Siamo arrivati alla vibrazione che attraversa il corpo mentale, il corpo astrale, il corpo fisico e si viene a manifestare nell’esperienza all’interno del piano fisico. Fermiamoci un attimo qua, prima di fare il giro di boa.
A questo punto, la rabbia, visto che parliamo della rabbia, si manifesta all’interno del piano fisico. Cosa succede? Qua la cosa è veramente complicata, creature; perché, prima di tutto, vi è l’esplosione, la manifestazione di quello che voi sentite dentro, che si manifesterà in maniera diversa a seconda di quello che è il vostro carattere, quindi ci sarà chi reagirà aggressivamente, chi reagirà diventando estremamente silenzioso, con tutte le possibili gradazioni intermedie; però non è così semplice, perché non vi è mai una situazione in cui c’è soltanto una reazione, vi sono anche le reazioni che provengono dalle persone con le quali fate esperienza le quali, a loro volta, interagiscono con la vostra reazione; e quindi la vostra reazione si viene a caricare di che cosa? Della responsabilità del comportamento vedendo le reazioni alle proprie azioni.
E qua è già un po’ più complicata, ma non è finita neanche questa, perché al di sopra di tutto questo, le vostre reazioni e quelle delle persone che vi stanno accanto da che cosa sono in qualche maniera condizionate? Da archetipi transitori. Arrivate dunque alla manifestazione sul piano fisico e, manifestando voi stessi, manifestate il rapporto con gli altri e i rapporti con tutta la realtà che vi circonda, a cui siete collegati.
Quindi, in quel momento, voi veramente manifestate tutto ciò che siete, tutto ciò che avete, ed ecco perché l’esperienza è necessaria ed è quella che, soltanto vivendola direttamente, vi può dare tutti gli elementi di cui avete bisogno, perché è la più completa possibile.
Non basterebbe che voi aveste la vostra reazione sul piano mentale, nel corpo mentale, sarebbe una reazione limitata e non potreste avere le risposte che cercate. Invece, riuscendo a manifestarla all’interno del piano fisico attraverso l’esperienza alle vostre reazioni, avete tutti gli elementi necessari al vostro corpo akasico per valutare la questione che gli interessa comprendere.
D – Se ho capito correttamente è un falso problema dire “è giusto manifestare la rabbia, o non è giusto manifestarla, è giusto tenere conto di chi hai di fronte”. In realtà, il punto vero è: cosa è giusto per te in quel tipo di azione; è giusto manifestare perché quell’esperienza ti dia il massimo del succo possibile?
Diciamo che chiedersi che cosa è giusto manifestare è già un post-reazione, in realtà; perché tu manifesti in base a quello che il tuo carattere ti permette di manifestare, tu manifesti in base alle reazioni delle altre persone nei tuoi confronti, tu manifesti in base a quello che gli archetipi transitori a cui sei collegato ti dicono che puoi manifestare.
Tutto questo, poi, alla fine, provoca delle reazioni in tutto il tuo essere, in tutto te stesso, nel momento in cui passi alla valutazione di quello che stai facendo o che hai fatto. Lì, allora, arriva il momento di chiedersi “è giusto o non è giusto?”, cosa è giusto o cosa non è giusto fare; ma la reazione avviene comunque, in una maniera o nell’altra; avviene prima del chiedersi se è giusto.
Puoi anche scegliere di non reagire, però non ti chiedi se è giusto non reagire, semplicemente non reagisci. La richiesta interiore, se è giusto che io non abbia reagito o meno, avviene successivamente; la reazione comunque avviene prima.
D – È il mentale che riflette; giusto? È l’azione del mentale che valuta la bontà o non bontà di una reazione, cioè che fa le sue valutazioni?
Abbiamo avuto un’esperienza a cui c’è la reazione; giusto? A quel punto, cosa succede? La vibrazione torna indietro, chiaramente; torna indietro perché attraversa il corpo fisico, riattraversa il corpo astrale, riattraversa il corpo mentale e ritorna all’akasico. È in questa fase di ritorno che c’è l’elaborazione interiore del giusto o dell’ingiusto; ed è in questa fase di ritorno che l’elaborazione del corpo mentale è quella che ricopre la maggiore importanza, non per il corpo akasico, ma per voi che state vivendo l’esperienza.
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D – Ma se c’è l’elaborazione, c’è non solo per il corpo mentale, c’è anche un’elaborazione fisica e un’elaborazione astrale?
