Tutti voi, più o meno, avete un’idea di come la legge del karma agisca sulle vostre vite, e vi influenzi in modo da farvi comportare in un modo piuttosto che in un altro.
Ma ognuno di voi, molto spesso, dimentica che karma significa semplicemente azione: quindi è legato all’agire, al divenire, al movimento, all’attività, al dinamismo degli individui, a quel qualcosa che deve spingere l’individuo affinché questi vada avanti e proceda sempre, migliorandosi.
Il karma vede la sua patria in India; infatti questo concetto nacque proprio in quelle terre anche se, obiettivamente, ad essere sinceri, l’idea nacque per dare una giustificazione sociale etica – diciamolo pure – ad una certa situazione che si stava creando.
Non so quanti di voi conoscano la storia dell’India, ma penso che tutti quanti sappiate come in India certe situazioni di povertà venissero sfruttate proprio con il karma, affinché le caste meno abbienti vivessero nell’accettazione della loro situazione sociale.
Il karma, sempre per restare in queste dottrine orientali, è legato a quello che viene definito samshara dagli indiani e che corrisponde a ciò che noi vi abbiamo proposto come quella ruota delle nascite e delle morti che vi costringe ad incarnarvi successivamente, ed è legato, sempre per quanto riguarda le dottrine orientali, al dharma che è il senso della propria etica sociale.
Cosa successe in India? Successe questo: ad un certo punto – poiché esistevano queste caste dove alcuni se la spassavano, per dirla in termini semplici, piuttosto bene, a scapito di altri che vivevano nella più misera povertà – si diceva a questi “poveracci” che dovevano accettare il loro dharma e il loro karma. Assolvendo e accettando la loro situazione sociale, il karma che li rendeva vittime di quella miseria si sarebbe sciolto, e in una vita successiva si sarebbero certamente incarnati in una casta superiore, in una casta dove i problemi legati alla miseria non sarebbero più esistiti.
Accettando questo ruolo sociale – se così lo vogliamo chiamare – si arriva, secondo gli indiani, a superare questo samshara, cioè la ruota delle nascite e delle morti, e a liberarsi completamente dal karma. Anche se il concetto, come potete ben capire, è stato usato anche per fini politici, è chiaro che in realtà, fondamentalmente, esiste in esso qualcosa di vero, di reale. Ed è in particolare questo aspetto che noi vorremmo analizzare, cioè il fatto che accettando la propria situazione, e quindi non desiderando altro – e qua torniamo alla famosa assenza di desiderio di cui avevamo già parlato – si può superare e sciogliere il karma.
Ma un attimo, attenzione: ho detto accettando, ma l’accettazione che intendiamo noi non significa essere passivi di fronte ad un’azione karmica, di fronte ad un debito karmico, di fronte ad una legge karmica, significa invece agire, pur accettando ciò che viene proposto; questo anche perché, come già altri fratelli, un tempo dissero, il karma non è altro che quella legge di causalità o quella legge di causa ed effetto, se preferite, che fa sì da spingere ogni individuo – al momento giusto, quando la sua maturità evolutiva lo permette – a comprendere ciò che non vuole comprendere, o ciò che rifiuta di comprendere, o ciò che per lui rappresenta un arrendersi, un abbandono di quel famigerato “Io” che, in ogni modo e in ogni momento, vuole essere il sovrano ed il padrone. Vito
Naturalmente, figli, il nostro sarà soltanto un approccio iniziale alla tematica che riguarda questo concetto che in realtà abbraccia tutto l’esistente e tutto il mondo in cui voi vivete; abbraccia, insomma, tutta l’illusione che, attimo dopo attimo, ognuno di voi, stancamente e faticosamente, cerca di dissolvere.
Cercheremo di esaminare il karma attraverso degli esempi, cercheremo di farvi comprendere che molte volte, anche quando pensate di avere compreso un concetto, avete di quel concetto solamente una visione relativa e molto parziale.
