Essere consapevoli non vuol dire mettersi nei panni dell’Io ad auto-analizzarsi, bensì porsi al di là dell’Io stesso e osservare le sue azioni e le sue reazioni come se egli fosse un’altra persona; vuol dire esaminarvi nel qui e ora cercando di essere consapevoli e di constatare quanto e quando è l’Io che vi spinge ad agire.
Non dovete fare l’errore di considerare la consapevolezza un fine ultimo: essa non è altro che un mezzo per arrivare a conseguire il vero fine, che è quello di raggiungere la verità del vostro vero essere interiore.
Spesso viene commesso l’errore di pensare che conoscere voi stessi significhi essenzialmente riesaminare le azioni che avete fatto e che vi hanno fatto soffrire o gioire, trovandone la motivazione vera non nel vostro Io, ma in cause esterne che, invece, hanno il solo compito di innescare in voi la reazione interiore del dolore o della gioia.
Conoscere voi stessi significa essere consapevoli che il dolore e la gioia non sono la conseguenza di un’azione esterna, ma sono reazioni che ha l’Io a questa causa esterna; vuol dire, cioè, mettere a fuoco e riconoscere una parte di quest’Io invadente e prepotente. Infatti è solo a questo modo, rivelandone e riconoscendone le azioni, che potete impedirgli di soffocare la parte migliore e più vera di voi stessi.
Così, in realtà, non riveste grande importanza scoprire quanto un’azione sia stata buona o cattiva nei suoi effetti, ma ciò che importa è scoprirne la causa interiore, poiché scoprirla e riconoscerla significa trascendere i limiti che l’Io pone in continuazione all’allargamento della vostra coscienza.
Per fare un esempio pratico, sarebbe inutile che un pittore notasse solo che i colori, su alcune delle sue tele, hanno dei punti in cui vi sono delle macchie che egli non intendeva porre, e non si rendesse conto, invece, che ciò deriva dal fatto che non pulisce a dovere i pennelli che usa; in questo modo, infatti, ogni tela potrebbe essere bella o rovinata al di là della sua intenzione.
Per una buona riuscita in questo intento, l’attributo fondamentale è la sincerità con voi stessi, difficile da rendere costante ma assolutamente necessaria, per sfuggire alle trappole più o meno sottili che l’Io pone sul vostro cammino al fine di mettervi fuori strada, offrendovi scuse allettanti e maschere che è facile indossare ma che, poi, è molto difficile riuscire a togliere. Fortunatamente non siete abbandonati a voi stessi, ma l’esistenza vi offre un prezioso alleato che non vi tradisce, né vi abbandona mai: l’esperienza di tutti i giorni, la quale – in continuazione – vi offre molte possibilità di conoscervi mettendovi, spesso anche a viva forza, davanti alle vostre verità interiori, grazie alle situazioni con le quali cerca di far reagire il vostro Io.
È proprio dall’esame di queste reazioni alle varie situazioni che il vostro Io si trova a dover affrontare, che potete risvegliare in voi stessi la consapevolezza e che potete riuscire a non mentire a voi stessi.
Accade anche spesso che voi cerchiate di esaminarvi e giungiate a delle conclusioni che, ad un’occasione successiva, si rivelano sbagliate. Ebbene, non demoralizzatevi per questo e siate certi che, prima o poi e poco per volta, riuscirete a superare anche gli ostacoli più duri.
Potreste chiedervi come essere sicuri che le conclusioni raggiunte siano esatte e non illusorie: un’ulteriore trappola che l’Io ha subdolamente messo per voi e in voi, e nella quale – ignari – siete caduti. Vi è un solo modo per esserne sicuri: l’esperienza.
Infatti, allorché, sotto la stessa esperienza non reagirete più allo stesso modo errato, sarete sicuri che avete acquisito la consapevolezza di ciò che sentivate nei confronti di quegli stimoli e che, in modo automatico, quegli stimoli avranno perso la loro funzione per divenire neutri rispetto al vostro intimo che non reagirà più ad essi in modo sbagliato.
Tutto questo significa capire che in ogni attimo, in ogni “qui e ora”, siete diversi da ciò che eravate nell’attimo precedente; tuttavia è necessario cercare di non crearsi l’illusione di essere o di non essere in un dato modo; quante volte avete pensato o creduto con convinzione, per esempio, di non essere possessivi, e quante volte l’esistenza è stata costretta a mettervi di fronte alla vostra possessività non superata, ma nascosta sotto una creazione illusoria e fittizia?
Abbandonarsi all’illusione vuol dire abbandonarsi ai limiti che l’Io vi impone, vuol dire creare con la vostra stessa inconsapevolezza motivi di sofferenza per voi e per gli altri.
Il primo passo, dunque, è scoprire che l’Io – per non sfigurare – pone dei limiti a seconda delle sue necessità; il secondo passo è quello di riconoscere e svelare questi limiti; il terzo passo non esiste ma consegue automaticamente allorché sono stati fatti i primi due, poiché riconoscere e svelare i limiti posti dall’Io vuol dire averli superati.
Non basta affermare, ad esempio, di sapere di essere possessivi se non sapete quando siete mossi dalla possessività e quanto è essa che vi muove; e la vostra affermazione, in queste condizioni, non resta altro che un’affermazione generica che non vale molto per farvi superare la vostra possessività e correte, anzi, il rischio che divenga una scusa per non indagare oltre, per continuare a non essere del tutto sinceri con voi stessi.
Dicevamo poco fa che ciò che più conta è essere consapevoli di ciò che si è nel presente, nel qui e ora.
