Il senso di colpa negli animali [A181-sdc5]

La quasi totalità dei casi in cui, osservando le reazioni di un animale gli si attribuisce un senso di colpa risulta essere il frutto di proiezioni antropomorfiche da parte dell’uomo.

L’animale è mosso pressoché in maniera totale dai vari istinti provenienti dalla sua costituzione fisiologica ma anche dall’imprinting cui è stato sottoposto nel suo percorso attraverso le forme di vita anteriori a quella umana (istinto di vita, istinto di conservazione della specie e via dicendo) ed è ciò che di più naturale e spontaneo possa esserci riguardo alla sua reattività nei confronti dell’ambiente in cui è inserito. 

In altre parole l’animale è ciò che la sua costituzione genetica, i suoi impulsi e le sue caratteristiche di genere gli impongono di essere e ciò che fa nel relazionarsi con il mondo a lui esterno è direttamente conseguenza della sua natura, dalla quale non può prescindere né discostarsi. In tale situazione non vi è né vi può essere l’innesco del processo che, nell’essere umano, fa scaturire i sensi di colpa e i suoi addentellati, quali la censura messa in atto dall’Io nel tentativo di salvaguardare e proteggere se stesso.

Qualcuno di voi potrebbe obiettare che, comunque, anche nelle forme animali, per lo meno quelle più evolute, si possono notare, ad esempio, l’insorgenza di quelli che potrebbero essere identificati come sintomi somatici. 
Ad esempio è tipico il caso dell’animale che è stato bastonato e che, appena si trova di fronte a qualcuno che gli si avvicina con un bastone in mano, viene colto dalla paura e si accascia uggiolando o reagisce aggressivamente. È evidente che in questi casi non ci si trova davanti a veri somatismi (fisici o comportamentali che siano) ma soltanto a reazioni istintive tese a evitare la sofferenza fisica e a preservare la propria incolumità come l’istinto di vita impone all’animale.

Sintomi somatici e sensi di colpa possono invece incominciare a sorgere nell’ultima incarnazione animale, quando vi è in gioco ormai un solo corpo akasico – ancora poco strutturato, ovviamente, ma, tuttavia, ormai presente e individualizzato – che non ha ancora raggiunto praticamente alcuna comprensione ma che, tuttavia, è investito dalle vibrazioni provenienti dalla Vibrazione Prima che non ha modo di comprendere veramente ma che, tuttavia, iniziano a far percepire a quel corpo akasico in divenire una certa dissonanza tra quelli che sono i suoi istinti di base e i suggerimenti inviati dalla Vibrazione Prima stessa.

È tipico, in questa fase – per fare un esempio concreto – il caso di insorgenza di somatismi cutanei in cani e gatti nel momento in cui essi devono condividere l’amore dell’essere umano nei suoi confronti, che prima era totalmente rivolto verso di lui, con la presenza di un altro animale o di un bambino, dando il via a manifestazioni somatiche o comportamentali che, certamente, non possono ancora venire gestite dal corpo akasico dell’animale ma che scaturiscono, come abbiamo detto, dallo scontro tra i suoi istinti e le vibrazioni provenienti dalla Vibrazione Prima.

La vibrazione dell’Amore è la vibrazione portante della Vibrazione Prima e con essa la coscienza dell’animale si trova a interagire avvertendo il cambiamento nella quantità d’amore che riceveva (o, quanto meno, percependola come tale, data la presenza, ormai, di un abbozzo di Io) arrivando a manifestazioni somatiche fisiche o comportamentali (ad esempio un aumento dell’aggressività) in quanto non c’è la comprensione che il fatto che il padrone ami un’altra creatura oltre a lui non lo priva comunque dell’amore che riceveva in precedenza.

Il rapporto tra l’animale e l’amore è molto simile a quello dell’essere umano: sentirsene privati non lascia mai indifferenti e al senso di privazione – malgrado tutte le razionalizzazioni che l’uomo ha il vantaggio di poter mettere in atto – l’Io dell’essere umano reagisce anch’esso quasi sempre con sentimenti di rabbia, rivalsa, rancore, aggressività. Nell’uomo vi è certamente una maggiore possibilità di mediazione verso ciò che lo disturba, mentre nell’animale l’Io nascente è ancora totalmente grezzo e portato principalmente a reazioni a maggiore componente istintiva e più scevra di quegli elementi inibitori che permettono all’uomo (nella maggior parte dei casi) di farsi una ragione di ciò che sta vivendo e di mettere in atto una maggiore accettazione. Scifo

Ciclo sul senso di colpa

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Catia Belacchi

Molto interessante quello che Scifo dice sugli animali all’ultima incarnazione.

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