Continua da A73, A74, A75, A76. Dopo aver esaminato genesi, sviluppo e meccanismi dello psicosomatismo, non resta, infine, che cercare di vedere cosa è possibile fare all’individuo per diminuirne gli effetti se non, addirittura, risolverli nel minor tempo possibile, in maniera che non possano più disturbare o rendere difficile sperimentazione nel corso delle vostre vite sul piano fisico.
Risulta quasi banale, a questo punto, affermare che per risolvere felicemente i vostri psicosomatismi sia necessario che voi riusciate ad ampliare la vostra comprensione.
“Facile a dirsi” direte certamente voi “ma in pratica, come voi stessi avete affermato, non ci sono elementi che ci forniscano prospettive sicure attraverso le quali risalire, partendo dal sintomo psicosomatico, alle cose che non riusciamo a comprendere”.
Sono, ovviamente, d’accordo con voi su questa obiezione. Ma questo non significa certamente che voi non possiate fare niente per controbilanciare i vostri psicosomatismi!
Il problema, per voi, nasce dal fatto che vorreste che accadesse come ai personaggi di uno dei vostri film: sotto la spinta di ciò che vive ecco che, improvvisamente, arriva la catarsi e la comprensione e il personaggio scioglie immediatamente, e con un lieto fine appagante, l’incomprensione che lo teneva bloccato.
Ahimè, creature, purtroppo non siete i protagonisti di un film, ma di una vita fatta di esperienze che, per voi, sono totalmente reali e la comprensione raramente arriva in toto e diventa illuminante trasfigurando il vostro essere: essa arriva goccia a goccia, con pazienza, attraverso tentativi e buona volontà, mantenendo salda la speranza che, prima o poi, supererete i vostri ostacoli, facendo tesoro della sofferenza o della gioia davanti alle quali di volta in volta vi trovate. “Belle parole” penserete “ma in pratica, cosa possiamo fare?”. Scifo
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La risposta (anzi, le risposte) le avete già tutte: ve le abbiamo fornite ripetutamente in tutti questi anni: dovete abituarvi a guardare voi stessi con occhi attenti e non pronti a fornirvi scuse e giustificazioni per le vostre mancanze, perché la condiscendenza verso voi stessi vi porterà a ripetere gli errori e ad aumentare le vostre possibilità di andare incontro al dolore.
Dovete cercare di mantenere inalterata nel tempo la sincerità verso voi stessi, perché se non vi riconoscerete e accetterete come siete non potrete avere le basi sulle quali costruire la vostra serenità, in quanto presupposti errati non possono che portare a nuovi errori.
Dovete stare attenti all’immagine di voi stessi che dagli altri vi viene rimandata e saper cogliere da essa le differenze indicative rispetto all’immagine che voi possedete di voi stessi, perché ciò costituisce la grande possibilità di confrontare ciò che pensate di essere con ciò che apparite essere, trovando quella via di mezzo che è costituita da ciò che voi siete veramente.
Dovete affrontare le esperienze, anche le più difficili, il più immediatamente possibile, perché il fuggire da esse o il rimandare di affrontarle vi porterà a giungere al momento in cui la vostra sofferenza sarà talmente grande che non potrete più fare altro che subirla, rendendola non un dono ma una catena.
Dovrete riconoscere e accettare quello che davvero volete, per quanto miserevole ed egoistico questo volere vi possa sembrare, perché troppe volte rifiutate di prendere atto di quelli che sarebbero i vostri veri desideri per paura di essere sottoposti al giudizio della società, di chi vi sta vicino e di voi stessi, con l’unico risultato di diventare voi stessi fonte di infelicità, e non solo per voi.
Dovrete imparare a convivere con voi stessi senza lasciarvi opprimere dagli eventi, dal vittimismo, dal desiderio di attenzioni, di considerazione, di importanza, trovando in voi stessi l’attenzione, la considerazione e l’importanza che così spesso vi negate per essere ciò che gli altri vorrebbero che voi foste e non quello che vorreste essere voi.
In fondo si tratta di cercare di conoscere voi stessi e di osservarvi con attenzione, niente di più e niente di meno, tenendo sempre presente che ciò che il vostro Io sembra spingervi a fare in fondo è un inconsapevole aiuto che vi offre, e che l’Io stesso e le reazioni che produce possono essere, devono essere un mezzo per arrivare alla comprensione, non uno strumento per evitare le responsabilità che avete, primariamente, verso voi stessi.
Se soffrite per uno psicosomatismo non statevi a piangere addosso, ciò non serve ad altro che ad alimentarne l’intensità. Cercate, invece, di determinare quale parte di voi stessi state rifiutando e, una volta che la individuate, cercate di sciogliere le cause che muovono il vostro rifiuto, senza aver timore di affrontare voi stessi a viso aperto.
Magari ci vorrà del tempo prima che il meccanismo che dentro di voi ha messo in moto il processo dello psicosomatismo finisca di operare, ma, se non fate nulla, esso non si fermerà e allora perché restare immobili, impotenti e inermi, invece che provare a cambiare le cose? Il cambiamento non vi deve spaventare perché esso porta in sé il germe di un nuovo “voi stessi”.
Certo, avete a disposizione molte vite per ottenere tutto questo, e questo fatto può essere una consolazione, ma state attenti che non diventi, invece, una scusa per rimandare ciò che tanto, prima o poi, dovrete comunque fare. Non pensate che sarebbe molto meglio riuscire nell’oggi, e non in un ipotetico domani, a diminuire la vostra sofferenza e a rendere la vostra vita più serena?
Nei momenti più difficili cercate di ricordare quello che vi abbiamo detto spesso, ovvero che “in ogni uomo arde una candela che nessuno può spegnere” e fate di queste poche parole non una semplice promessa di speranza, ma un ancora di certezza dalla quale trarre la forza per affrontare adesso, nel qui e ora, voi stessi e la vostra esistenza. Moti
Grazie…
Grazie.
Letto