“Ma allora – potreste dire – è inutile cercare le motivazioni, in quanto esse appartengono sempre al passato!”
No, non è così: certo il presente – pur essendo massimamente importante – può essere capito solo attraverso l’analisi del passato, ma ciò deve essere fatto non al fine di perdonare il passato, bensì al fine di superare nel presente le limitazioni del passato che – tenetelo bene a mente – non essendo state risolte a loro tempo esistono ancora nel presente e ne fanno parte.
È un po’ come leggere l’ultima pagina di un libro: se non vi è la consapevolezza di ciò che l’ha causata, la pagina che rappresenta il presente non può essere letta con piena comprensione, in quanto la consapevolezza può limitarsi, al massimo, a constatare ciò che quella pagina dice, ma si ferma ad un’esperienza limitata che non è comprensiva della maggiore estensione della consapevolezza che dà il conoscere l’intreccio che ha portato a ciò che su quella pagina è scritto.
Così, per quanto possa essere ben scritta, istruttiva o toccante, la pagina non può esserlo tanto quanto lo sarebbe se venisse letta sì nel presente, ma con la consapevolezza di ciò che l’ha portata ad essere situata in quel presente.
È dannoso anche rimuginare – come fanno molti – sulle azioni passate, poiché in questo modo il “qui e ora” viene trascurato, con il solo risultato che, se anche venisse superata un’azione passata trovandone la consapevolezza, nel frattempo sarebbe andata perduta la consapevolezza di molte azioni presenti cosicché – mentre veniva superata l’azione remota – contemporaneamente ne venivano accatastate parecchie altre, peggiorando e non migliorando di certo la situazione.
Esaminate invece ciò che fate e ciò che siete mentre lo state vivendo o subito dopo: ciò basta per trovare lo svincolamento dalle finzioni create dal vostro Io, poiché in continuazione e in ogni “qui e ora”, vivete esperienze che vi offrono la possibilità di scoprire voi stessi sotto ogni punto di vista.
Superando un vostro limite nel presente, attraverso il presente, superate anche tutte le volte che lo stesso limite, nel passato, aveva costituito per voi un ostacolo.
Non è poi così difficile come può sembrare, figli cari, smascherare ed arrivare a conoscere il vostro Io; l’importante è riuscire a non farsi convincere da lui stesso a non farlo, è riuscire a non farsi convincere da lui stesso a mentirvi ancora.
Certo egli, appena può, vi sfugge, oppure trova mille artifizi per celarsi; così usa il vostro corpo e la vostra mente per creare distorsioni e diversivi, ma voi cercate di trovare in voi la consapevolezza che non siete il vostro Io e che ciò che egli usa contro di voi per tenervi soggiogati nell’illusione, può essere usato anche da voi per capire lui e, quindi, sconfiggerlo. Moti
Post molto importante, verissimo. Pur conoscendo la teoria, quando vivo una situazione che mi prende e contorce le budella, dimentico il vero senso delle esperienze: smascherare l’io per procedere nella conoscenza. Questo post mi ha aiutato a riposizionarmi oltre l’io, a guardare me come se fossi altra da me. Grazie, mi era necessaria questa riflessione per non farmi travolgere dalle emozioni e rimanere in balia della mente.
L’intenzione profonda va ricercata, le guide ce lo ricordano in ogni modo!
“Sconfiggerlo” è un termine che risuona strano, forse didatticamente efficace, ma non credo che l’Io debba o possa essere sconfitto, esiste perché ha una sua precisa funzione: è strumento di conoscenza e come tale deve essere considerato e visto.
Condivido, termine infelice.
L’esempio dell’ultima pagina del libro nella comprensione del tutto, nella sua semplicità, è illuminante! Anche se consapevole di essere ancora in balia dell’io che fa uso delle mie emozioni per provocare reazioni a dir poco esagerate e non funzionali al risultato, vedo muoversi in me il disappunto seguito subito dopo dall’osservazione di ciò che è….ma ancora non riesco ad accogliermi con tutti i miei limiti…..lavorare lavorare lavorare….per poter lasciare andare….
Osservare e non rimanere avvinghiati in ciò che accade. Più l’osservazione è scevra dai condizionamenti, più le comprensioni si fanno profonde. Un procedere tutt’altro che scontato, ma che richiede uno sguardo attento e intenzionato a ricercare la verità che si cela dietro le nostre maschere. Un gran lavoro!
Le parole di Moti sono molto chiare, sia quando parla del significato della consapevolezza, dell’osservazione (che non è auto-analisi), sia quando parla delle necessaria sincerità e del valore dell’esperienza che ci “testa” e che ci offre l’opportunità di verificare le nostre comprensioni.
Quando le situazioni mi coinvolgono, quando dall'”esterno” arrivano frecciate che toccano tasti antichi e delicati, allora la mia reazione è veloce, a volte esagerata e dirompente, colma di emotività.
Talvolta riesco ad osservare la “frercciata” come un fatto, cercando di non aggiungere altro… e mi sembra che ciò accade quando:
– sono rafforzata da una recente lettura di post del Sentiero o simili, o quando sono così veloce da ricordare la nostra direzione,
-sono disposta e non prendermi sul serio e a non prendere sul serio la realtà, quando sono disposta a lasciare che tutto sia così come è, a non lottare. Questo avviene quando ho una serenità e una leggerezza di fondo….che viene da una specie di resa interiore…
In qualche modo sento vera anche la frase “… Superando un vostro limite nel presente, attraverso il presente, superate anche tutte le volte che lo stesso limite, nel passato, aveva costituito per voi un ostacolo….”
Grazie.
Grazie