Il ripetersi delle situazioni senza apparente via d’uscita

[…] Comunque, senza dubbio, se la situazione continua a ripetersi più o meno negli stessi termini – perché non può mai essere decisamente identica ogni volta, certamente – significa che c’è qualche cosa che tu, ed eventualmente chi vive la situazione con te, dovete comprendere da quella situazione.

Ad esempio può essere – che so io – la tua reazione alla situazione (faccio un esempio, non è detto che sia il tuo caso, naturalmente) che tu magari mascheri troppo, tendi a non far vedere quali sono i tuoi veri sentimenti, tendi ad apparire distante dalla situazione, indifferente mentre poi interiormente non è così.

Per esempio, questa potrebbe essere una causa; quindi la reazione giusta potrebbe essere: nel momento che la situazione accade, che ne so…, come dite voi “dare fuori di matto”, oppure metterti a piangere, fare qualche cosa d’inaspettato, insomma, in modo tale che gli altri abbiano degli elementi nuovi per comprenderti, e anche tu avresti degli elementi nuovi e allora la situazione, la volta successiva, si trasformerebbe già automaticamente in qualcosa di diverso.

D – Mi sembra di capire… quella di creare effettivamente dei diversivi per cercare di uscire dalla solita strada; uno crea un diversivo e forse l’altra persona ha un attimino di attenzione in più.

Dei diversivi di comportamento; perché, vedi, quando si tratta di rapporti tra persone, se tu sei abituato a veder reagire sempre nello stesso modo la stessa persona, non ti trovi in mano nessun elemento per comprendere.
A quel punto, nell’incertezza uno può fare mille ipotesi: “non gli importa niente di me, non gli importa niente della situazione, è indifferente, può succedere quello che vuoi e lui non si smuove assolutamente” e via dicendo; mentre, interiormente, la situazione vissuta dalla tua parte magari può essere: “Io mi mostro così per mostrarmi il ‘forte’ della situazione – per esempio – quello più stabile, più equilibrato, più tranquillo”.

Se volete cambiare la vostra vita, cambiatela!

D – Senti, volevo riagganciarmi a quella frase: “Se volete cambiare la vostra vita allora cambiatela”, che mi aveva abbastanza colpita. C’è un momento in cui dovrebbe avvenire il cambiamento, dopo che uno ha la consapevolezza di una serie di errori e di cose che non funzionano. Io mi chiedo: visto che la consapevolezza è un qualcosa di mentale, quand’è che questa consapevolezza mentale passa nel sentire, per cui il cambiamento avviene come qualcosa di naturale?
Cioè, il processo è così oppure è necessario comunque un atto di volontà, un atto d’imperio per cui tu, a un certo momento, devi modificare determinati tuoi comportamenti agendo di forza? E, se è questa la strada, mi chiedo: ma non diventa una battaglia, allora, poi la vita?
Però se tu aspetti anche che avvenga in modo naturale… sono anni che aspetto che mi venga questa ispirazione!

Mah, si vede che sei molto testona! Guarda, senza dubbio il passaggio della comprensione, per arrivare a iscriversi nel sentire, non può essere forzato.
Deve avvenire naturalmente perché questo passaggio, questa trascrizione nel sentire avviene soltanto quando “tutti” gli elementi di un determinato fattore sono stati compresi.
Se non fosse stato compreso tutto, non potrebbe esservi la pienezza della comprensione di quel particolare aspetto del sentire e, quindi, non vi sarebbe ancora una vera comprensione, non vi sarebbe ancora un vero sentire.

Ora, quello che voi non riuscite ad afferrare bene in questo discorso è che comprendere qualche cosa non significa comprendere “una” cosa; significa comprendere un fattore con tutti gli elementi che vi sono collegati; quindi non è una cosa molto semplice.