Certamente, certamente; ma la traduzione in pensieri, in razionalità, avviene attraverso il corpo mentale, che è l’ultimo passaggio.
D – Perché non riesco a immaginare un’elaborazione fisica!
Ma perché l’elaborazione fisica avviene attraverso automatismi, principalmente.
D – Tipo?
Nel momento che hai avuto l’esperienza, che è passato il picco di rabbia, il tuo corpo fisico reagirà diminuendo l’adrenalina, diminuendo la frequenza del respiro, diminuendo il battito cardiaco e via dicendo, ad esempio.
D – E mi fai un esempio astrale anche?
Sull’astrale, tornando indietro, avendo già fatto l’esperienza, succederà che vi sarà meno tensione, l’aggressività sparirà del tutto, per esempio. Vi sarà il calmarsi di tutti gli elementi emotivi che accompagnavano l’esperienza. E, alla fine, la vibrazione di ritorno arriverà al corpo mentale – che è l’ultimo corpo, in questo senso, in questo giro della vibrazione – che elaborerà che cosa? Elaborerà tutto quello che proviene dall’esperienza nel suo giro di ritorno; e quindi cercherà, a quel punto, di mettere in atto quel “giusto” o “ingiusto” di cui parlava l’amico prima.
D – E i fantasmi vibratori?
I fantasmi vibratori hanno avuto un’influenza nell’andata.
D – Nel ritorno no?
Nel ritorno no, perché la situazione è diversa; non è più la richiesta di esperienza, l’esperienza è fatta. Può anche capitare, ma devono essere molto forti. In quel caso, cosa succede? Succede che la vibrazione, invece di tornare direttamente all’akasico, ripeterà ancora un’altra volta il giro.
D – Tutte le volte che a me è capitato di arrabbiarmi, mi sono osservata nel picco senza riuscire a fermarlo, ed ero come scissa in due dicendo: ecco, questo è il picco, però nel frattempo c’era la mia mente consapevole del fatto che ci fosse il picco senza riuscire, nonostante questo, a bloccarlo.
Perché succedeva quello che dicevamo prima; ovvero che l’Io ha preso in mano la situazione; ed è diventato l’Io, a quel punto, quello che indirizza la rabbia, non è più l’akasico.
D – Mi sembra di capire che la manifestazione di un’emozione è caratterizzata da un breve lasso di tempo…
Sì.
D – Se la manifestazione di un’emozione si protrae nel tempo, allora con tutta probabilità è l’Io che ne sta facendo uso.
Certo.
D – Praticamente la prova del nove: sai e continui, vuol dire che è il tuo Io…
È vero, perché se il tuo ragionamento su quello che vedi non riesce a togliere le ultime spinte, le ultime tensioni della tua rabbia, significa che il tuo ragionamento è messo in atto dall’Io; il quale non ha nessun interesse o non vuole togliere quelle tensioni, ma le alimenta.
Pensate ai casi in cui tra marito e moglie c’è una lite e uno dei due tiene il muso per dei giorni; questa è una tipica reazione di questo tipo, ovvero la situazione non c’è più, l’esperienza è passata, la lite è finita, il motivo per cui c’era la lite probabilmente non esiste più, ma l’Io cosa fa? Mantiene il circolo di questa vibrazione negativa, in maniera tale da poterla strumentalizzare e ottenere quello che vuole.
[…] D – Era stato detto che, dopo il picco di rabbia, praticamente anche i fantasmi vibratori venivano a galla e si potevano anche rompere delle cristallizzazioni…
Però questo non modifica la vibrazione di ritorno! La vibrazione di ritorno è quella che porta tutti i dati acquisiti; quindi i dati acquisiti sono quelli e arriveranno quelli.
D – No, pensavo che in qualche maniera potesse venire distorta dalla nostra interpretazione di bene/male o da fantasmi particolarmente resistenti e, quindi, non tutti i dati passassero all’akasico.
No no, arrivano all’akasico. Certamente che nel passare attraverso il mentale cosa succede? Succede che il mentale, attraverso gli strumenti che usa, quindi la contrapposizione bene/male, giusto/sbagliato, e via dicendo (tutti gli elementi che dicevo prima) può tenere nell’Io della persona gli elementi che più gli fa comodo tenere, a scapito degli altri; però tutti gli elementi, giusti o sbagliati, dell’esperienza arrivano comunque all’akasico.
Grazie