, poveretto, finisce con l’essere soltanto raramente soddisfatto e appagato di se stesso e, comunque, sempre per breve tempo. Ombra

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Catia Belacchi

Letto

Leonardo

Grazie

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