Voi dite: “Non cambia il comportamento perché non c’è stata ancora un’iscrizione nel sentire”, ma questo non è vero, assolutamente, perché non c’è stata l’iscrizione “totale” della comprensione nel sentire ma, senza dubbio, a mano a mano che voi affrontate le esperienze e da esse traete gli elementi per poter comprendere, vi sono delle parti di sentire che si vanno aggiornando, si vanno disponendo nel modo esatto al vostro interno.
Certamente non si riflettono poi in un comportamento sempre giusto all’interno del piano fisico, ma semplicemente perché ci sono i collegamenti da completare con tutte le altre cose da comprendere.

D – Ma allora, questa frase che e stata detta: “Se volete cambiare la vostra vita cambiatela”, non mi…

Stiamo parlando di due cose diverse. Il discorso della trascrizione nel sentire è la parte finale di tutta l’operazione; invece la frase di Scifo è una frase rivolta all’individuo quotidiano nel corso della sua vita, l’individuo che parte nella comprensione, perché è evidente, miei cari, che molte volte voi avete tutti gli elementi per avviare un processo di comprensione e vi rifiutate di farlo; preferite chiudere gli occhi e non vedere, non osservare la realtà così com’è, nascondendovi come siete, preferite macerarvi nel vittimismo, sentire – come diceva Moti prima – il “contro” pronto a colpirvi da un momento all’altro senza rendervi conto che quel “contro”, magari, l’avete liberato voi su voi stessi; e il “cambiare la vostra vita allora cambiatela” è proprio questo, appunto: è l’atteggiamento da modificare, il “volerla” cambiare!

Voi solitamente tendete a dire: “La mia vita così com’è non va bene, bisogna che io cambi la vita, che cambi il modo di vivere”, però o non fate niente per cambiarla e vi limitate a protestare, a brontolare, aspettando che la vita cambi da sola – e questo succede quasi sempre! – oppure (ancora peggio) volete che la vita cambi come il vostro Io vuole che cambi, magari facendovi avere più soldi, o più riconoscimenti, o più soddisfazioni materiali, e via dicendo.
Quindi dovete arrivare a comprendere “in che senso” deve cambiare la vostra vita, per poter cambiare. Se non capite la direzione, ma continuate a cercare in una direzione che è sbagliata, la vostra vita continuerà a non cambiare.

D – Ma questo atteggiamento di cui parlavi prima allora va modificato con un atto volitivo; io dico: “Adesso smetto di vedere il bicchiere mezzo vuoto e inizio a vederlo mezzo pieno”?

No, non puoi obbligarti a vedere un bicchiere in un modo o nell’altro se prima non ti dici: “Adesso cambio la mia vita; la cambio in questo modo, semplicemente: sforzandomi di vedere le cose così come stanno”.
Il punto di partenza è vedere il bicchiere pieno a metà; è il “mezzo vuoto o mezzo pieno” poi che è il passo successivo per continuare; mentre invece voi guardate il bicchiere pieno a metà e molte volte dite: “Guarda lì, non ho niente da bere”, o “ho poco da bere”.

Quindi bisogna intanto cominciare a cambiare il vostro modo di osservare la realtà e voi stessi in particolare; poi, dopo che avete fatto questo sforzo di osservazione della vostra realtà – particolarmente quella interiore, naturalmente – allora, a quel punto, ci saranno i momenti in cui dovrete operare delle scelte, vedere quali operare, comprendere quindi i due aspetti della realtà che vi si presenta e lì, a quel punto, allora dovrete ancora fare un passo per cambiare e cercare di rendervi conto che qualsiasi cosa che voi affrontate non è mai tutta negativa, ma è ambivalente: può essere sia positiva sia negativa; e, allora, osservare tutti e due gli aspetti, non uno solo; mentre voi solitamente tendete a vedere, in un’esperienza, soltanto l’aspetto che più vi torna utile osservare.