Basti pensare, d’altra parte, al semplice fatto che quando voi parlate di karma, ragionate sempre sul karma negativo e vi dimenticate che esiste un karma positivo altrettanto forte, altrettanto importante.
Figli nostri, se fosse vero che il karma più grosso, più importante e principale fosse quello negativo, nelle vostre vite non dovreste mai avere anche soltanto un attimo di gioia e di felicità, di serenità e di tranquillità. Ma, per fortuna, ad ogni azione negativa che avete compiuto in qualche vita e che compite anche nella vita che state conducendo attualmente, corrisponde sempre – prima o poi – qualche azione positiva utile, d’aiuto verso gli altri, che arriva a ricostruire un certo equilibrio karmico, facendo sì che i vostri debiti e i vostri crediti portati avanti nel corso delle esistenze, rendano queste vostre esistenze non solo piene di continue amarezze, delusioni e dolori.
Cercheremo poi, anche, di parlare di quello che è il karma collettivo, un argomento indubbiamente vasto e che offre degli enormi esempi in quello che state vivendo come società, attualmente: non molto tempo fa, per esempio, vi era stato parlato da qualcuno di noi a proposito del fatto che le azioni compiute direttamente o indirettamente dai componenti dell’impero coloniale britannico in qualche modo avevano creato un karma collettivo che si riflette, per esempio, nel fenomeno della droga giovanile, partita proprio, principalmente, da quegli ambienti, da quel paese.
Ma questo è solo un tipo di karma collettivo, un tipo di karma legato ad azioni che intere popolazioni hanno compiuto nel confronto di altre.
Pensate quindi agli eccidi, pensate allo sterminio di intere popolazioni, pensate anche soltanto allo sterminio, all’estinzione di un animale, di una razza, di una pianta… forse non ci avete mai pensato, eppure anche il fatto che determinate specie animali si estinguano, non esistano più sono causa di karma collettivo che, in qualche modo, si riflette sull’andamento della vostra società.
E cercheremo poi, ancora, di parlare di quello che indubbiamente è più vicino a voi e sta, quindi, più a cuore ad ognuno di voi, ovvero il karma individuale.
Per far questo voi penserete che sarebbe necessario – penserete e, forse spererete – da parte nostra dirvi quali sono i vostri karma passati, quali sono state le vostre vite passate, perché voi siete qui adesso così, in questi frangenti a volte tristi, a volte dolorosi, e quali sono state le cause che li hanno provocati due, tre, quattro, cinque vite fa.
Cercheremo ancora una volta, testardi come siamo sempre, di farvi comprendere che sapere la causa di cinque vite fa non vi serve a nulla per comprendere la causa che, in realtà, esiste già anche in questa vita; e che se davvero volete assolvere la reazione all’azione che avevate smosso, basta che vi guardiate nel “qui ed ora”, nell’oggi, per riuscire a fare ciò che dite, affermate, pensate o, forse, soltanto sperate, di voler fare. Moti
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“…spingere ogni individuo – al momento giusto, quando la sua maturità evolutiva lo permette – a comprendere ciò che non vuole comprendere, o ciò che rifiuta di comprendere, o ciò che per lui rappresenta un arrendersi, un abbandono di quel famigerato “Io” che, in ogni modo e in ogni momento, vuole essere il sovrano ed il padrone”.
Risuona….
Non ho mai provato un reale interesse per conoscere vite passate e anche karma “prodotto”. Stuzzica solo una effimera curiosità. Quindi sento verissime le parole di Moti, il quale afferma che a nulla ciò servirebbe, oggi.
Incredibili verità. È dura ma dobbiamo farcela, dobbiamo continuare l’evoluzione e non permettere l’involuzione. Ognuno individualmente ha una missione, la coltivi e la doni al mondo come ha noi è stata donata, con amore puro e altruistico. Buona Esistenza a tutti.
Post molto chiaro.