D – Bisogna cogliere le sfumature di quello che dite, dell’insegnamento. Se un individuo crede di aver capito le sfumature, come fa ad averne la conferma poi? Cioè, voglio dire, con voi non è che si può avere un dialogo come fra le persone incarnate, chiaramente, però, come fa poi ad avere la sicurezza di aver capito giusto?
Qua il discorso è semplicemente lo stesso che è sempre stato fatto a proposito della comprensione: tu saprai nel momento che hai compreso, perché l’esperienza, quel tipo di esperienza che ti doveva insegnare quella certa cosa, non si presenterà più.
Noi abbiamo parlato di sfumature, ma la sfumatura in realtà comporta un’esperienza; diciamo che è un allargamento di un’esperienza, un andare più a fondo nell’esperienza per comprendere qualche cosa che altrimenti sarebbe rimasto latente, ancora da comprendere. All’interno di una stessa esperienza vi sono tante possibilità di comprensione, tante possibili sfumature da poter approfondire.
Quando tu avrai compreso, questa esperienza – se si ripresenterà – sarà molto più semplice, molto più ridotta nei suoi termini perché alcune sfumature le avrai già comprese.
A mano a mano che tu comprenderai le sfumature, l’esperienza si ridurrà nel presentarsi a te ed ecco che, allora, a quel punto, comprenderai del tutto e quell’esperienza non si presenterà più del tutto.
D – Però, voglio dire, se un individuo ha i corpi disarmonici, diciamo, chiaramente sarà più difficile per lui comprendere, rispetto a un altro che ha tutti i corpi uniformati.
Ma io direi che tu hai un’incomprensione alla base di questo discorso, perché tu hai i corpi disarmonici proprio perché non hai compreso.
L’armonia dei vari corpi avviene attraverso la comprensione, attraverso la strutturazione dell’akasico, quindi del tuo sentire. A mano a mano che il tuo akasico si struttura in modo sempre più completo e il tuo sentire si amplia, anche i tuoi corpi inferiori saranno sempre più armonici tra di loro.
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D – Sì, ma anche chi ha i corpi armonici, chi ha già raggiunto un certo sentire, è chiaro che anche lui deve ancora comprendere qualcosa.
Certamente certamente.
D – E’ questo che volevo dire, che riuscirà più facile per questo individuo riuscire a vivere.
Non sarei molto d’accordo su questo. Se tu guardi tutte le vite, le biografie dei grandi iniziati supponendo che fossero davvero tutti grandi iniziati, il che molte volte non è vero, ma lasciamo perdere questo, che non ci interessa… se tu guardi, dicevo, le biografie di tutti questi grandi iniziati vedrai che nessuno di loro ha avuto una bella vita, una vita tranquilla, felice e soddisfacente, ma è sempre stata una vita quasi terremotata, direi, con sempre grossi problemi, grosse malattie, grosse turbolenze a livello emotivo e via dicendo.
Questo, perché? Secondo il tuo ragionamento, allora, dovrebbero aver avuto invece una vita molto tranquilla in cui potevano tranquillamente lasciar fluire il loro sentire e vivere tranquillamente quello che avevano compreso! Come mai che non è così, allora?
D – Certo, non è così perché avevano tutto il karma delle vite passate, immagino.
Beh, non è poi così semplice. Arrivare a un buon punto di evoluzione, a un grande sentire, significa avere un grosso aumento di sensibilità, e questo aumento di sensibilità significa provare per una sfumatura la stessa sofferenza che si sarebbe provata per un fattore di comprensione molto vasto, molto grande. Georgei
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Avere una maggiore consapevolezza del proprio cammino ed una certa evoluzione non significa non provare dolore. Sì pensi al Cristo e si capirà quanto sia lontana dalla realtà l’equazione “essere evoluti = essere beati”.
La via della della consapevolezza è fatica: aumenta la sensibilità e proporzionalmente la possibilità di esposizione al dolore.
Grazie.
Chiaro
Grazie Georgei, molto utile quello che dici.
Se e’ vero che maggiore evoluzione corrisponde a maggiore sensibilita’, quindi maggiore esposizione al dolore, e’ anche vero che maggiore evoluzione significa maggiore capacita’ di sostenerlo quel dolore, di dargli un senso.
Ad ogni evoluzione la sua sofferenza
Voglio pensare che un aumento di sensibilità, in un sentire più evoluto, sia edificante per i sentire meno evoluti.
Chiunque intraprende il cammino interiore conosce l’inquietudine che lo muove. Ben lontana quindi l’idea di tranquillità e beatitudine.
La formula non è: più evoluzione, più felicità.
Concordo col dire che maggior evoluzione, permette una elaborazione diversa del dolore.
Maggiore è la fede, maggiore è il sostegno.