D – Io ho avuto proprio questo cambiamento della mia vita; devo dire che fino all’87 ero sposata e tranquilla con mio marito e i miei figli, e poi il cambiamento è avvenuto in modo molto drammatico perché è morto mio figlio.
Già questa è stata una cosa drammatica per tutta la famiglia e si è riflessa in una maniera tale per cui la nostra vita è cambiata completamente; ho cominciato allora la ricerca dentro me stessa di qualcosa, del perché di questo.
Ho fatto tante cose, anche meditazione, per cercare dentro di me qualcosa, ma purtroppo non riesco a realizzarmi. Non capisco il perché sono così…

Indubbiamente queste sono sempre situazioni molto drammatiche, molto forti da affrontare; è difficile, ci vuole molto equilibrio; molto coraggio, anche, per affrontarle; però ci vuole anche tempo per riuscire a trovare la via giusta, perché vedi, cara, poi, alla fine, quello che è successo ti ha spinto a questa ricerca che, evidentemente, era qualcosa di cui tu avevi bisogno.

Mettiamola in parallelo con quanto dicevamo prima: il fatto negativo degli avvenimenti sfortunati – apparentemente sfortunati – che vi sono capitati, e la parte positiva che è invece questa spinta alla ricerca che, indubbiamente, qualche cosa interiormente, comunque sia, ti dà, altrimenti l’avresti abbandonata.

Però uno degli elementi che bisogna considerare è che quando si fa una ricerca spirituale, quando si cerca di modificare la propria vita in una direzione magari impensata fino a poco tempo prima, si passa sempre attraverso dei momenti di scombussolamento, dei momenti in cui si perdono tutte le certezze, in cui non si capisce più neanche dove si vuole arrivare.

Questo è un momento di passaggio necessario per riuscire a ricostruire qualcosa dentro di . Purtroppo tu ti trovi in un ambiente che è abbastanza contrastato, come dicevi tu stessa.
Da una parte c’è chi cerca d’aiutarti, dall’altra parte c’è chi non vive allo stesso modo la situazione: questo però ti può aiutare nel comprendere te stessa, in quanto devi riuscire a trovare il giusto stimolo dalle due posizioni.

Devi riuscire ad accettare e a comprendere – e magari anche ad aiutare chi ti contrasta – e, contemporaneamente, riuscire a prendere, a ricevere da chi invece ti aiuta; è sempre una situazione di scambio.

Senza dubbio, col passare del tempo il dolore si farà meno forte, la situazione passata incomincerà ad avere dei toni emotivi molto più attenuati, e allora tu riuscirai a vedere con più chiarezza e con più tranquillità dentro di te.
Il discorso della meditazione, secondo me, in situazioni di partenza così difficili non è che possa aiutare molto perché, per poter arrivare a una meditazione tranquilla ed equilibrata, bisogna già avere superato molte cose interiori che, evidentemente, tu non sei ancora riuscita pienamente a superare. Georgei


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Anna

L’infinita osservazione di sé: questa la strada.
Il tempio cade e si ricostruisce continuamente….

Catia belacchi

Georgey conferma che quando si intraprende un percorso spirituale si attraversa un periodo di deserto dovuto al non avere più le “certezze di prima un nuovo orizzonte davanti.
” Concordo”, se così si può dire riguardo ad una guida, che quando si ha ancora molto di sé da conoscere e lavorare, la meditazione da sola non basta ad aprirti spiragli di comprensione.

eddy

A costo di apparire iconoclasta, vorrei citare un film che, se ben guardato, parla di alcuni dei processi sopra descritti,
Ricomincio da capo (Groundhog Day), del 1993 diretta da Harold Ramis,
dal quale e’ tratto il film italiano È già ieri del 2004 diretto da Giulio Manfredonia

salaris

Se non dici di cosa parla il film mi sembra difficile capire cosa vuoi dire!

Nadia

Anche a distanza di giorni dalla prima lettura, non sorge un particolare commento. Mi lascio permeare da queste parole e ringrazio.

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